Carcere duro per Pazienza
Carcere duro per Pazienza Per la Procura il regime è necessario per interrompere le sue trame Carcere duro per Pazienza Il faccendiere tentò di ricattare Violante ROMA Da ieri mattina il faccendiere Francesco Pazienza è sottoposto ai rigori dell'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario, quello che regola le modalità del «carcere duro» fino ad ora riservato soltanto ai boss mafiosi, con l'unica eccezione di un sequestratore di persona. Il provvedimento, firmato nei giorni scorsi dal ministro della Giustizia, era stato sollecitato dalla Procura di Roma, a seguito dell'indagine su una presunta associazione per delinquere di cui Pazienza farebbe parte e della quale avrebbe tirato le fila mentre era rinchiuso nel carcere di Alessandria. Si tratta dell'inchiesta che ha Ijortato alla scoperta di un tentativo di ricatto - organizzato secondo l'accus3 dallo stesso faccendiere detenuto - contro il presidente della Camera Luciano Violante, non andato in porto perché un intermediario si sottrasse alle richieste avanzate dai presunti complici di Pazienza. In pratica, stando alla ricostruzione fatta dai magistrati, Pazienza voleva ottenere l'appoggio di Violante all'istanza di revisione del processo per il depistiggio delle indagini sulla strage alla Stazione di Bologna, processo elle s'è concluso con la condanna definitiva del faccendiere a dieci anni di carcere. Per ricattare Violante era stato predisposto, con la complicità di alcuni complici tra cui almeno un ispettore di polizia, un falso dossier sul sequestro Sodffiantini contenente accuse contro il vice-capo della polizia Gianni De Gennaro e contro lo stesso Violante, che sarebbe stato a conoscienza e avrebbe coperto le irregolarità denunciate nel falso documento. Per la Procura di Roma questa ed altre vicende sono la prova che dalla sua cella (nella quale sta scontando la condanna che scadrà nel 2003) Pazienza continuava a manovrare persone che - è com'è scritto in un provvedimento del giudice - «si ponevano stabilmente al suo servizio». Di qui la richiesta dell'applicazione del 41 bis, pro¬ prio per interrompere contatti con l'esterno ed altre, eventuali trame. L'altro ieri i legali del faccendiere avevano negato che ci fosse una richiesta della magistratura per imporre le regole del «carcere duro» al loro cliente, e non escludevano che Pazienza potesse entro breve tempo «usufruire dell'applicazione dei benefici previsti dalla legge, come la liberazione condizionata». In passato questi beneficigli erano stati negati, e per protesta il detenuto aveva iniziato uno sciopero della fame concluso il 30 settembre scorso, mentre uscivano le prime notizie sul falso dossier contro Violante. In ogni caso Francesco Pazienza continua a proclamarsi innocente. «Il mio cliente - ha spiegato nei giorni scorsi uno dei suoi difensori, l'avvocato Livia Trombetta De Gori - ha ricevuto soltanto un avviso di garanzia per il reato di associazione per delinquere, non ha nessuna responsabilità nella vicenda, non sa nulla dei falsi dossier e nei mesi scorsi aveva chiesto un confronto con Rocconi (uno dei suoi "terminali" fuori dal carcere, secondo l'accusa, ndr) che non c'è mai stato», [gio.bia.] Il faccendiere Francesco Pazienza è sottoposto ai rigori del'articolo 41 bis sul regime carcerario
Persone citate: Francesco Pazienza, Gianni De Gennaro, Livia Trombetta De Gori, Luciano Violante
Luoghi citati: Alessandria, Bologna, Roma
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