Un altro calice amaro per Schroeder di Emanuele Novazio
Un altro calice amaro per Schroeder I sondaggi danno in crescita i neo comunisti e confermano il lento declino dei verdi Un altro calice amaro per Schroeder I democristiani favoriti nelle comunali di Berlino Emanuele Novazio corrispondente da BERLINO Walter Momper, socialdemocratico e candidato borgomastro di Berlino, ne è sicuro: «I risultati saranno una sorpresa per molti: il voto per il rinnovo del Senato (il Parlamento della città-regione, ndr) confermeranno la ripresa che l'Spd ha mostrato ai ballottaggi comunali di due settimane fa in Renania». Ma i sondaggi contraddicono lo sfidante del borgomastro uscente Eberhard Diepgen, Cdu, da 14 anni al vertice della città a parte un breve intervallo in coincidenza con la riunificazione, quando fu proprio Momper a reggere un governo rosso-verde: i socialdemocratici, che quattro anni fa avevano ottenuto il loro peggior risultato dal 1946 (il 23,6%), sono accreditati intorno al 20%. Venti punti in meno rispetto alla Cdu (37,4% nel '95), che i sondaggi collocano adesso fra il 40 e il 43%. A un soffio da quel 45% che consentirebbe a Diepgen di governare da solo, e alla Cdu di raggiungere «quota 32» voti al Bundesrat: la Camera delle regioni nella quale la maggioranza è a «quota 35», ma della quale i Laender a guida socialdemocratica hanno già perso il controllo in seguito alla serie di sconfitte subite alle regionali di quest'anno (oggi la Cdu è a «quota 28»). Dopo le débàcle in Turingia, Sassonia, Brandeburgo e Saarland - e dopo la disfatta al primo turno delle comunali in Renania - tutto lascia credere dunque che l'Spd del Cancelliere Schroeder subirà a Berlino un'altra umiliazione: l'ultima, almeno per quest'anno e in attesa della sfida ad alto rischio nello Schleswig-Holstein, il prossimo gennaio, e poi a maggio nel Nord Rcno-Vestfalia, la roccaforte storica dell'Sdp. Un appuntamento decisivo quest'ultimo - per il destino politico della coalilzione rossoverde, e l'ultimo appello per i socialdemocratici e Gerhard Schroeder, secondo molti osservatori: se il partito perderà anche il controllo del suo serbatoio elettorale, il Bundesrat cadrà quasi certamente in mano alla Cdu di Wolfgang Schaeuble, e sarà ancora più difficile per il Cancelliere contrastare gli oppositori interni alla sua linea, già in fermento. L'ipotesi di un cambio al vertice (Rudolf Scharping al posto di Schroeder, secondo voci sempre più insistenti) non potrebbe più essere esclusa. Ma se nel frattempo a Berlino i sondaggi saranno rispettati, la Grande Coalizione fra Cdu e Spd sarà riconfermata, nonostante il forte indebolimento dei socialdemocratici. Per lo stesso Diepgen la maggioranza assoluta sarebbe, del resto, una soluzione ingrata: perchè favo¬ rirebbe una polarizzazione rischiosa per gli equilibri politici della città, e perchè ridarebbe spazio alla destra interna, che lo accusa di «aver spinto troppo a sinistra» il partito. A rendere poco probabile la maggioranza assoluta è soprattutto il previsto trionfo dei post-comunisti nei quartieri orientali della città: dove l'enfasi modernizzatrice, alla quale il partito di Lothar Byski e Gregor Gysi affida le sue ambizioni di «forza nazionale», ha lasciato spazio a toni paternalistici ma rassicuranti, per fasce di popolazione assediate dalla disoccupazione e deluse dalle promesse mancate dell'unificazione. Proprio la Pds è il secondo motivo di interesse del voto di oggi. Quattro anni fa, il partito erede della Sed di Honecker aveva raggiunto a Berlino il 14,6%, ma le ultime regionali all'Est hanno confermato la sua forte ascesa. In Turingia e in Sassonia, il mese scorso, ha addirittura superato l'Spd: se anche questa volta avvenisse il sorpasso - per il quale sarà decisivo il risultato in tre quartieri occidentali «di confine» - la Pds si confermerebbe forza alternativa ai socialdemocratici, all'Est. Per i Verdi, infine, il voto di oggi non è «a rischio di estinzione», a differenza di quanto è avvenuto in altre recenti elezioni regionali: ma se il partita del vice Cancelliere Joschka Fischer dovesse scendere al di sotto del 13,2% raggiunto quattro anni fa, il segnale d'allarme sarebbe molto serio su scala nazionale. Sullo sfondo di un voto dalle inevitabili ripercussioni federali - condizionato dalla situazione politica generale e dalla crisi del governo Schroeder - c'è una città che accanto alle profonde trasformazioni legate all'unificazione e al trasferimento di governo e parlamento, alla forte ripresa del turismo e al recupero dello status di «metropoli del mondo», registra allarmanti segni di debolezza. Se la situazione finanziaria è desolata, per quanto riguarda lo sviluppo economico Berlino resta il fanalino di coda fra i Laender tedeschi. Lo stesso dinamismo del borgomastro uscente è contraddetto perlomeno da un esempio clamoroso: l'incerto destino di un aeroporto degno di una grande capitale, più volte rinviato e difficilmente in funzione nel 2007 come previsto. Ma il candidato della Spd, Walter Momper, ostenta sicurezza: «La battaglia non è persa insultati saranno una sorpresa per molti» Il cancelliere Gerhard Schroeder A sinistra il candidato Spd Walter Momper 54 anni, già borgomastro di Berlino Ovest ai tempi della caduta del Muro, quand'era soprannominato «sciarpa rossa"
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