L'inchiesta di Francesco Grignetti
L'inchiesta L'inchiesta Ora comincia la «fase due» Francesco Grignetti ROMA E' finita la prima fase dell'inchiesta sulle presunte spie del Kgb, condotta dal procuratore capo Salvatore Vecchione e dal sostituto Franco Ionta. Dopo aver ascoltato il direttore del Sismi, l'ammiraglio Gianfranco Battelli, e il suo predecessore, il generale Sergio Siracusa che oggi guida l'Arma dei carabinieri, ormai sono chiari meccanismi e tempi delle segnalazioni dagli 007 di Londra ai colleghi italiani, da questi al governo, e infine l'ultimo passaggio alla magistratura. E' ora il momento di passare alla seconda fase: l'esame dell'incartamento. Ieri i due magistrati hanno letto i fascicoli. Lettura difficile e lenta, perché le informative sono quelle originali del MI5, il servizio segreto inglese. Certo non una «listo di spie», come ha precisato ieri il premier Massimo D'Alema, uno dei pochi in Italia che ha letto le carte. E subito i due pubblici ministeri si dovranno confrontare con il più evidente dei problemi giuridici: le date. Tra i reati ipotizzabili a carico dei 261 cittadini italiani che sono finiti nelle carte del Kgb, ed è tutto da vedere se non si tratti di millanterie degli agenti sovietici che dall'Italia inviavano rapporti alla sede centrale, il più grave sarebbe lo «spionaggio ai danni della sicurezza dello Stato». Reato grave, visto che la pena prevista è di quindici anni. Ma che cade in prescrizione dopo venti anni. Insomma, ogni fatto di reato che sia avvenuto prima del 1979 sarà pure storicamente interessante, eticamente' e^òlfticVmenleViprovevole, ma giudiziariamente non ha alcun valore. Il guaio è che l'archivista-defezionista Vasilj Mitrokhin ha potuto copiare le carte del Kgb fino al 1984. Poi è andato in pensione (ed è scappato in Occidente nel 1992). Agli occhi del magistrato, dunque, la gran parte della documentazione arrivata da Londra è inutile. Non si potrà certo lanciare in indagini su «Dario», l'uomo della Farnesina che il Kgb assoldò nel 1932. Oppure su «Suza»; la segretaria che passava ai servizi segreti sovietici informazioni di prima mano sul Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi (fine Anni Cinquanta). Un problema simile, il pm Franco Ionta l'ha già affrontato con la cosiddetta «Gladio rossa». Molti fatti erano troppo lontani nel tempo. Di altri, scriveva nella richiesta di archiviazione, «al di là delle valutazioni di carattere storico-politico che esulano dagli interessi giudiziari, non è possibile processualmente dimostrare che l'interesse dell'Urss nei confronti di militanti comunisti italiani si sia tramutato in una vera e propria corruzione del cittadino per inte ressi contrari allo Stato». Ma quel la richiesta di archiviazione viene adesso riesumata polemicamente da tre deputati di An, Fregala, Lo Presti e Simeone, che ravvedono una «incompatibilità ambientale tra il pm e l'inchiesta-Mitrokhin» e annunciano una interrogazione al ministro Diliberto.
Persone citate: D'alema, Diliberto, Franco Ionta, Gianfranco Battelli, Giovanni Gronchi, Lo Presti, Mitrokhin, Salvatore Vecchione, Sergio Siracusa
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