007 russo

007 russo 007 russo «Mitrokhin? Non ci risulta» Adesso si chiama Svr, Servizio dello Spionaggio Estero, ed è l'erede diretto de) Kgb. Diretto in tutti i sensi, incluso quello della custodia dell'archivo spionistico probabilmente più grande del mondo. Se si eccettua, s'intende, quello della Cia. 11 suo attuale portavoce è un giovane generale che risponde al nome di Boris Labusov e che, contrariamente ai tempi duri e arcigni dell'Unione Sovietica, non disdegna di rispondere alle domande, incluso a (molle che gli si rivolgono per telefono. Anzi, a voler essere franchi, si ha l'impressione che abbia una gran voglia di rispondere. Boris Nikolaevic, mi dica, se è possibile, qual è l'attendibilità di Mitrokhin? «Noi abbiamo fatto, fin dal piimo apparire della storia sui giornali britannici, una verifica molto accurata degli addetti agli archivi e quel nome, mi creda, non c'è. Poi abbiamo verificato più in alto e un colonnello Mitrokhin non si è trovalo. A lei risulta che sia stata mostrata una sua fotografia? A noi no. Quindi per noi Mitrokhin è un mistero. Da quanto è emerso, incluso il libro di Andrew Christopher, risulta che dovrebbe avere 76 anni. Dovrebbe avere lavorato al Kgb circa 12 anni....» Lei vuol mettere in dubbio la sua esistenza? «Mi segua con attenzione, la prego. Pare che abbia raccolto oltre 200 mila pagine di documenti, copiandole a mano. Sbaglio? Non sbaglio. Allora facciamo qualche calcolo. Se togli le ferie e i fine settimana, die da noi sono sempre siali sacri, quel tale Mitrokhin avrebbe lavorato 220 giorni all'anno per 12 anni. In tutto fa circa 80 pagine al giorno, tutti i giorni, copiate a mano. Un record assoluto, difficilmente realizzabile anche se non avesse fatto altro tutto il giorno, lutti i santi giorni. E attorno non c'era nessuno? Non le sembra strano?» Detto così, in effetti.... Ma insomma, lei non lo dice, ma fa capire elio sia tutta una bufatala? «lo non dico niente, io riferisco. Per esempio c'è il parere di Konstantin Melnik, uno dei maggiori esperti del Kgb in occidente, consulente apprezzato dei servizi segreti francesi. Ebbene Melnik ha rilasciato il 20 settembre un'intervista al Journal de Dimanche lo leggo dalla Tass - in cui afferma die tutto il materiale del libro di Christopher è una risciacquatura di cose vecchie di 40 anni, tutte già note». E i 261 nomi italiani? Anche in questo caso è solo roba vecchia, riciclata per scopi che non sono per ora decifrabili? «Per quanto concerne l'Italia, se non sono male informato si tratta di pseudonimi. Oppure lei ha visto i nomi e i cognomi? Per carità, io non ho visto niente». «Bene. Allora mi consenta di sottolineare clic tra uno pseudonimo, quello die noi chiamiamo "clichka", e un nome vero, con cognome e indirizzo allegato, ci corre il mare, come tra il dire e il fare». Io cerco di seguire le sue doduzioni. Ma un addetto ai lavori, un esperto, dovrebbe essere in grado di stabilire i collegamenti tra gli pseudonimi e i nomi. Non è così? «Non direi. Al livello di uno che copia a mano, anche se fosse esistito, questi dati non arrivano. Più in alto, quelli che conoscono i nomi veri erano molto pochi, e non c'era nessun Mitrokhin. Neppure ai tempi nostri, quando i sistemi sono più semplici, sarebbe possibile risalire ai nomi veri. Figuriamoci allora. Ma forse il signor Andrew Christopher ha messo sotto il nome di Mitrokhin un sacco di altra roba». [g. chie.)

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