Il blitz ceceno diventa una guerra lunga di Anna Zafesova

Il blitz ceceno diventa una guerra lunga Grozny mostra le foto del presunto massacro su un autobus di sfollati bombardato dagli aerei russi, i profughi sono ormai centotrentamila Il blitz ceceno diventa una guerra lunga Mosca stanzia nuovi fondi: siamo soltanto alla fase uno Anna Zafesova MOSCA La Russia si prepara a una lunga guerra in Cecenia. Ieri Mosca ha ufficialmente informato i paesi della Osce di aver superato nel Caucaso il tetto massimo della presenza di armamenti e truppe, previsto dal Trattato sulle anni convenzionali in Europa. Un passo dettato, secondo il comunicato, dai «supremi interessi nazionali» della Russia nel difendersi dal terrorismo islamico. Che la Russia abbia piani a lungo termine, lo si intuisce anche dalla decisione del governo di aumentare i finanziamenti al complesso militar-industriale. Il vice-premier Ilja Klebanov ha annunciato ieri lo stanziamento di 4 miliardi di rubli (circa 1 300 miliardi di lire) solo per gli ultimi 3 mesi del '99, per finanziare l'operazione militare in Cecenia. Questi soldi serviranno in primo luogo per aerei, elicotteri, strumenti di co- municazione e giubbotti antiproiettile. E per il bilancio del 2000 si prevede un aumento delle spese \m la difesa di oltre un miliardo di dollari. Il coniando russo continua a negare ufficialmente una nuova avanzata russa. Ma i toni di queste smentite dal categorico passano all'allusivo. Il premier Vladimir Putin ieri ha spiegato che il «cordone sanitario» è solo la «prima tappa» dell'operazione, il cui obiettivo finale è quello di «distruggere i terroristi sul territorio ceceno». Un'impresa che, come ha riconosciuto il capo del governo, «comporterà perdite», ma «domani le vittime saranno ancora più numerose». In altre parole, il Cremlino non si preoccupa più nemmeno a nascondere i suoi piani di una guerra su larga scala. Con tutti i mezzi: il ministro dell'Interno Vladimir Rushailo ieri ha promesso di fare il possibile per «catturare ed eventualmente eliminare fisicamente» i capi della guerriglia islamista Sbandi Bassaev e Khattab. L'unico problema, secondo il ministro, è trovare i terroristi. Impresa davveio difficile, visto che entrambi nei giorni scorsi hanno concesso interviste in pieno giorno, a Grozny. Ieri l'aviazione russa ha proseguito bombardamenti a tappeto del territorio della Cecenia. Secondo fonti locali, i raid hanno fatto 30 morti nel villaggio di Elistanji, a est della repubblica. Già 130 mila profughi si sono rifugiati nella vicina Inguscezia, il cui presidente Ruslan Aushev ieri ha parlalo di «catastrofe umanitaria». Le autorità russe infatti proibiscono ai eoceni - incluse donne e bambini - di entrare in territorio russo, temendo infiltrazioni di «terroristi». Permolti profughi non rimane che tornare indietro, sotto le bombe. Ieri una colonna di 4 autobus con sfollati che tornavano nelle loro case è stata attaccata dai russi. Il fatto viene smentito dai militari, ma un fotografo dilettante ha scattato immagini durante l'attacco e ieri le ha consegnate alle agenzie di stampa. Tra quelli che ritornano c'è anche la moglie del presidente ceceno Aslan Maskhadov Kusama, rientrata ieri dalla Georgia. Il comando russo afferma che è stata riconosciuta e aggredita dai profughi alla frontiera, e solo un intervendo dei militari russi le ha salvato la vita, E il presidente Maskhadov nel frattempo, perdendo ogni speranza di un negoziato con Mosca, si è rivolto ieri alla Nato, chiedendole di fare per la Cecenia ciò che ha fatto per il Kossovo. Il commissario per le relazioni internazionali dell'Unione Europea Chris Patten, in visita a Mosca, ha espresso la sua preoccupazione per la sorte dei civili nel Caucaso e ha proposto ai russi la sua mediazione nelle trattative con gli indijxmdentisti. Un'offerta che è stata rifiutata: «Una mediazione tra il potere centrale e una delle regioni russe è inconcepibile». Ieri Mosca ha creato un «governo legittimo» della Cecenia, ovviamente filorusso. Putin: ci saranno perdite ma domani sarebbero di più Il presidente Maskhadov chiede la mediazione della Nato £ Una famiglia di profughi ceceni £ attraversa il confine con TOssezia