Presi i killer che tesorizzarono Milano di Paolo Colonnello

Presi i killer che tesorizzarono Milano Due arresti, uno di loro sarebbe anche l'assassino del gioielliere Bartocci Presi i killer che tesorizzarono Milano Uccisero il tabaccaio di via Derma Paolo Colonnello MILANO L'ultimo lo hanno preso ieri, inent.ro scorazzava vicino a casa, a Sesto San Giovanni, su un motorino rubato. Federico Federici, 22 anni, una vita sbandata, è finito in carcere con l'accusa di rapina e omicidio volontario. Insieme a Santo Romeo, 33 anni, già arrestato nel luglio scorso per la sanguinosa rapina alla gioielleria di Via Padova e raggiunto ieri da un nuovo ordine di cattura, sarebbe uno dei due uomini che la sera del 9 gennaio, dopo essersi impossessati dell'incasso, uccisero a sangue freddo Ottavio Capalbo, 35 anni, il giovane titolare della tabaccheria di via Dcrna. «Onesta è la risposta più bella che potevamo dare a Milano e alla famiglia Capalbo. E' la dimostrazione che bisogna avere fiducia nelle istituzioni e che, per quel che è possibile, si può avere giustizia. E non con la "giustizia fai da te"». Dice il pm Ilda Boccassini, che insieme agli uomini della Squadra Mobile mostra la soddisfazione di chi, nel giro di pochi mesi ha risolto due casi che avevano lasciato il segno nel tessuto già martoriato della città: due rapine, due omicidi, e sempre nello stesso quartiere. Compiute, si è scoperto, ogni volta da elementi titillo stesso gruppo di sbandati, legati tra loro più dalla droga o dalla necessità di scambiarsi le armi che da un vero e proprio vincolo criminale. In un anno questa banda di disperati, pregiudicati, tossicomani, avrebbe messo a segno almeno una decina di colpi senza mai spostarsi troppo da casa, nella zona tra via Padova, Cinisello Balsamo e Sosto San Giovanni. Quartieri che conoscevano bone, in cui vivevano, coltivavano amicizie e tornavano a divertirsi dopo i "colpi". I£' stata la determinazione dei malviventi all'uso delle armi, la convinzione che si trattasse di un gruppo deciso a tutto a convincere gli investigatori che le indagini dovevano essere indirizzate «verso alcune persone», come spiega il capo della Mobile, Massimo Mazza. Intuizione che si era rivelata vincente in luglio, quando nel giro di poche settimane il grosso della banda finì in carcere dopo l'omicidio del gioielliere Ezio Bartocci, e che è stata corroborata anche in questa inchiesta dalle rivelazioni di uno del gruppo, detenuto in carcere. E' stato lui a parlare; di «un certo Federico» che aveva partecipato alla rapina nella tabaccheria di via Doma, a poche centinaia di metri dalla gioielleria di viti Padova. Il giovane, avrebbe aggiunto il pentito era molto vicino a Santo Romeo, un personaggio che a quanto si diceva aveva sempre a disposizione un certo numero di armi, una delle quali venne usata nel corso della rapina: Capalbo fu ucciso perchè dopo aver consegnato l'incasso tentò di lanciare uno sgabello contro i rapinatori, convinto che io armi fossero scacciacani. Le informazioni del detenuto trovarono i primi riscontri quando la canna di una pistola adoperata nella rapina fu rintracciata nel Naviglio Martesana, il canale che attraversa la zona delle rapine. Così Federico Federici, nel frattempo finito in carcere per un altro furto dal giugno scorso, quando il 24 settembre scorso è uscito da San Vittore è stato seguito giorno dopo giorno. Non si sa (piali siano gli elementi che hanno fatto scattare 1' arresto convincendo gli inquirenti della sua responsabilità nell'omicidio del tabaccaio. Ma di certo gli eventi sono precipitati per una fuga di notizie su duo giornali, che hanno costretto il gip Renato Bricchetti ad emettere ieri a mezzogiorno lo duo ordinanze di custodia cautelare. «Nessuno - ha detto ancora il pm Boccassini - potrà restituire ai famigliari la vita dei loro cari uccisi, ma quanto abbiamo fatto consentirà ai cittadini di sentirsi un po' più sicuri. Abbiamo raccolto gli indizi che hanno consentito di catturare due persone. Solo un processo pubblico stabilirà se gli elementi raccolti sono sufficenti per una condanna». L'indagine però avrà sicuramente uno stralcio o riguarderà la fuga di notizie: «Siamo stati fortunati a prendere la persona ancora libera. Aver dato la notizia dell'emissione degli ordini di custodia è di una gravità inaudita. La pubblicazione poteva causare un danno irreparabile. Se il colpevole fosse scappato, con che faccia ci saremmo presentati davanti alla famiglia Capalbo?» Le indagini sono durate nove mesi Boccassini: è la miglior risposta ai cittadini la dimostrazione che si può avere fiducia nelle istituzioni per ottenere giustizia A sinistra il luogo della rapina alla gioielleria Bartocci avvenuta in agosto A destra la polizia davanti alla tabaccheria il 9 gennaio

Luoghi citati: Cinisello Balsamo, Milano, Padova, Sesto San Giovanni