Attirati in una trappola e massacrati dagli ex amici di Chiara Carenini
Attirati in una trappola e massacrati dagli ex amici La confessione dopo 7 ore di interrogatorio. Uno dei due assassini si è tradito dando il cellulare del complice al figlio della vittima Attirati in una trappola e massacrati dagli ex amici Risolto il giallo della coppia uccisa in Versilia: nessun interesse, soltanto odio Chiara Carenini VIAREGGIO Si odiavano. Di quell'odio profondo, vile, che scava il cuore. Eppure erano stali amici pronti a dividere denaro e progetti, sfide e rischi. Ma Claudio Spandri odiava Luciano Della Giovampaola e sua moglie Biancamaria (lecchi, che da quando aveva avuto Duccio era più dolce, più affettuosa e voleva rischiare meno. Li odiava Claudio Spandri e li odiava Francesco Mammana, amico di Spandri, istitore dell'agenzia immobiliare di Della Giovampaola. Ed è stato questo odio, «questo atroce risentimento» come dirà il procuratore capo Ciuseppe Quattrocchi, ad armare la mano di Claudio e Francesco contro gli amici di sempre, a costringere i due a infierire su corpi già morti con tante, troppe coltellate. Il caso è risolto. Ci sono volute 47 ore ai carabinieri di Viareggio per sciogliere un enigma fatto di coltellate brutali e della tragedia di un bimbo abbandonato che stava per morire. Meno di due giorni: Claudio Spandri e Francesco Mammana adesso che hanno confessato non hanno il cuore più leggero. Sono in carcere in attesa che il gip convalidi, sulle loro confessioni e sulle mille prove raccolte dai carabinieri, il fermo per omicidio plurimo volontario premeditato. «E' stato drammatico»: queste le parole del giovane sostituto procuratore Antonio Del Forno che con sette ore di interrogatorio per Spandri e altrettante per Mammana ha convinto i due a confessare. E' stato drammatico perché drammatiche sono le condizioni in cui è maturato l'omicidio, drammatica la dinamica, terribile la determinazione e la freddezza dei due. Erano amici e, grazie a questa fiducia fatta di affari e parole, Claudio Spandri è salito sulla Berlingo verde di Luciano assieme all'uomo che aveva appena assunto l'amico Francesco, assieme a Biancamaria e al piccolo Duccio che dormiva nel port-enfant. Una trappola: vieni a Monte Moneta, è tardi ma ci sono clienti per l'agenzia. Luciano va. Ma a Monte Moneta l'aspetta Francesco Mammana: ha appena nascosto i coltelli e gli abiti puliti. L'auto arriva nella stradina, Luciano, Biancamaria e Claudio Spandri scendono dall'auto. L'aggressione, con gli spray invalidanti, poi le coltellate, fino a 40 per lui, una ventina per lei, il sangue che scorre, i corpi che vengono scaraventati nel canalone, la rabbia che si placa solo con l'affondare della lama. Claudio e Francesco si cambiano, gettano i coltelli e i vestiti che grondano sangue. Sanno che nell'auto c'è un Piccolino di meno di due mesi, non importa, morirà?, se ne vanno. Duccio potrebbe morire. Ma la sua vita, così forte, ha permesso di trovare i cadaveri dei suoi genitori e gli assassini che li hanno ammazzati. Tutto in meno di due giorni. Per finirli ci sono voluti istanti più lunghi. E' lunedì: Francesco Mammana si è ripulito del sangue del suo datore di lavoro, forse non ha dormito, va in agenzia, raccoglie comprensivo la preoccupazione di Jacopo, figlio di Luciano Della Giovampaola, che non sente suo padre da lunedì. E' lo stesso Francesco che si chiude le manette ai polsi, dando a Jacopo il numero del cellulare dell'amico Spandri. Seguendo quel cellulare, i carabinieri trovano Spandri. Meno di 48 ore. Ed è finita. Spandri e Mammana sono in carcere, Jacopo si scioglie in lacrime e nell'abbraccio con il maresciallo che ha arrestato gli assassini di suo padre. Piange piano. Dice: «Duccio sta bene, adesso debbo pensare a lui». E' finita? Forse no, dicono i carabinieri. E' finita solo perora. Per stordirli hanno usato uno spray poi hanno abbandonato nell'auto il bimbo di due mesi
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