Scalfaro: «Ma io ora temo i veleni» di Gianfranco Quaglia

Scalfaro: «Ma io ora temo i veleni» Scalfaro: «Ma io ora temo i veleni» <(Umió-settermaH)?'Nel^fu ^rischio la vita dello Stato» Gianfranco Quaglia NOVARA Ha voglia di parlare l'ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro e si lascia andare ai ricordi, in una giornata tersa che forse gli rammenta gli orizzonti di Santa Severa. Si trova fra amici, tanti, ex compagni di partito, arrivati a Borgolavezzaro, piccolo centro nella Bassa novarese dove tutta la comunità, sindaco Gianluigi Lovati in testa, dieci anni fa gli conferì la cittadinanza onoraria. E' il giorno dei ringraziamento della terra novarese per il «suo» presidente salito al Colle. Durante il suo settennato, i momenti difficili sono stati parecchi. «Sono tornato a casa. Scusate, ho avuto un impegno per sette anni...», sorride adesso Scalfaro, intrattenendosi con gli amici e gli anziani della casa di riposo («Anch'io ormai appartengo al vostro sindacato»). Ma si fa serio subito dopo, se il discorso scivola sull'attualità e gli ricorda coni d'ombra della nostra storia. Proprio in questi giorni, esplode il caso del Kgb, le spie e le accuse nei confronti del Governo. Massimo D'Alema dice: è soltanto una montatura politica. Il Polo chiede i nomi. Senatore Scalfaro, in tutta questa vicenda secondo lei che cosa c'è di vero? «Non c'è molto da dire, per ora. Ma una cosa è certa: mi auguro che nulla venga usato per seminare veleni in questo Paese, perché l'Italia di tutto ha bisogno fuorché di veleni. Tutti dovrebbero riflettere su questo punto. Mi fermo qui, e su questo argomento preferiscono non aggiungere altro». Tanti ex compagni di partito e amici l'hanno festeggiata per i sette anni al Quirinale. Quasi un bilancio del suo operato... «Qui, in questo paese, nell'89, quando fui eletto cittadino onorario potevo pensare a tutto tranne che davanti a me ci fosse un settennato che mi aspettava. Con l'aiuto di Dio ho cercato di fare il mio dovere, ci ho messo tutto l'amore di cui sono capace e faccio un augurio alla Patria che amo tanto, come tutti i miei concittadini l'amano. Che non abbia mai più un settennato di questo genere. Che non lo abbia mai più. Perché la Patria ha rischiato la vita stessa dello Stato. E' inutile adesso fare della cronaca. Il ricordo uno lo ha vissuto in qualche modo e io non posso che alzare una grande preghiera di gratitudine a Dio e alla Vergine Madre per tutto ciò che si è potuto fare. Credo di poter dire questa cosa, anche perché io sono stato uno che si è trovato a collaborare in mezzo a milioni di cittadini i quali hanno fatto il loro dovere fino in fondo». Lei dice: «si è rischiata la vita stessa dello Stato». A cosa si riferisce? A quali momenti? «Che cos'era l'Italia il 28 maggio del '92, quando io ho giurato? In quel giugno, luglio... E poi anche in quell'autunno, in quel fine anno, quando io facendo gli auguri il 31 dicembre, quasi gridai «L'Italia risorgerà»... E sa Dio che cosa avevo di dentro, che preoccupazioni mi portavo». E ora? «1992-1999: irriconoscibile l'Italia di oggi. I problemi fanno parte della vita. Ma l'Italia è irriconoscibile: l'Europa, la moneta, il superamento della guerra nell'ex Jugoslavia, la qualificazione dell'Italia nel mondo. Questo immane sforzo del popolo italiano. Ci sono ancora temi sofferenti, il primo è sempre il lavoro, il più grave perché tutta la dignità dello persone. Comunque, l'augurio mio è che ognuno ce la metta tutta perché nella varietà dei pensieri e delle responsabilità siamo capaci di volerci bene per camminare insieme. In sette anni queste parole le ho dette infinite volte, tutte le volte che mi sembrava doveroso di dirle. Ma questo è il punto: l'amor di Patria oggi è dato dalla capacità di amarsi e pensare a quelli che stanno peggio, e fare sacrificio perché la pace sia il fondamento della vita del nostro popolo. Con lo nomine scritte nella Costituzione, per cui gli ex capi di Stato diventano senatori a vita, si dà una sensazione che uno non finisca mai. Ma c'è una cosa sulla quale, veramente, non si finisce inai: credere nei valori fondamentali della persona umana. La persona non va in pensione mai sull'affermazione e la difesa dei valori fondamentali dell'uomo». «Spero tanto che anni così non capitino più Solo Dio sa cosa mi portavo dentro»

Persone citate: Gianluigi Lovati, Massimo D'alema, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro, Vergine Madre

Luoghi citati: Borgolavezzaro, Europa, Italia, Jugoslavia, Novara