Berlino, mezza batosta consola Schroeder di Emanuele Novazio

Berlino, mezza batosta consola Schroeder I post comunisti della Pds crescono al 17% ma mancano il sorpasso a sinistra. Male i Verdi Berlino, mezza batosta consola Schroeder Socialdemocratici giù alle Comunali, ma meno del temuto Emanuele Novazio corrispondente da BERLINO Duo vincitori come previsto, la Cdu e la Pds; due sconfitti come previsto, l'Spd e i Verdi; e una città politicamente spaccata: l'Ovest in mano alla Cdu, l'Est ai post comunisti della Pds. Il voto di ieri a Berlino - città regione con 2 milioni e mezzo di elettori retta da un borgomastro e da un Senato - lancia un nuovo monito al governo Schroeder, confermando la tendenza emersa in un autunno elettorale maledetto per la sinistra tedesca: la Cdu, al 40,5% (49 all'Ovest), ha guadagnato oltre 3 punti rispetto a 4 anni fa e ha ottenuto il suo miglior risultato nella capitale; ma le previsioni avevano fatto sperare di meglio al borgomastro uscente Eberhard Diepgen (alcuni sondaggi promettevano il 43%). L'Spd, al 22,5%, ha peggiorato il già pessimo risultato del '95 (23,6%, meno 1,1%) ed è al minimo storico nella capitale: un risultato particolarmente amaro, per un partito che con borgomastri come Ernst Reuter e Willy Brandt aveva superato il 60%. Ma il crollo temuto alla vigilia e anticipalo nelle Regionali delle scorse settimane non c'è stato (i sondaggi la accreditavano al 20%). Una sconfitta migliore del previsto, dunque, che autorizza le prime manifestazioni di fragile ottimismo e un paradosso: rallegrarsi della sconfitta che non è stata una disfatta. Soprattutto perché il sorpasso da parte della Pds - riuscito in Sassonia e Turingia - non c'è stato: il partito erede della Sed di Honecker ha guadagnato quasi 3 punti rispetto alle elezioni precedenti (dal 14,6 al 17,4%), ma non è riuscito a sfondare all'Ovest, è rimasto a molte lunghezze dai socialdemocratici, e ha perso significativamente consensi fra i giovani al di sotto dei 30 anni. L'esame del voto per distretti mostra che i post comunisti si confermano espressione del¬ l'Est, del quale sanno drenare molto bene protesta, frustrazioni e risentimenti: nei quartieri orientali della città, la Pds è il primo partito con il 41% (ma localmente anche il 50), mentre all'Ovsst non supera il 4,3%. Un risultato deludente e inferiore alle attese, anche se migliore di 4 anni fa (2,1%). Quanto ai Verdi, scesi di nuovo sotto la soglia 10% (9,8), confermano una crisi certo meno drammatica qui che altrove e non decisiva per la loro sopravvivenza politica, ma in linea con una più generale perdita di profilo e consensi: dopo i successi dell'anno scorso, il partito del vicecancelliere Joschka Fischer continua a cumulare sconfitte (Berlino a parte, alle Regionali di quest'anno è sempre stato escluso dai parlamenti locali). Quasi certamente dunque Berlino continuerà a essere retta da una Grande coalizione Cdu-Spd, gradita dalla maggioranza dei citta¬ dini che vi scorge un segno di stabilità, ma contestata da una parte del partito socialdemocratico propensa a restare all'opposizione: un governo rosso-verde non ha i numeri e un appoggio Pds ò escluso; la sola alternativa, in assenza dei liberali al 2,2%, sarebbe un monocolore Cdu tollerato dall'Spd. Ma che cosa c'è dietro il risultato di ieri? La sconfitta socialdmocratica ha molti padri: la crisi nazionale del partito, l'insoddi- sfazione degli elettori per l'immobilismo del governo Schroeder su temi decisivi come occupazione, pensione, tasse (il 56% dei berlinesi giudica «catt ivo» il suo lavoro). E il candidato borgomastro Walter Momper, che nel periodo della riunificazione già aveva guidato la città: anche la maggioranza degli elettori socialdemocratici avrebbero preferito che non fosse in gara od è convinta che il risultato sarebbe stato «migliore senza di lui» (56%). Nelle ultime due .settimane di campagna, ilei resto, Momper era scomparso dai manifesti, mentre la Cdu ha puntato moltissimo sull'immagine vincente e rassicurante di Diepgen. Ma a danneggiare l'Spd ci ha pensato anche Oskar Lafontaine, l'ex leader .socialdemocratico che da una settimana spari',!' veleni quotidiani sui compagni di partito dalle pagine della «Welt ani Sonntag» e della «Welt», con le anticipazioni del suo libro «11 cuore batte a sinistra». Ieri, Lafontaine se l'è presa anche con Willy Brandt, l'ex Cancelliere simbolo della socialdemocrazia tedesca e di Berlino, la città della quale è stato borgomastro negli anni più tragici. Un orrore gravissimo, secondo la maggioranza dei berlinesi. La Cdu ha saputo al contrario approfittare della tendenza nazionale favorevole, e ha saputo conquistarsi nella capitale un nuovo, più dinamico profilo: diventando un partilo di lavoratori (il 42% dei suoi elettori, t 8%) e giovani. La Cdu guadagna un altro 3% e conferma il suo borgomastro Resta un Muro virtuale Gli eredi di Honecker non sfondano a Ovest Vi

Luoghi citati: Berlino, Sassonia