Caro lettore, sono ilfilosofo Savater ti invito a giocare con me al mistero del mondo

Caro lettore, sono ilfilosofo Savater ti invito a giocare con me al mistero del mondo VH LIBRO Ài EIPRNQ Caro lettore, sono ilfilosofo Savater ti invito a giocare con me al mistero del mondo Giuseppe Cassieri IL titolo suona magari un po' ridondante, ma il notevole successo del libro dimostra che Fernando Savater, professore di filosofia all'Università di Madrid e autore ripetutamente tradotto in Italia, ha saputo intercettare un diffuso stato d'animo: l'angoscia di scoprirsi più che mai soli e fragili nel rimbombo delle lusinghe planetarie e, insieme, bramosi di contrastare, per quanto possibile, la comunicazione torrenziale. Con affabilità (fin nella dedica: «a coloro che non hanno le idee del tutto chiare»), con suggestivi ricorsi alla poesia, al romanzo, al cinema, a consacrati campioni del ciclismo: con aperta ironia per la disciplina di appartenenza (la figura del filosofo perdigiorno, il rischio continuo dell'astrattezza, della vacuità verbale), Savater invila l'etero- genea platea a mettersi in gioco con lui, a pedalare con lui, non per conquistare un'improbabile verità o per dissipare dubbi, ma «per addentrarsi nelle incognite». Addentrarsi e uscirne, questo si, più vigili e rafforzati. Ciascun tema è seguito da un grappolo di quesiti - troppi, direi che consentono un prolungamento del dialogo con l'autore. I£ tengono banco, nella decina di capitoli, i rapporti spesso conflittuali di scienza e filosofia («La scienza aspira a conoscere ciò che esiste e accade; la filosofia si dedica a riflettere sull'importanza che ha per noi ciò che sappiamo esistere e accadere»), le ricognizioni cosmolo- giche, con misurato sarcasmo per le conclusioni degli scienziati e dei teologi, la drammatica necessita del vivere comunitario («Non saremmo ciò che siamo senza gli altri, ma ci pesa essere con gli altri»), il brivido della bellezza nell'opera d'arte, la maschera enigmatica del tempo, i concetti equivoci di «naturale» e «artificiale»... Non mancano qua e là euforici colpi di tamburo che verosimilmente acuiscono la fantasia dei numerosi invitati a filosofare. Ne scelgo due. Là dove si parla della miscela di sdegno e adorazione che circonda i prodigi della tecnica, Savater compie un bel salto analogico e afferma: «Fra le tecniche ve n'e una essenziale da cui discendono le altre e senza la quale non si potrebbe fabbricare nulla. Si tratta del capolavoro degli esseri umani: la società». C'è da tirare un sospiro di sollievo. Ognuno, volente o nolente, ha portato il suo mattone e può dunque ritenersi artefice di quel capolavoro. Sospiro maggiorato ci avviene di tirarlo nelle pagine finali allorché si torna a discorrere della morte, della paura della morte, e le si irride entrambe. Giustamente Savater adotta il corsivo per il messaggio che si accinge a trasmettere e quindi proclama: «Tutti ab biamo sconfitto la morte già una volta, quella decisiva. Come? Nascendo». Implicite ci sembrano le conseguenze: alleggerimento emotivo nell'elaborazione del lutto e un dilagare di pargoli festanti nella simbologia dei funerali. Femando Savater le domande della vita Fernando Savater Le domande della vita Laterza 244 pogine 25 000 Ure

Persone citate: Fernando Savater, Giuseppe Cassieri, Savater

Luoghi citati: Italia