Bancaroma a un passo dal Mediocredito
Bancaroma a un passo dal Mediocredito Oggi scade il termine per la presentazione delle offerte per conquistare anche il Banco di Sicilia Bancaroma a un passo dal Mediocredito Ma in corsa ci sono anche Unicredtt e le Popolari del Nord- Est MILANO Tre erano e tre sono rimasti, a meno di clamorose (e improbabili) sorprese dell'ultima ora, i pretendenti all'acquisizione del Mediocredito centrale, la banca presieduta da Gianfranco Imperatori che ha nel suo portafoglio il 60% del Banco di Sicilia. Ma chi sarà tra i tre moschettieri Unicredit, Banca di Roma e la cordata capeggiata dalla Popolare di Vicenza che comprende Popolare di Bergamo, d'Emilia, la compagnia francese Cardif più un gruppo di imprenditori siciliani con la Gtp di Tonino Perna e la Finnat di Giampiero Nattino - a passare realmente dalle parole ai fatti si saprà questa sera, data ultima per la presentazione delle offerte al Tesoro. Decisione non facile, perché partecipare e non vincere potrebbe compromettere, e non poco, immagine e prestigio di una banca e, tanto per fare nomi e cognomi, non piacerebbe certo all'Unicredit di Lucio Rondelli e Alessandro Profumo (che ieri è stato per oltre un'ora a Palazzo Chigi) prendersi un'altra porta in faccia dopo essere già stato respinto sul fronte Comit. Tanto ò vero che solo dopo una riunione informale che si terrà in giornata, il vertice Unicredit stabilirà se presentare o no un'offerta economica che, detto per inciso, a dar credito ai numeri (a dodici zeri: tra i 2.500 e i 3mila miliardi) circolati sul valore dell'intero pacco di Mediocredito, è offerta impegnativa, almeno per chi come Unicredit e Banca di Roma - è interessato al 100% del capitale. Diversa la proposta della cordata Popolari-imprenditori siciliani: Vicenza punta a un 15% del Mediocredito con un altro 15% diviso in parti uguali tra Emilia, Popolare di Bergamo e Cardif e a questo 30% si aggiungerebbero le quote (tra il 10 e il 15%) acquisite da imprenditori siciliani, da Perna e da Nattino. In questo caso, essendo il Tesoro interessato a uscire del tutto dal Mediocredito, la proposta è di procedere a un'offerta pubblica di vendita su quanto resterà del capitale: un'opv che piace molto agli ambienti finanziari e politici siciliani (ma anche all'intellighentia che ieri è uscita allo scoperto con un appello firmato da 40 personaggi, tra i quali l'editrice Elvira Sellerio, il regista Giuseppe Tomatore, gli scrittori Vincenzo Consolo e Andrea Camilleri, nel quale viene chiesta «la salvaguardia dell'autonomia del Banco di Sicilia» e che non siano «interrotti i legami che da sempre legano la banca ai siciliani») che danno per certo che, in caso di offerta, sarebbero «milioni» i siciliani pronti a rispondere con entusiasmo alla chiamata. E forse anche per questo il progetto Popolari-imprenditori siciliani a torto o a ragione sembra godere di molti sponsor e supporter, soprattutto all'interno del Mediocredito e del Banco. Ma certo, alla fin fine, la scelta di questo o quell'acquirente dipenderà dall'entità delle offerte che saranno presentate entro questa sera e che verranno esaminate dal Tesoro insieme ai due suoi advisor, JP Morgan e Crédit Suisse First Boston. Oltre gli appelli autorevoli di intellettuali e politici, conterà anche il quantum. Anche se è difficile immaginare che questo nuovo tassello nel puzzle della riorganizzazione del sistema creditizio italiano non finisca per dipendere dalle altre decisioni e scelte che si vanno determinando nel pendolo degli equilibri bancari e finanziari. Chiaro, per esempio, che all'Unicredit potrebbe far molto comodo, e non solo per un rilancio di immagine, incassare il Mediocredito e il Banco di Sicilia nel caso in cui la Bnl finisse col passare al polo Imi-Sanpaolo nell'ambito di una mediazione sul caso Ina-Generali. Idem per la Banca di Roma che, con l'acquisto del Banco di Sicilia, potrebbe riaffermare la sua leadership sul Mezzogiorno in qualche modo compromessa con il passaggio a Torino del Banco di Napoli. In più a Cesare Geronzi, attentissimo a coltivare gli appoggi politici necessari, un blitz vittorioso sul Mediocredito potrebbe giovare per scrollarsi di dosso l'immagine di una banca che negli ultimi temili, dopo il fallito matrimonio con la Commerciale, è stata soprattutto oggetto di attenzioni e di proposte d'acquisto (dall'Opa del Sanpaolo, stoppata, all'ingresso dell'olandese Abn Amro): non più preda, ma predatrice. Per questo, c'è chi da per fatta la scelta della Banca di Roma che piace, si dice, a palazzo Chigi e in Banca d'Italia. [a. z.) min Serve un'offerta da 3000 miliardi per conquistare il 100 per cento Il presidente del Mediocredito Centrale Gianfranco Imperatori Il presidente di Bancaroma Cesare Geronzi
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