Svr, ultima incarnazione del Kgb di Giulietto Chiesa

Svr, ultima incarnazione del Kgb Svr, ultima incarnazione del Kgb Un'isola di sovranità russa, a lungo guidata daPrimakov Giulietto Chiesa inviato a MOSCA Shluzhba Vneshnej Razvedki, ovvero Servizio dello Spionaggio Estero, è l'ultima incarnazione dell'ultrafamoso Primo Direttorato del Kgb. Segretissimo allora, è rimasto segreto anche negli ultimi anni. E da quel poco che si sa sul suo conto pare sia riuscito a restare al di fuori dei giochi del Cremlino. Impresa pressoché straordinaria, importante, se è vera. Perché del vecchio Kgb, cioè della porte restante, ben poco rimane: sia come numero degli effettivi, sia come qualità dei «quadri», degli ufficiali, della rete di informatori. Dal golpe de! 1991 in avanti il Kgb è stato effettivamente smantellato in molti sensi. Di Vladimir Bakatin, che raccolse, si fa per dire, l'eredità di Vladimir Kriuchkov, si ricorderà solo che regalò agli americani la «chiave di lettura» dell'intero sistema di sorveglianza con cui i russi avevano infarcito l'edificio della nuova sede dell'ambasciata americana a Mosca. Favore, per la verità, non ricambiato dogli americani per quanto concerne l'ambasciata russa a Washington. In realtà fu Bakatin a svolgere il compito più difficile: smantellare il Kgb sovietico. Con Gorbaciov ancora in carica, cioè dal 23 agosto al 24 dicembre 1991, frazionò in quattro segmenti l'enorme struttura della polizia politica, separando subito dal resto un nuovo Servizio Centrale di Spionaggio dell'Urss. Enucleò anche le Truppe di Frontiera e il cruciale Nono Dipartimento, incaricato della sorveglianza della leadership politica. Infine creò uno speciale Dipartimento delle Comunicazioni (Fapsi). Tuttavia Bakatin aveva un difetto fondamentale: era un democratico, ma non un fedele di Eltsin. Per questo durò pochissimo. Al suo posto si sono succeduti, dal 1991 a oggi, ben sei diversi capi, di cui l'attuale è il generale Patrushev. Tutti scelti sulla base di un criterio unico: fedeltà a Eltsin e subordinazione al presidente del controllo diretto della parte restante del Kgb, che ha funzioni di sorveglianza interna e controspionaggio. In realtà Eltsin ha assunto il controllo diretto anche del Fapsi e, soprattutto, dell'ex Nono Dipartimento, oltreché delle guardie di frontiera. Per cui, in sostanza, fanno capo a lui tutte le strutture della sicurezza del Paese. Ma in questa girandola quasi tutti i vecchi quadri sono stati espulsi. Una parte cospicua andando a finire al servizio delle nuove oligarchie economiche. E, s'intende, lì trasferendo i metodi illegali che avevano caratterizzato la precedente gestione. I nuovi arrivati nel Servizio Federale di Sicurezza (Fsb) hanno portato una nuova qualità: la corruzione e l'inquinamento politico delle diverse fazioni in lotta. Con ciò cambiando molto rispetto al vecchio Kgb, al servizio di una fazione sola: il Pois. Cioè era, come si suol dire, «di parte», ma era ima struttura ordinata e sotto controllo. Dell'attuale Fsb tutto si può dire salvo che sia sotto il «reale» controllo di qualcuno. E' un campo di battaglia tra clan politico-economici. E, se ancora è m grado di spiare qualcuno, è probabile che i suoi mezzi siano impiegati dalle fazioni o spiarsi reciprocamente, al fine di ricattarsi. Gli autori della famosa cassetta pornografica che «incastrò» l'ex procuratore generale di Russia, Jurij Skuratov, sono da ricercare appunto all'interno dell'Fsb. La storia della Svr è invece di tutt'altro tenore. E lo si vede dalla straordinaria «continuità» di direzione che l'ha caratterizzata. Dopo il golpe di agosto, tra il settembre 1991 e il novembre, fu subito affidata a Primakov, presto promosso direttore dell'alloro nuovo Servizio Centrale di Spionaggio dell'Urss. Con la fine dell'Unione Sovietica il Servizio assume il nome attuale. E mantiene il suo capo fino al 1996, quando questi diventa ministro degli Esteri della Russia. In quei sei anni, a quanto sappiamo, il Svr non ha subito sostanziali emorragie di quadri, ha collezionato non pochi successi e - soprattutto - è riuscito a restare fuori dai giochi del Cremlino. La prova è indiretta, ma evidente: se Primakov si fosse fatto coinvolgere, non sarebbe diventato prima ministro degli Esteri e poi premier del Paese. Cioè non avrebbe avuto una forza contrattualo «autonoma» da mettere sul tavolo. Affermare su queste basi che la Svr è l'ultima struttura sovietica rimasta in piedi in Russia sarebbe, per molti aspetti, improprio. Tuttavia si può dire con una certa attendibilità die, almeno fino a marzo quando Primakov fu licenziato, la Svr è stata un'isola di sovranità russa, impermeabile alla penetrazione dall'esterno che ha invece toccato pesantemente tutte le sfere della sicurezza militare della Russia. Agli americani questo non piaceva e non piace. Per quanto ci riguarda, visto che un Paese sovrano ha diritto e dovere di dotarsi di un buon servizio di spionaggio, credo che ci dovremo sentire più sicuri - paradossalmente, ma non troppo - se questo servizio viene svolto «bene», cioè se serve ai suoi scopi istituzionali ed evita di spargere veleni e materiali inquinanti tutt'attorno, dentro e soprattutto fuori la Russia.