LA LIBERTA' DI STAMPA PERICOLO PER IL KOSOVO di Luca De Biase
LA LIBERTA' DI STAMPA PERICOLO PER IL KOSOVO INTERNET E TABU LA LIBERTA' DI STAMPA PERICOLO PER IL KOSOVO Luca De Biase LA libertà di stampa è un pericolo per la democrazia. Per le anime democratiche occidentali questa è un'affermazione tabù. Ma in Kosovo ci sono giornalisti che lo sostengono. Solo Internet può connettere due punti di vista tanto diversi. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (organizzazione Usa di volontari per la libertà di stampa), ha reso nolo un rapporto sulle diverse opinioni che si stanno formando in Kosovo in materia. 11 sito è www. cpj.org. Mentre i serbi lasciano la regione e gli albanesi prendono il potere, sotto il controllo della Nato e dell'Onu, una parte della stampa indipendente sta pubblicando articoli che incitano l'etnia maggioritaria a vendicarsi dei torti subiti da quella minoritaria. Così l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha preso in mano la situazione e ha formato un gruppo di intellettuali e giornalisti kosovari di etnia albanese e serba, affidando loro l'incarico di trovare una forma di regolamentazione per ridurre 1' effetto perverso del la 1 ibertà di stampa quando è usata per alimentare l'odio razziale. Shkelzen Maliqi, un intellettuale di etnia albanese che ha accettato di far parte del gruppo e che lavora per l'Open Society Institute di Pristina, un'organizzazione finanziata dai finanziere George Soros, sostiene: «Abbiamo bisogno di un codice di condotta per la stampa. Di fronte a questo problema il Kosovo deve adottare un approccio all'europea e non all'americana». In Europa questo discorso ha ottenuto un certo seguito. In America ha generato una sollevazione di intellettuali decisi a sostenere che l'odio razziale non si combatte impedendo a chi lo alimenta di esprimersi ma favorendo la moltiplicazione di voci alternative. La libera stampa della violenza si combatte insomma solo con la Uck, «ese ito» kosovaro libera stampa della non-violenza. Questo dibattito si può seguire con completezza solo via Intemet. La facile accessibilità dei diversi punti di vista è uno dei motivi principali di ottimismo sull'effetto culturale e politico dell'esplosione dell'informazione via Intemet. Ma dove porteranno questi sviluppi? La fine dell'utopia dell'obiettività e il relativismo universale possono essere una conseguenza. Un esempio viene dal modo in cui sta evolvendo la localizzazione delle enciclopedie nelle diverse lingue. L'Encarta, la più venduta enciclopedia del mondo, prodotta dalla Microsoft è offerta in diverse lingue. Ma le informazioni non vengono solo tradotte, vengono adattate alle diverse culture locali. Così per esempio, nell'Encarta americana l'inventore del telefono è Graham Bell mentre in quella italiana è Antonio Meucci. Il sapere obiettivo non è più l'oggetto dell'enciclopedia, perché nei nuovi media i diversi punti di vista possono trovare tutti eguale spazio di espressione e per ragioni di mercato si sceglie di usare questa possibilità. Si vende di più accettando il punto di vista di una cultura piuttosto che cercando di modificarlo. Ma dal punto di vista tecnologico, si potranno con la stessa facilità sviluppare anche servizi di comparazione tra punti di vista per ritrovare una obiettività interculturale mai vista nelle epoche precedenti. Il che corrisponde certamente al bisogno nascente nelle società europee di assorbire l'afflusso delle persone che immigrano da altre parti del mondo. Che cosa produrrà lo sviluppo di siti come quello dello European Journal of Intercultural Studies (www.carfax.co.uk/eji-ad.htm) collegato ai siti delle organizzazioni che propongono scambi transnazionali di studenti e magari ai siti delle agenzie di viaggio? Un fatto è certo. Internet è soprattutto un fenomeno culturale. Uck, «esercito» kosovaro
Persone citate: Antonio Meucci, George Soros, Graham Bell, Shkelzen Maliqi
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