«Nessun golpe italiano in Tunisia»

«Nessun golpe italiano in Tunisia» «Nessun golpe italiano in Tunisia» Craxi smentisce Martini Andreotti: non ricordo ROMA L'Italia organizzò il golpe che in Tunisia destituì il «padre della patria» Habib Bourghiba e portò al potere l'attuale presidente Zin el Abidin Ben Ali? Lo avrebbe rivelato l'ex capo del Sismi, ammiraglio Fulvio Martini, durante una audizione segreta alla commissione stragi, sostenendo una decisiva partecipazione di Roma ai fatti svoltisi nel novembre 1987. A quel tempo, il presidente del Consiglio era Bettino Craxi e il ministro degli Esteri Giulio Andreotti. Ieri, la notizia è stata rilanciata dalla Repubblica, sollevando le reazioni dei «protagonisti italiani», insieme a una preoccupata replica Giovanni Pellegrino, presidente della commissione stragi: «Trovo grave e increscioso che verbali di sedute segrete appaiano sulla stampa, dopo appena due giorni. Riferirò ai presidenti di Camera e Senato». Tuttavia, l'affare andrebbe ridimensionato. Come riconosce l'onorevole Pellegrino, «l'ammiraglio Martini ne aveva già parlato nel suo libro Nome in codice: Ulisse, pubblicato da Rizzoli». E lo stesso ex capo del Sismi getta acqua sul fuoco, ricordando di aver dedicato al caso-Tunisia il diciottesimo capitolo del volume, dal titolo «Non solo spie». Martini afferma che i servizi «su ordine o su disposizione o comunque su input del governo» possono a volte inserirsi in situazioni che «in teoria sono più connaturate alla diplomazia». «In quella pericolosa situazione osserva l'ammiraglio - Craxi e Andreotti, rispettivamente presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, si comportarono, a mio avviso, con grande abilità. Su loro direttive, noi del Servizio facemmo la nostra parte, la più importante. Non ci fu una goccia di sangue; la pace nella regione fu assicurata». Cauta la reazione del senatore Andreotti: «Francamente non ricordo nulla di simile, ma detta così sembra reticenza. Preferirei non commentare. L'unica cosa che ricordo fu quando accompagnai il presidente Pettini in Tunisia, in quel periodo. Trovammo un Bourghiba in condizioni fatiscenti; quando seppi che era stato destituito non mi meravigliò». Secca, invece, la replica di Bettino Craxi, con un fax inviato all'ufficio Ansa di Tunisi: «Non vi furono manovre o interferenze italiane negli avvenimenti che, nel 1987, portarono alla elezione del presidente Ben Ali. A mia conoscenza, ogni altra versione sarebbe priva di qualsiasi fondamento». Intanto, Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e deputato socialista dal '76 al 1983, avanza una proposta: «Chiudere i servizi segreti italiani per sei mesi per provvedere ad adeguate riparazioni, lasciando di guardia solo qualche centinaio di persone assolutamente credibili». Ir. i.l Bettino Craxi presidente del Consiglio all'epoca della destituzione del leader tunisino Bourghiba

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