Morto Cresci, ultra fanfaniano
Morto Cresci, ultra fanfaniano Coinvolto nell'affare P2 negò di essere massone: «Sono uno dei tanti che conobbero Gelli» Morto Cresci, ultra fanfaniano Fu consigliere nazionale de e direttore del «Tempo» ROMA E' morto Gian Paolo Cresci, diruttore del quotidiano «Il Tempo», una vita dedicata alla comunicazione. Prima come cronista, poi come sovrintendente dei teatro dell'Opera e poi di nuovo alla carta stampata con l'incarico di ridare vita a un giornale in crisi. Cresci, in polemica con la redazione ma fortemente sostenuto dall'editore Bonifici, non ha potuto realizzare questo progetto. Nato 69 anni fa a Firenze, Cresci si è spento ieri mattina nella clinica Paideia dove mercoledì si è sottoposto a un intervento. Non doveva essere nulla di serio, ma sono sopraggiunte complicazioni cardiache. Il giornalista non aveva detto a nessuno del suo ricovero. Un po' per scaramanzia, un po' per non allarmare ulteriormente la redazione. L'operazione era stata rimandata a lungo. Più volte alla vigilia dell intervento Cresci aveva deciso si rimandare. Ettore Bernabei, che lo chiamò a dirigere l'ufficio stampa della Rai quando era presidente ricorda il suo carattere «dovunque andava portava ottimismo, entusiasmo - e gli inizi della carriera: «Lo conobbi a Firenze attraverso il parroco di S. Gervaso, don Luigi Poggi. Poggi era il padre spirituale di Cresci, mentre il padre naturale non lo aveva voluto riconoscere e lui aveva vissuto con il nonno materno e con la madre»». A metà degli anni '70 Cresci accentuò l'interesse per la politica diventando consigliere nazionale della De e assistente di Amintore Fanfani. Un'ombra nella sua carriera lo scandalo P2. Ma Cresci ha sempre negato di essere un massone. «Sono diceva - tra le migliaia di persone che hanno conosciuto Licio Gelli». Tanti i messaggi di cordoglio arrivati ai parenti. «Con lui scompare - scrive il presidente del Consiglio Massimo D'Alema - un uomo carico di umanità, un avversario leale nell'affermare le proprie posizioni politiche, sempre attento ai valori delle istituzioni e aperto al confronto civile e democratico». Anche i presidenti di Camera e Senato hanno voluto ricordare il giornalista scomparso. «Gian Paolo Cresci scrive Violante - è stato un gentiluomo; ha dato al giornalismo la tempra che gli veniva dalla lunga c autorevole esperienza a fianco di grandi personalità della politica italiana ed il garbo proprio di un'educazione superiore». Messaggi di cordoglio anche da Lamberto Dini, Rosa Russo Iervolino, Walter Veltroni, Rocco Butti- glione, Alfredo Biondi. Con la morte di Cresci il futuro del «Tempo» diventa ancora più incerto. «Per me Cresci è difficilmente sostituibile», ha detto l'amministratore delegato della testata Antonino Testa. «La sua morte è un fatto cui non eravamo affatto preparati. Tutto è accaduto in tempi troppo rapidi e abbiamo bisogno di tempo per pensare alla sua successione». fm.c.l Giampaolo Cresci
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