«Citato per una vicenda tragica»
«Citato per una vicenda tragica» IL SENATORE DS «IL MIO RICORDO PIÙ' TRISTE DATO IN PASTO AL PUBBLICO» «Citato per una vicenda tragica» Macaluso: nessun rispetto, sono indignato intervista ROMA E' una delle vicende più amare della mia vita. Una storia che avrei sperato di non dover rivangare; un' ricordo mio privato. E invece ecco, me la trovo spiattellata con l'accusa, per di più;-di; essere una spia». Emanuele Macaluso, per più di trent'anni ai vertici del Pei e poi del Pds, è indignato. Trovarsi all'improvviso incluso nelle famose liste, con la faccia che compare dai teleschermi dei primi telegiornali della sera, lo ha mandato su tutte le furie. E adesso, a fatica, ripercorre l'episodio che lo portò al centro di uno scambio di documenti riservati. Come andò, senatore Macaluso? «Siamo a metà degli Anni Sessanta, diciamo nella seconda metà. Avevo una relazione sentimentale con Mina mia amica, la sorella di Eugenio Peggio (anche lui per molti anni dirigente comunista, ndr), Erminia. Dopo un po' di tempo che questa storia andava avanti, dovevo scegliere se separarmi o meno dalla mia prima moglie, Lina. Decisi di no e così dissi a Erminia. Lei non accettò la mia decisione, ma io speravo che col tempo avrebbe capito le mie ragioni. Poi, una mattina, mi ricordo che ero a Firenze per una iniziativa tlel partito, mi telefonò Alessandro Natta per dirmi che Erminia si era suicidata». Ma che cosa c'entrano i servizi in una storia così privata? «Ci arrivo. La mattina dopo, ero ancora a Firenze, mi telefonò la sorella di Erminia, Rosetta, che conoscevo bene. Era in preda a un grande sconforto. E parlando, a un certo punto, mi disse: "Erminia si è uccisa per causa tua". La telefonata fu registrata dai servizi sogreti italiani. E poco dopo fu pubblicata testualmente, guarda un po', dalla rivista OP di Mino Pccorelli». E il Kgb come ci arrivò? «Dopo la pubblicazione del testo della telefonata su OP, Paolo Robotti, uno tra i dirigenti comunisti più vicini a Mosca, al punto che noi scherzosamente dicevamo che era più sovietico che italiano, mandò un rapporto riservato al Kgb. Vi si diceva, pressappoco: "Emanuele Macaluso è un uomo di grande rilievo nel nostro partito, un coraggioso militante, ha fatto le lotte contadine, è membro della nostra direzione, però ha avuto questa storia. E purtroppo lo sanno anche i servizi segreti italiani. Lo sa il ministro dell'Interno. Dunque, con rammarico, dobbiamo avvertirvi che è diventato un uomo ricattabile e può diventare un nemico di noi comunisti. Sia noi italiani chevoi sovietici. Ho avvertito anche Longo", concludeva Robotti, citando J'allora segretario del Pei, "ed è chiaro che a questo punto bisogna sorvegliare Macaluso"». E cosa accadde dopo? «Sul piano privato ci furono delle conseguenze dolorose per la mia famiglia. Dopo qualche tempo mi separai da mia moglie. Sul piano politico, nulla. Io ero nella segreteria del partito e ci restai». E i sovietici la sorvegliavano? «Non l'ho mai saputo, non me ne diedi molta cura. Dopo un po' di questa storia non si parlò più. Non avrei mai pensato di ritrovarmela oggi spiattellata in mezzo a tutta quella robaccia uscita ieri da un'aula del Parlamento, senza nessun controllo, senza nessun rispetto per le persone».
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