Referendum elettorale, torna il comitato del No di Diego Novelli

Referendum elettorale, torna il comitato del No Da Diego Novelli a Giuliano Urbani si riforma il fronte del 18 aprile. Parola d'ordine: quesito illegittimo Referendum elettorale, torna il comitato del No Via al duello tra i giuristi Guido Tiberga ROMA L'attacco: «Truffatori, poco intelligenti, arrampicatori di specchi, privi di dignità, privi di logica, privi di senso comune, peggio del peggio di'l peggio, violentatori del Parlamento, protervi, arroganti e masochisti della politica». La difesa: «Bugiardi, ignoranti, malfidati, azzeccarbugh, cavillosi, violentatori della volontà popolare, deboli, fragili, inconsistenti e ciurlatoli nel manico». «Hieccoci», scherza Diego Novelli annunciando la rinascita del trasversalissimo «Comitato del No» al referendum elettorale: dall'azzurro Urbani al rosso Bertinotti passando per cossuttiani, socialisti, popolari e minoranze varie della maggioranza. «Rieccoli», tuonano Mano Segni e Poppino Calderisi, sventolando una lista che elenca giuristi, costituzionalisti ed espelli di tecnica referendaria da oppone agli esperti, ai costituzionalisti e ai giurisi i avversari. Il testo del nuovo referendum contro la (piota proporzionale è identico a quello che si scontro contro il muro del quorum nella notte tra il Hi e il 10 aprile. Questa volta, lo scontro non e sull'«ammissibilità» del quesito, ma sull'interpretazione della norma che impedisce di riproporre un referendum respinto prima che siano trascorsi cinque anni. In aprile hanno vinto le astensioni, non i voti contrari: di qui lo scontro sulla «legittimità» del voto. Il referendum di primavera, questo è il punto, e staio «respinto»? Oppure la mancanza del quorum lo ha congelato in una sorta di non luogo a procedere? Novelli, presidente del ricostituito Comitato del No, non ha dubbi: «Onesto referendum e illegittimo», dice l'ex sindaco di Torino, seduto tra Sergio Garavini, Giuseppe Chiarante, Giuliano Urbani, Giovanni Crema, Mario Michelangeli, Giorgio Mele e Fausto Bertinotti, «Non servirebbero neppure i giuristi per spiegare quello che il buon senso rivela a chiunque abbia un'intelligenza nella inedia. Un referendum o passa o non passa: non esistono terze vie. So così non fosse, i cittadini italiani potrebbero essere convocati a oltranza. Anno dopo anno a votare sempre per lo stesso referendum». La tesi del comitato promotore, aggiunge il giurista Domenico Gallo, «si arrampica sugli specchi. Per questo i sostenitori del Si hanno messo le mani avanti ricercando il parere favorevole di qualche illustre costituzionalista: hanno bisogno di ottimi avvocati perché la loro posizione è indifendibile». L'illegittimità del referendum è sostenuta anche da una memoria firmata dai costituzionalisti Ugo Spagnoli, Gianni Ferrara, Giorgio Gnezzi, Antonio Ccrvati, Umberto Allegretti e Giuseppe Ugo Rescigno. I referendari non ci stanno: «Mentono per motivi politici replica Calderisi -. Noi abbiamo interpellato i migliori costituzionalisti d'Italia, anche quelli che non condividono le nostre posizioni: erano indignali. Uno ci ha detto che uno studente che andasse all'esame confondendo il quorum costitutivo con il quorum Manifesti del «No» per il referendum del 18 aprile deliberativo sarebbe bocciato senza appello...». I nomi? «Paolo Barile, Beniamino Caravita, Niccolò Lipari, Giuseppe Consolo. E poi Caianiello, Conso, Baldassarre, Corasaniti...... Nel merito, posizioni e motivazioni dei due fronti sono (ovviamente) gli slessi dell'altra volta. Per il No, l'abolizione della quota che assegna il 25 per cento dei seggi con il sistema proporzionale porterebbe a «un sistema assurdo e ingovernabile». Per il Sì, la legge promossa dal referendum funzionerebbe benissimo. «I sostenitori del No - dice Mario Segni - non vogliono alcuna riforma, casomai sognano un ritorno alla proporzionale». Urbani, infatti, ha annunciato una sua proposta a Violante perché la Camera metta in discussione le proposte di riforma già presentate, «a partire da quelle ispirate al sistema tedesco»: una proporzionale con una soglia di sbarramento al 5 per cento. «E' unti proposta che arricchisce la nostra battaglia», applaude Bertinotti. «Il bipolarismo non è altro che l'applicazione alla politica della logica binaria dei computer...».

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