Latte, settemila stalle in meno

Latte, settemila stalle in meno Latte, settemila stalle in meno Ma èfatturato-boom roma* Settemila stalle in meno nel giro di due anni. Il sistema delle quote di produzione, le multe annunciate e ricorsi hanno prodotto un sostanziale sfoltimento del sistema produttivo del latte italiano. Nell'annata 1997/98 sono state censite 89.770 stalle, erano quasi 182 mila dieci anni fa. Il dato è contenuto nell'Annuario del Latte, edizione 1999, curato dall'Associazione Italiana Allevatori e realizzato dall'osservatorio sul mercato dei prodotti lattiero- caseari dell'Università Cattolica di Cremona. La contrazione del numero delle aziende si è tradotta in una prevedibile crescita della produzione media aziendale (dalle sessanta tonnellate del 1988 alle 117 dell'ultima campagna) ma la spinta al rialzo si è ormai esaurita. L'incremento produttivo è stato dello 0,4 per cento nel 1997/1998 rispetto a quello registrato l'annata precedente, mentre le stime su quella in corso - rilevate dall'Osservatorio della Cattolica di Cre¬ mona - indicano una sostanzia- mona - indicano una sostanziale stabilità. Nel 1998 sono stati comunque venduti dieci milioni e mezzo di tonnellate di latte. E con la riduzione del numero delle imprese attive si esalta anche la concentrazione della produzione nelle zone del Paese maggiormente vocale, un processo peraltro già riscontrato negli anni precedenti. Ormai quasi la metà del latte venduto in Italia viene munto in nove province distribuite tra Lombardia, Emilia, Veneto e Piemonte e oltre i due terzi del totale arriva da poco più di diecimila aziende. Nonostante questo, però, il settore lattiero-caseario si conferma uno dei settori trainanti della nostra economia: grazie alla forte integrazione a monte e a valle della produzione di latte, si genera difatti un indotto stimato intorno ai 24 mila miliardi, con una occupazione per oltre 300 mila addetti, di cui più della metà nelle sole stalle. Con un fatturato per le esportazioni di 1800 miliardi, di cui il fiore all'occhiello è rappresentato dai formaggi, che costituiscono circa il quaranta per cento del valore dell'export italiano. «La produzione lorda vendibile di latte - ha spiegato, nel corso della presentazione dello studio, il presidente dell'Aia, Andrea Belloli - nel 1998 ha sfiorato gli ottomila miliardi di lire, pari ad oltre il 30 per cento della produzione zootecnica e a circa il 10 per cento di quella agricola». Belloli ha poi ricordato «il profondo processo di razionaliz- zazione che interessa l'allevamento, il sistema di distribuzione, la stessa produzione lattiero-casearia, che nello scorso anno ha fatto registrare un incremento della vendita del 2,2 per cento e una flessione dei prezzi dell'1,6 per cento, in particolare per la crisi del formaggio grana». E il presidente dell'Aia ha sottolineato la necessità di «avviare al più presto una riforma della legge che regola gli accordi per la determinazione del prezzo del latte che ha lasciato del tutto insoddisfatti gli allevatori». Insomma l'Aia chiede un sistema di indicizzazione dei prezzi che premi le produzioni di qualità. E non basta. Dati alla mano è possibuile dimostrare che il sessanta per cento del latte nazionale viene trasformato in formaggio. E così il ministro delle Risorse Agricole e Forestali, Paolo De Castro, ha detto che «l'Italia dovrà riuscire a valorizzare questo patrimonio, rappresentato soprattutto da produzioni tipiche, per vincere la sfida dell'export». Im.tr.l Andrea Belloli presidente nazionale Associazione Italiana Allevatori

Persone citate: Andrea Belloli, Belloli, Paolo De Castro

Luoghi citati: Aia, Cremona, Emilia, Italia, Lombardia, Piemonte, Veneto