Consiglio do Israele: ebrei, via dall'Austria di Tito Sansa
Consiglio do Israele: ebrei, via dall'Austria Un inviato a Vienna per organizzare l'emigrazione. Il capo della comunità: non faremo le valigie Consiglio do Israele: ebrei, via dall'Austria Polemica rovente su Haider Tito Sansa VIENNA Da Israele arriva una nuova borda ta contro l'Austria, colpevole d avere dato domenica più del 2/ per cento dei voti al partito nazional-liberale di Joerg Haider; da Vienna rispondono indignati il presidente della Repubblica Thomas Klestil e il cancelliere uscente Viktor Klima, che definiscono «inaccettabile», «vergognosa» la campagna di stampa «diffamatoria» scatenata «per ignoranza o intenzionalmente» contro il loro Paese. Ma David Levy, ministro degli Esteri israeliano, non demorde e minaccia di nuovo la rottura dei rapporti diplomatici con l'Austria - che «deve cancellare il marchio di Caino che porta in fronte» - qualora dovesse far partecipare il partito di Haider al governo. «Un atto isterico - ha commentalo lo stesso Haider -. In un mondo civile non si reagisce con le minacce, ci si siede e si discute con quanti hanno idee diverse». Nella disputa virulenta, che non ha precedenti nei più recenti rapporti tra Vienna e Gerusalemme (neppure dopo l'elezione dell'ex nazista Kurt Waldhoim, nell'86, alla presidenza della Repubblica le relazioni diplomatiche furono interrotte) si è infilato da Israele il direttore della semigovernativa «Jewish Agency» Saliai Meridor, annunciando che (si dice su suggerimento del presidente Weizman) manderà a Vienna un inviato straordinario per convincere gli ebrei austriaci ad abbandonare il Paese, a suo avviso diventato invivibile, e ad aiutarli nella bisogna. Le preoccupazioni suscitate in Israele dal successo (per altro parziale) di Joerg Haider hanno sorpreso non poco i membri della comunità ebraica a Vienna, fiorentissima fino alla guerra e ridotta oggi a meno di diecimila unità. A nome di tutti ha parlato il presidente Ariel Muzikant il quale, assai diplomaticamente, ha da una parte lamentato il voto espresso domenica da più di un austriaco su quattro, dall'altra ha criticato l'eccessiva reazione straniera, in particolare quella del ministro degli Esteri israeliano, del quale tuttavia capisce la rabbia «perché in Austria sono state usate parole che non si sentivano più dai tempi del Reich». «Stiamo però attenti ha ammonito Muzikant - a non aprire un conflitto ebraico-austriaco o austriaco-israeliano. Se in passato non sono state ascoltate le voci della saggezza, è venuto il tempo di farlo qui in Austria. E' inutile agitarsi, bisogna spegnere le fiamme se all'estero gridano "al fuoco"». Alla notizia dell'imminente arrivo a Vienna di un incaricato speciale della «Jewish Agency» per indurre gli ebrei austriaci a trasferirsi in Israele, il presidente della comunità ha risposto con nonchalance: «Da decenni la "Jewish Agency" ha un suo emissario a Vienna. Sia benvenuto quello nuovo, benché non sappiamo quello che vuole, e non ci occorra. Ogni giorno alle 10,25 c'è un aereo che parte da Schwechat per Tel Aviv, chi vuole può prenderlo. L'invio di un delegato è "out of proportion", per dirla delicatamente», Alla domanda se gli risulti che qualche ebreo viennese abbia accennato a partire per il timore che Joerg Haider entri a far pane di un governo, il capo della comunità ha risposto che «l'allarme è una montatura ingiustificata. Scriva pure che gli ebrei austriaci non fanno le valigie». Fa effetto la difesa, per il terzo giorno consecutivo, dell'elettorato di Haider un po' da tutti, esclusi i verdi. Durante una conferenza convocata ieri dal partito popolare (democristiano) per i giornalisti stranieri, il direttore degli Affari Politici Martin Auer ha detto che l'opinione pubblica «deve abituarsi alla idea che la Fpoe deve partecipare al governo, Haider e il suo partito devono sottoporsi al test della responsabilità, mostrare quel che sono capaci di fare». «Gii elettori vogliono un cambio di guardia, un vento fresco», ha aggiunto il politologo Peter Ulram, che considera la coalizione con la Fpoe «inevitabile».
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