SASSI di Rocco Moliterni

SASSI Software house e vecchie cantine: nel cuore di Matera si ripopola la città fantasma, Patrimonio dell'Umanità La vita dei SASSI Rocco Moliterni inviato a MATERA RECINTO Fiorentini è uno slargo nel cuore dei Sassi, tra case di tufo e impalcature di ferro. C'è una porta verde e un'insegna di metallo: «La Traccia Software House». Dentro, in quelle che un tempo erano grotte e adesso un ambiente di lavoro ovattato e ipertecnologico, venti persone lavorano ai computer. «Siamo venuti qui nel 1992 - racconta Franco Petrella, 40 anni e una laurea in informatica -. Siamo stati la prima azienda a insediarsi nei Sassi. Realizziamo software per imprese private e per ospedali. Abbiamo ad esempio messo a punto un sistema telematico che permette ai medici di controllare a distanza lo stato dei pazienti dializzati. Ma nel nostro sito www.netsystems mandiamo anche in Realvideo le immagini del Carnevale o della Festa patronale». La Traccia è nata del 1980, da un gruppo di amici, ingegneri o laureati in informatica, che non accettava l'idea di dover emigrare per trovare lavoro. «Nei Sassi ci siano venuti perché allora erano boicottati da tutti, per noi fu una sfida dimostrare che qui si poteva vivere e lavorare». Nel 1950 circa 15 mila persone abitavano nelle case e nelle piazze scavate nel tufo, in quell'agglomerato di strade e scale e chiese unico al mondo che l'Unesco ha dichiarato nel '93 patrimonio dell'Umanità. Erano soprattutto contadini e braccianti, ma anche artigiani, piccoli commercianti o funzionari statali. Le condizioni di vita e di igiene, come racconta Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli, erano disumane e una legge del '52 impose loro di abbandonare quelle abitazioni, spesso poco piti d'una grotta. Ora a poco a poco il Sasso Caveoso e quello Barisano tornano a vivere. Dopo anni di discussioni, di polemiche, di concorsi, di leggi e di decisioni rinviate, sono già 2000 le persone che in qualche modo «riabitano» le case nella pietra. Non hanno la coppola del cafone e decine di figli (Matera ha oggi i tassi di natalità più bassi del Sud); sono professionisti, artigiani, panificatori (sarà l'acqua o il grano duro, ma il pane da queste parte ha un sapore unico) o giovani coppie cui il Comune finanzia il 50 per cento dei lavori di ristrutturazione. Cosi girando per cortili e «vicinati» sotto il sole che picchia, benché sia ottobre, e spinge i cani a addormentarsi all'ombra di qualche cornicione, s'incontrano software house come la Traccia e antri dove qualcuno sciacqua bòtti e tini e se metti il naso dentro ti offre un bicchiere di moscato. «La famiglia di mia moglie abitava qui - dice Tomaso Bruno, 76 anni e la faccia di chi sa cosa significa la fatica, mentre pulisce il cortile dai graspi di uva - e abbiamo tenuto la cantina. Noi viviamo nella Matera nuova, ma torniamo per fare il vino. Come noi c'è molta gente, per le botti il clima è ideale». Ad aiutarlo ci senti la moglie, il figlio che fa il dentista, ha la moto e l'aria di chi passerebbe diversamente la mattina, e il cognato che ti mostra come si filtra il moscato. Per altri il ritorno nei Sassi ha un significato diverso. «La mia famiglia - spiega Leo Montemurro, segretario trentaquattenne del consorzio artigiano Altobello Persio - era di mugnai. Avevamo un piccolo palazzotto nei Sassi che poi fu venduto. Io ho deciso di tornarci perché sono convinto che bisogna recuperare i saperi che qui c'erano. I Sassi sono un esempio straordinario di bio-architettura, di costruzioni fatte con materiali naturali. Non li hanno costruii i ingegneri o architetti ma contadini-artigiani». Cosi il Consorzio che prende il nome da un scultore del '400 nato da questa parli, autore del presepio di pietra nella Cattedrale, mette insieme ebanisti e falegnami, fabbri e ceramisti in grado di restaurare con le antiche tecniche palaz zi e case di tufo. E' del Consorzio la promozione della Biennale di Arti Applicate che nell'estate 2000 porterà in città artigiani e artisti da tutta l'area mediterranea. «Certo - aggiunge Montemurro - abitare qui ha anche svantaggi. Devi accettare ogni due anni di ritinteggiare tutto perché l'umidità scrosta i muri, ma io sono contento perche mi sono riappropriato di un pezzo della mia identità, lì poi, vuoi mettere il senso di libertà che provi al mattino aprendo la finestra e guani,indo questo spettacolo?». Uno spettacolo che ha incantato fotografi come Carrier-Bresson 0 Mario Cresci, registi