Il maestro e la mia voce piemontese
Il maestro e la mia voce piemontese Il maestro e la mia voce piemontese QUANDO incontrai per la prima volta Iginio Bonazzi, mi impressionò di lui la voce. Pareva amplificata, risuonava nella stanza come un tuono e ti avvolgeva con il suo calore e con intonazioni che esprimevano una sincera cordialità. La sua simpatia e il suo modo di vestire, elegante e ricercato, con l'immancabile papillon, infondevano un senso di fiducia che veniva confermata da una conoscenza più approfondita. Ero andato da lui per sapere se era possibile eliminare il mio grave difetto di pronuncia. Con molta franchezza mi rispose che se volevo potevo tentare, ma che non si sentiva di garantire dei risultati. Volli provare. Dopo un anno e mezzo ebbi la mia prima scrittura in Rai come attore, e mi trovai a lavorare al suo fianco in uno sceneggiato radiofonico. Ricordo che fece arrivare dal bar una bottiglia di spumante per festeggiare il nostro grande risultato. Quel successo che apparteneva a entrambi fu la scintilla che fece nascere la nostra amicizia. Mi fu sempre vicino. Quando vinsi il concorso di annunciatore alla Rai mi consigliò di non accettare il contratto e di seguire la mia carriera di attore. Cosi partii per Roma per tentare la strada del doppiaggio. Cominciai subito a lavorare e per me iniziò un'altra vita. Nel frattempo lui faceva ascoltare a tutti i suoi allievi il brano dei «Promessi Sposi» che avevo registrato il primo giorno di lezione e l'ultimo. L'effetto era stupefacente il difetto di pronuncia e l'accento piemontese erano spariti, la mia voce insignificante si era trasformata in qualcosa di gradevole. Quel nastro era il suo orgoglio, era la prova evidente che i suoi metodi di insegnamento, a cui aveva dedicato parte della vita, davano risultati insperati. Iginio non aveva comunque: bisogno di conferme. Era un maestro insuperabile, è stato un grande esperto di dizione e fonetica, la sua serietà e le sua fama hanno portato al «Centro D» allievi da ogni parte d'Italia. Il libro che ha pubblicato «Dico bene?» è a tut- t'oggi l'unico manuale di dizione e fonetica di considerevole importanza. Qualche anno dopo decisi di ritornare a Torino. Fu felice di vedere nascere la mia società di doppiaggio. Quando iniziai a tenere corsi per aspiranti doppiatori mi mandava i suoi allievi migliori. E cosi anch'io, a mia volta, cominciai un po' a ripercorrere la sua strada. Poi alla fine dello scorso anno è mancato e io mi sono sentito orlano. Iginio Bonazzi era una di quelle persone che non deludono mai, che comunicano soltanto cose positive. Dai suoi corsi sono usciti nomi illustri, quasi tutti gli attori, doppiatori e speakers che si sono fatti strada e che sono paniti da Torino, sono stati suoi allievi. Ora tocca a me dirigere il «Centro D» con Vincenzo Melito che è stato suo assistente per venticinque anni. Mi sto impegnando a fondo perche Torino non perda questo fiore all'occhiello che il maestro ebbe l'intuizione di creare nel lontano 1967. Sarà un motivo in più per tenere vivo in tutti il suo ricordo, anche se persone come lui non si possono dimenticare. Danilo Bruni
Persone citate: Danilo Bruni, Iginio Bonazzi, Vincenzo Melito
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