Andreatta: sapevamo delle spie Kgb dal '96 di Francesco Grignetti

Andreatta: sapevamo delle spie Kgb dal '96 L'ex ministro: come potevamo ignorare? Il governo fu informato dal generale Siracusa Andreatta: sapevamo delle spie Kgb dal '96 Prodi: mai visto il «dossier Mitrokhin» Francesco Grignetti ROMA L'ex ministro della Difesa, Beniamino Andreatta, sapeva delle spie assoldate dal Kgb e dell'opera di controspionaggio dei nostri servizi segreti. Anzi, fu lui a dare l'ordine di approfondire. Ma anche Romano Prodi, l'ex presidente del Consiglio, qualcosa sapeva. Non proprio di un «dossier Mitrokhin» con nome e cognome. Però di una «operazione dello spionaggio inglese su una rete di presunte spie sovietiche» era stato informato dall'allora direttore del Sismi, il generale Sergio Siracusa. E anche il ministro Andreatta gliene aveva parlato, sia pure «senza alcun riferimento al nome Mitrokhin» e accompagnando l'informazione con una valutazione assai negativa sulla attendibilità del tutto. Finalmente qualche punto fermo, nella vicenda delle presunte spie assoldate dal Kgb. Dopo settimane di confusione, ieri mattina Beniamino Andreatta ha rotto il silenzio e ha spiegato che nel 1996 venne informato dall'allora direttore dei servizi segreti militari, il generale Sergio Siracusa, che da Londra era arrivata una prima serie di documenti del «dossier Mitrokhin». Andreatta ne ha parlato al mattino in Transatlantico, intercettato da un cronista di Radio Radicale: «Ma come potete immaginare che un ministro della Difesa non venga avvertito di documenti di una qualche importanza che passano dai servizi?». A sera, poi, al termine di una ennesima giornata consumata in convulse telefonate, Romano Prodi ha diramato un secondo comunicato congiunto (il primo, di quattro giorni fa, smentiva seccamente di essere mai stato informato di un «dossier Mitro khin») con il suo ex sottosegretario Enrico Micheli. Questa volta Prodi dà atto che il generale Siracusa nell'ottobre del 1996, alla vigilia di un ribaltone ai vertici dei servizi segreti, gli comunicò a Palazzo Chigi, alla presenza di Micheli, dell'operazione di caccia alle spie sovietiche che i servizi segreti inglesi avevano avviato in mezza Euro¬ pa. Il generale vi «aveva fatto cenno tra molti altri argomenti». Seconda importantissima precisazione: anche Andreatta parlò della questione con il premier. Prodi, che ha parlato con copo di della nterno punito onaggio, atti no più cevuto fatti non unque, sere a tutti e due i diretti interessati e s'è fatto rinfrescare la memoria, ha ricordato anche che entrambi non consideravano granché attendibile il dossier inglese. «La decisione del Sismi era stata quella, in assenza di fondati elementi di prova, di non informare la polizia giudiziaria... A conferma di questa valutazione sostanzialmente negativa, il professor Andreatta ha ricordato che le sue istruzioni al Sismi furono nel senso di una prosecuzione delle indagini senza peraltro informare la polizia giudiziaria data la mancanza di solidi riscontri». Ma a chiusura della giornata, e palesemente a sostegno degli attuali vertici del Sismi che erano stati messi pesantemente in ballo in conversazioni politiche di questi giorni, prende posizione il vicesegretario del Consiglio Sergio Mattarella. Tirato per i capelli da una veemente protesta del senatore Verde Athos de Luca, Matta' rella replica a difesa dell'ammiraglio Battelli. «Mi dispiace dover venire meno al criterio per cui il governo risponde ai parlamentari nelle sedi competenti. Ma devo dire che nella lettera contestata all'ammiraglio Battelli non vi è nulla che non sia corretto». Mattarella si riferisce a un carteggio intercorso tra il direttore del Sismi e il presidente della commissione Stragi nel 1997. All'epoca l'alto ufficiale scrisse al senatore Pellegrino di non essere a conoscenza di nascondigli di anni occultate dal Kgb. I nascondigli poi saltarono fuori. Ma era il 1998. Oliando Battelli scrisse la sua risposta non erano ancora arrivate le segnalazioni da Londra. Andreatta ha indirettamente confermato anche quanto si vociferava sul contenuto del dossier: ci sono nomi, cognomi e sigle di copertura; ci sono le indicazioni dei pagamenti; non ci sono invece l'atti specifici se non il generico campo di attività. Dalla lettura del libro «L'archivio Mitrokhin» - dove si possono trovare solo i nomignoli si sa infatti che tale «Dario» lavorava al ministero degli Esteri; che «Andrea» era il capo dell'apparato riservato del Pei; che «Platon», «Ikar» e «Enero» sono diplomatici incastrati con ricatti sessuali; che «Suza» era una segretaria del Quirinale ai tempi di Gronchi e cos'i via. Di questi italiani che sarebbe ro stati assoldali dal Kgb (complessivamente i nomi sono 261, inizialmente parevano molti meno) dice ancora Andreatta; «Ho letto poi il volume pubblicato a Londra. E da quel volume ho ottenuto maggiori informazioni. Sulla base di quelle, mi sembra che sia stata estremamente corretta e prudente la nostra presa di posizione. Peraltro era ovvio, essendo classificato, che il materiali1 era solo per uso dei servizi». L'ex responsabile della Difesa: «Ho letto gli atti spediti da Londra; mi sono convinto che la nostra è una posizione prudente e corretta» Il vicepresidente del Consiglio Mattarella difende l'ammiraglio Battelli: «Nei suoi scritti non vi è nulla che sia da considerare non corretto» Beniamino Andreatta

Luoghi citati: Londra, Roma, Siracusa