come Laltuada che venne a girare; La lupa, nel '51,o Pasolini, che vi ambiento nei primi Anni 60 il suo Vange lo secondo Matteo, o ancora lo spagnolo Arrabal che vi ha trovato il set ideale per L'albero di Guernica. Ma i Sassi non sembrano affascinare più di tanto molti materani, che li considerano testimonianza di un passato e di un modo di viveri? che vorrebbero, se non proprio cancellare, almeno dimenticare. Magari ti accompagnano volentieri, ti raccontano le storie dei monaci orientali che abbandonarono la Grecia nel sesto secolo dopo Cristo, al tempo delle persecuzioni da parte degli iconoclasti, e trovarono rifugio in queste calanchi calcarei che si chiamano murge e gravine, crearono e affrescarono una miriade di chiese rupestri come Santa Maria della Virtù e diedero vita a conventi e monasteri che costellano ancor oggi la città. Ma gli stessi che sanno tutto di queste pietre poi ti confessano che preferiscono vivere nei quartieri ere- scimi, negli ultimi cinquantanni, lontano dai Sassi La storia di Matera in questo mezzo secolo è esemplare delle mille contraddizioni del Sud. A viverla in prima persona e stato Leonardo Sacco, uno dei superstiti del gruppo olivettiano che alla fine degli Anni 40 raccolse in Lucania economisti, sociologi e architetti. Un passato nel Partito d'Azione, amico di Carlo Levi, collaboratore del Mondo di Pannunzio, autore di saggi e pamphlet, dopo anni passati a criticare le politiche urbanistiche delle giunte democristiane, da poche settimane Sacco è assessore ai Sassi e all'altipiano murgico, nella giunta di centro sinistra del sindaco Minieri. Ricorda le battaglie contro '.'abbandono dei Sassi, l'esperienza del villaggio La Martella, ideato da Adriano Olivetti e progettato da Quaroni a pochi chilometri da Matera («L'accusarono di aver fatto una chiesa dove era diffìcile pregare»), la legge 771 dell'Ho che aiuta chi vuole ristrutturare le vecchie abitazioni. «Per anni aggiunge - le leggi sui Sassi sono servile per finanzia re i nuovi quartieri, anche se non ce n'era bisogno. Solo nel '67, dopo alcuni crolli, siamo riusciti a far [lassare l'idea che ci voleva un concorso internazionale, per recuperare quel patrimonio ormai a rischio. Dopo tpiasi veni 'anni arrivò finalmente hi legge». La 771 prevedeva il rientro di quattromila persone «Siamo a meta strada. Abbiamo il problema dell'abusivismo, di chi usa magari le grotte per conservare pomodori o peperoni e non se ne vuole andare. Poi ci sono da migliorare le infrastrutture: vogliamo che le linee elettriche siano interrale. La legge c'è, non c'è da inventare nulla, si tratta di applicarla. Non vogliamo fare di Matera un'altra Alberobello con i turisti che arrivano un giorno, guardano i trulli, comprano un souvenir e ripartono Un turismo di qualità già l'abbiamo, destineremo a mostre a iniziative culturali una parte dei Sassi. Ma devono tornare a vivere le piazze, le botteghe, le officine. Vogliamo ritrovare i colori, gli odori e i suoni, ricomporre quel tessuto umano e di rapporti che li caratterizzava». In una poesia Michele Parrella, amico di Rocco Scotellaro, si chiedeva «dove sono finiti gli usci, le sedie, le voci dei Sassi?». Forse stanno per ritornare, anche se le antenne paraboliche sui terrazzi di tufo fanno capire che mescoleranno al dolce accento di Matera, quello degli speaker della Cnn. Case, piazze e chiese scavate nel tufo ospitano laboratori e botteghe artigiane limitili dell Età delhn»i:i> simili agli enigmatici •mi mwnenti solaridelSaixtra, sistemi di raccolta delle acque apici delle zane unde. affreschi e cripte mjK'siri diivigiiiei mentali\ Basta affacciai oltre la passeggiata del a irsi > priru i/kilt 'ili Maura penivi tirsi immersi in un mundi) t dienti, primoidiale, <k n e passato e presenti : nattm i e a moscenza si incrociano e et nifi nidi mi i m init i scenario iiiiiiidhi^< yy PIETRO LAUREANO (1993) Dentro quei buchi neri, dalle pareti di lena, i <edevó i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stai ano sdraiati i ami, lepecore, I le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, nomini, do> me, bambiniebestie, yy CARLO LEVI (1945) • • ' 'M*®***^ìtr-$£&* *A$W^*- '* -• • » \, ..I?Mk--1Ì_ Vi..- - ■ , ° < _. * ■ li»! ** " "f il:: . w^ÌÌ^Ìì - ■ - < - j^i t- fgJ^Sg* , Una fotografia del Sasso Barisano dal volume «Giardini di pietra» (Bollati Bonnghiert) dell'architetto Pietro Laureano Lo studio e stato la base per la candidatura della citta lucana a patrimonio mondiale Unesco