Tre in corsa per Mediocredito
Tre in corsa per Mediocredito Tre in corsa per Mediocredito Geronzi e Profumo a Palazzo Chigi BancaRoma aumenterà il capitale milano E adesso, tutb ad aspettare la prossima settimana cjuando si riunirà il comitato Draghi per le privatizzazioni che aprirà le buste che contengono le offerte sul Mediocredito. Tre buste. Quella dell'Unicredit che ieri ha dato via libera all'offerta: «L'Unicredit - questa la decisione - ha formalmente presentato, nell'ambito del processo di privatizzazione da parte del Tesoro, la propria offerta vincolante per l'acrruisizione del 100 per cento del capitale sociale di Mediocredito Centrale, comprendente la partecipazione nel Banco di Sicilia». Nei prossimi giorni, se sarà questa l'offerta selezionata dal Tesoro, 1 Uriicredito «avrà la possibilità di realizzare i necessari approfondimenti al fine di presentare, come previsto dalla procedura, l'offerta definitiva entro il 20 ottobre». Stesso concetto nella busta numero due, quella recapitata dalla Banca di Roma che il tam tam considera in pole position nella gara all'istituto di Gianfranco Imperatori e al Banco di Sicilia. Non a caso, spiega chi sa, la banca romana ha già sondato la disponibilità dei maggiori azionisti (Abn Amro e Toro) per procedere a un aumento di capitale già salutato con favore dalla Fondazione che oggi come oggi possiede il 18% della Banca e che, parola del presidente Emmanuele Emanuele, vede proprio nella ricapitalizzazione l'occasione giusta per far scendere di quota l'Ente e far salire al 15% sia Toro che Amro. Fatto sta che ieri mattina anche l'esecutivo della Banca di Roma ha dato il proprio ok all'offerta precisando quello che già si sapeva e cioè che, come per Unicredit, la banca romana è interessata solo al 100 per cento di Mediocredito, senza coinquilini di sorta. Infine la terza busta, quella delle Popolari (Vicenza, Emilia, Bergamo) disponibili (insieme alla Cardif di Paribas) a rilevare un 30 per cento del Mediocredito cui si aggiunge un altro 10% grazie a una cordata che comprende imprenditori siciliani, l'Itierre di Tonino Penìa e laFinnat di Giampiero Nattino. Il restante 60 per cento dovrebbe invece essere messo sul mercato dal Tesoro con un'offerta pubblica di vendita alla quale sono pronti a rispondere in massa un ampio ventaglio di forze economiche e di istituzioni sicihane, almeno a dar credito alle dichiarazioni e alle intenzioni di disponibilità finora rese pubbliche, non ultimo l'appello firmato da 40 intellettuali. E proprio questo sarà il primo dilemma che dovrà essere sciolto, la prossima settimana, dal comitato Draghi: il Tesoro dovrà sciogUere la riserva e dire con chiarezza se ha intenzione di vendere in blocco il Mediocredito con la sua dote del 60% nel Banco di Sicilia oppure se preferire la dismissione di un 30-40 percento a un nucleo duro di azionisti destinando il resto a un'Opv. Chiaro che se la scelta sarà la vendita in blocco, preferita pare dal ministro Amato, la partita sarà a due, tra l'Unicredit di Lucio Rondelli e Alessandro Profumo e la Banca di Roma di Cesare Geronzi. Viceversa, saranno le Popolari e la cordata di imprenditori siciliani a essere di fatto i virtuali vincitori se il Tesoro accetterà l'Opv. Decisione non facile, questa, anche perchè già s'intrecciano le polemiche. C'è chi ha fatto sapere, per esempio, che l'Istituto centrale delle Popolari potrebbe decidere di chiedere al Mediocredito il rientro del prestito di 500 miliardi a suo tempo concesso per acquistare il Banco di Sicilia.Per non parlare delle polemiche sul via vai di Profumo, l'altra sera, e di Geronzi, ieri, a Palazzo Chigi, due visite che forse, più che coll'affare Mediocredito, hanno a che vedere col puzzle bancario che ruota attorno a Ina, Banco di Napoli e Bnl. [a.z.]
Persone citate: Alessandro Profumo, Cardif, Cesare Geronzi, Emmanuele Emanuele, Geronzi, Giampiero Nattino, Lucio Rondelli, Profumo
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