Il «dossier Mitrokhin» divide Roma

Il «dossier Mitrokhin» divide Roma Registrati anche i finanziamenti concessi alla corrente Pei che si oppose allo strappo con Mosca Il «dossier Mitrokhin» divide Roma Londra ha spedito fascicoli con nomi e attività fino a marzo ROMA Dopo l'ammiraglio Gianfranco Battelli, direttore del Sismi, ieri ò toccato al suo predecessore Sergio Siracusa, oggi comandante generale dei carabinieri, sedersi davanti al procuratore di Roma Salvatore Vecchione e al suo sostituto Franco Ionia per parlare del «dossier Mitrokhin». li Siracusa, preso a verbale come «persona informata sui fatti», ha spiegato quando sono cominciate ad arrivare le prime carte dalla Gran Bretagna, come gli 007 militari le hanno trattate, con quali scadenze gli arrivi sono proseguiti fino al passaggio delle consegne tra lui e Battelli, avvenuto nell'ottobre del '96. Proprio a cavallo di quel periodo, nell'autunno di tre anni fa, è giunta la maggior parte delle carte, che si dividono sostanzialmente in due tronconi: quello relativo a finanziamenti dell'Unione sovietica e quello sulle presunte; attività di spionaggio. I nomi delle persone coinvolte in questa vicenda stanno sia nel primo che nel secondo gruppo, e nel capitolo relativo ai finanziamenti ci sarebbero gli accenni al sostegno sovietico (anche economico) alla corrente che nel Bei di allora si oppose allo «strappo» con Mosca consumato dal segretario Enrico Berlinguer. Quelle informazioni furono valutate dai vertici e dagli uomini del Sismi, con l'avallo del ministro della Difesa Andreatta che ora ha confermato, ma non c'era praticamente nulla che non fosse già noto o che, dal punto di vista penale, non fosse stato nel frattempo azzerato dall'amnistia del I9B9. Anche por quel che riguarda il capitolo spionaggio gli 007 svolsero accertamenti, ma pure in quel caso la conclusione fu che a carico dei sospettati c'era poco o nulla. Di qui la decisione di non trasmettere atti alla magistratura, in attesa di ulteriori riscontri o di nuovi arrivi da Londra. L'invio del «dossier Mitrokhin», infatti, è proseguito anche dopo il cambio della guardia tra Siracusa e Battelli, e gli ultimi arrivi risalgono alla primavera scorsa, marzo 1999. Al procuratore di Roma il direttore del Sismi ha spiegato che lui ereditò la maggior parte del dossier dal suo predecessore, e che sotto la sua gestione e arrivato all'incirca un terzo di tutto il materiale. Ber ora i pin non hanno affrontato il discorso su chi e quando, nel Sismi, avvisò le autorità di governo del «dossier Mitrokhin»; se necessario lo faranno in seguito. All'attenzione dei magistrati romani, al momento, c'è l'incartamento «grezzo» formatosi in Gran Bretagna, cioè le informative del Servizio segreto inglese redatte sulla base delle notizie fornite da Mitrokhin. Si tratta di 600 o 700 fogli che non contengono liste complete o divise per categorie - politici, giornalisti, impiegati o funzionari delle ambasciate - sindacalisti e altro -, ma relazioni e rapporti nelle quali compaiono i nomi delle persone solo avvicinate oppure effettivamen¬ te reclutate dal Kgb in Italia. Una parte di questi documenti si riferisce agli Anni Settanta, e c'è da tener conto che il reato di spionaggio dopo venti anni si prescrive; «rilievo penale», quindi, potrebbero avere solo fatti e segnalazioni successive al 1979.1 pm romani hanno già disposto la traduzione delle carte dall'inglese, e per adesso non ci sono deleghe d'indagine affidate ai carabinieri o ad altre organi di polizia giudiziaria. Non ci sono nemmeno indagati, il fascicolo rimane catalogato tra quelli «non contenenti notizie di reato». Solo più avanti, se emergeranno situazioni da chiarire, i magistrati decideranno di acquisire le «istruttorie» e gli accertamenti svolti dal Sismi sui singoli casi. I nomi delle 261 persone citate nel «dossier Mitrokhin» potrebbero uscire dal segreto istruttorio se si renderà necessario iscrivere qualcuno nel registro degli indagati per approfondire le indagini su singole persone, oppure con un provvedimento di archiviazione inviato, con tutta la documentazione, al Parlamento. Ma questo solo dopo che i magistrati avranno concluso il loro lavoro. Molti fanno paragoni con la vicenda P2, ma in quel caso - al contrario di quanto è avvenuto stavolta - furono i giudici a consegnare i documenti al governo, che potè decidere di renderle pubbliche. Il presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino ha già detto che è sua intenzione chiedere gli atti alla Procura di Roma, ma ha aggiunto: «E' evidente che il materiale sarà trasmesso non appena ciò sarà compatibile con le indagini che si stanno conducendo. Ci sono dei tempi tecnici da rispettare». Per adesso, quindi, tutto rimane coperto dalla segretezza garantita a un'indagine penale, anche se svolta «contro ignoti». Dopo l'interrogatorio di Siracusa, Vecchione e Ionta dovranno cominciare un esamepià dettagliato della documentazione e decidere come proseguire l'inchiesta. [gio. bia.)