SCUSE MULTINAZIONALI di Ugo Bertone
SCUSE MULTINAZIONALI MONSANTO, NIKE, COCA-COLA... SCUSE MULTINAZIONALI Ugo Bertone AUTOCRITICA più clamorosa della storia del capitalismo si è consumata l'altroieri a Londra, nella sede di Greenpeace. Robert Shapiro, numero uno della Monsanto, il colosso della biogenetica, ha chiesto scusa agli eterni nemici «verdi». «Per colpa della nostra arroganza ha mormorato in videoconferenza dagli Usa - abbiamo fatto arrabbiare più gente di quanta non ne abbiamo convinta...». Mai un leader di una multinazionale si era tanto abbassato di fronte al proprio nemico. Eppure, fino alla vigilia della clamorosa confessione via satellite, mister Shapiro aveva difeso ad oltranza, senza alcun cedimento, le meraviglie della biotecnologia, senza alcuna concessione all'avversario. Poi, la correzione di rotta: noi, ha detto Shapiro, continuiamo a i redere nel progresso scientifico. La biotecnologia, in sé, non è né buona né cattiva: l'importante è conoscerla, saperla maneggiare, capirne gli enormi vantaggi e valutare assieme i rischi. Il lupo, insomma, è all'improvviso diventato un agnellino. Perché? Perché, dopo mesi di arroccamento sulleproprie posizioni, i dirigenti del colosso Usa, pur convinti di aver piena ragione dal punto di vista scientifico, si sono finalmente resi conto che la strategia del muro contro muro rischiava di trascinare l'azienda al fallimento, li cosi mister Shapiro ha preso atto dei suoi tre errori: aver creduto che l'opinione pubblica europea avrebbe prima o poi digerito le biotecnologie come quella americana; aver sottovalutato l'impopolarità dei molti, troppi «segreti industriali» opposti alla voglia di sapere del pubblico; infine, peggio di tutto, aver i recluto t he l'America di Clinton avrebbe prima o poi imposto all'Unione Europea di piegarsi alle scelte Usa. Solo quando sull'orizzonte della monsanto si è profilata la sfida giudiziaria guidata dall'avvocato Michael I lausfeld, lo stesso della causa agli gnomi elvetici per l'oro sottratto agli ebrei e alPExxon per t danni provocati dall'affondamento della petroliera Valclez, mister Shapiro ha trovato il coraggio di chiedere scusa. «E la scelta migliore - spiega da Zurigo il professor Ulrich Steger, grande esperto di marketing in condizioni di crisi - ma pochi managers lo capiscono: pensano di aver ragione, non capiscono che trascurare le emozioni dell'opinione pubblica è un suicidio». Lo hanno imparato a loro spese i dirigenti della Nike, accusati per lo sfruttamento del lavoro minorile, o della Coca-Cola, decisi a respingere, in un primo momento le accuse della diossina. In tutti questi casi, l'arroganza non ha pagato. E le se use, tardive, bruc iano di più,
Persone citate: Clinton, Robert Shapiro, Shapiro, Ulrich Steger
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