«Ma questo sembra un film» di Fulvio MiloneEmanuele Macaluso

«Ma questo sembra un film» «HO 92 ANNI, SI CAPISCE CHE SONO STI E AMAREGGIATO» «Ma questo sembra un film» De Martino: è ingiusto, io non c'entro nulla intervista Fulvio Milone NAPOLI SPROFONDATO in una poltrona nello studio della sua casa in via Aniellò Falcone, sulla collina del Vomero, il vecchio senatore socialista non nasconde lo stupore e l'amarezza per quel nome, il suo, saltato fuori dalli; centinaia di pagine del «dossier Mitrokhin». Andando indietro con la memoria, ricorda gli anni della guerra fredda, quelli in cui i socialisti «di sinistra» come lui mantenevano rapporti di amicizia con l'Unione sovietica. Ma di sentirsi dare della spia, proprio non se l'aspettava. «Sono stupito perché all'età di 92 anni non avrei mai immaginato di essere coinvolto in un affare del genere; amareggiato perché non trovo giusto che vengano resi pubblici dei documenti senza accertamenti». Invece, senatore, è stato deciso esattamente il contrario. Come si sente nei panni di una sospetta spia sovietica? «E' forse superfluo din; che con questa storia io non ho nulla a che fare. Di spionaggio, io, ho sentito parlare solo nei libri e nei film». Perché secondo lei è stato inserito il suo nome nel dossier? «Mi hanno scelto per il mio orientamento politico. Sono sempre stato un socialista di sinistra, quindi per il regista di questa operazione assai grossolana, oltre che sporca, era credibile che De Martino potesse avere avuto contatti poco chiari con i sovietici». Non ha mai avuto rapporti con loro? «Naturalmente sì. Vuole che in oltre cinquant'anni di attività politica, durante i quali ho ricoperto anche incarichi di governo, non abbia mai avuto a che fare con i sovietici, oltre che con gli americani, che per la verità erano più attivi? E poi dobbiamo calarci nelle fasi più delicate della nostra storia per capire che cos'era per noi quel mondo così lontano». Sarebbe a dire? «Era il tempo della politica dei blocchi, e delle ideologie contrapposte. Io da giovane ho fatto parte del 1 ' Associ a / i o ne Italia-Urss. Nel '47, quando sono entrato nel Psi, la maggioranza del partito era unitaria e, con varie sfumature, filosovietica. I contatti con i russi erano frequenti, ma sia ben chiaro che si parlava soltanto di politica». Non ha mai avuto il sospetto che fra i suoi interlocutori si nascondesse un agente del Kgb? «Nessuno di noi era tanto ingenuo da escludere la possibilità che un funzionario di ambasciata o il membro di una qualsiasi delegazione fosse in realtà una spia. Ma, ripeto, ci limitavamo a parla¬ re di politica. Anche in seguito, quando ho ricoperto incarichi di governo, i rapporti sono sempre stati esclusivamente di tipo politico, oltre che estremamente formali. Se qualche volta è capitato che il discorso prendesse un'altra piega, più delicata, ho subito troncato ogni rapporto. D'altro canto, che cosa avrebbe potuto ottenere il Kgb da Francesco De Martino? Segreti militari? Non scherziamo...». Ha qualcosa da rimproverare a D'Alema nella gestione del «dossier Mitrokhin»? «Da un lato capisco il comportamento del governo, che credo abbia subito pressioni da ogni parte. Ma devo ammettere che sono molto amareggiato per come sono andate le cose. Quei documenti erano in possesso dei servizi segreti dal '96. C'era tutto il tempo per fare con calma gli accertamenti necessari sul conto delle persone chiamate in causa da questo fantomatico agente segreto sovietico e incastrare, documenti alla mano, gli eventuali disonesti. Questo non è stato fatto, e per me è un segnale di grave decadimento del nostro paese. Credo inoltre che questo dossier sia un ennesimo tentativo di avvelenare la vita politica italiana». Vuole spiegarsi meglio? «Credo nell'esistenza di forze che perseguono un disegno destabilizzante. Bastano gli episodi più recenti. Prima si individua come bersaglio Maccanico, un uomo dell'estabilishment, buttandogli fango addosso, poi si tenta di mettere in difficoltà il governo Prodi e si soffia sulla brace che cova sotto i rapporti fra maggioranza e opposizione... Credo che qualcuno abbia interesse a mantenere alta la tensione e ad avvelenare il clima politico». Come finirà secondo lei il caso del dossier Mitrokhin? «Si scoprirà che questa è l'operazione di un imbecille disonesto che voleva far soldi vendendo i documenti al mi gliore offerente, e che qual cun altro ha colto la palla al balzo per creare tensione». «I contatti con i russi a quei tempi erano frequenti Ma si parlava solo di politica» «Entrai nel Psi nel '47 e la maggioranza del partito era con varie sfumature filosovietica» «Posso immaginare le pressioni subite da Palazzo Chigi Ma dal '96 a ora e'era tutto il tempo per compiere gli accertamenti» L'ex segretario del partito socialista il senatore a vita Francesco De Martino In alto: l'ex direttore dell'Unità Emanuele Macaluso

Persone citate: D'alema, De Martino, Francesco De Martino, Maccanico, Mitrokhin

Luoghi citati: Napoli, Unione