Etica ed estetica di brutti anatroccoli Il fascino dell' orrido contro la Cina

Etica ed estetica di brutti anatroccoli Il fascino dell' orrido contro la Cina TBVU'&TIW Etica ed estetica di brutti anatroccoli Il fascino dell' orrido contro la Cina Alessandra Cornarci SE uno è buono, è anche bello, kalòs kai agazòs, come dicevano i Greci, che in alcuni anni di simpatiche trovate hanno sommato tutto il pensiero occidentale successivo. Dopo elaborazioni e tentativi millenari, nell'applicazione pragmatica dell'etica unita all'estetica si cimenta naturalmente anche la televisione. Nella fattispecie con un programma che si intitola «Il bnitto anatroccolo», e che è tornato l'altra sera su Italia 1, condotto da Marco Balestri e Amanda Lear. L'intento ufficiale è realizzare una trasmissione «dedicata ai grandi cambiamenti: un gioco per tutti quelli che considerandosi brutti vogliono diventare belli, una possibilità di divertirsi, per una sera, provando a modificare il proprio aspetto». E così accade. Ci sono alcune persone che, istigate da parenti, figli, sorelle, amici, si presentano in versione originale (forse persino peggiorata): capelli spioventi e un po' unti, aspetto da primissima mattina dopo una notte insonne dovuta a mal di pancia e non a sesso, occhiali penalizzanti, abbigliamento informe. Poi la stessa Eona ricompare in studio tranata, valorizzara da vestiti, trucco, acconciatura. La finzione del piccolo schermo pretende che le persone suddette si vedano nella nuova versione soltanto davanti alle telecamere, quando lo specchio delle loro brame viene voltato per mostrarne la metamorfosi. Amanda Lear indica pure la sala dei miracoli, descrivendone la totale mancanza di specchi. Non stiamo a guardare il capello (per l'appunto). Non è importante che i partecipanti si vedano aggh indati oppure no. Im portante è lo spirito della sfida alla propria personalità, che il programma riesce a mantenere entro termini ludici. Bisogna din; che le trasformazioni sono affascinanti. Vuoi per il fascino dell'orrido. Vuoi perché a tutti, in fondo, piace pensare che dopo un'oretta tra le sapienti mani dei manipolatori, diventeremmo belli. E dunque buoni. Invece Piero Angela su Raiuno ci ha raccontato «Il grande viaggio di Marco Polo» con uno degli speciali di «Superquark». Tra computer grafica, immagini dello sceneggiato di Giuliano Montaldo (anno 1982) ed altre girate apposi¬ tamente, abbiamo potuto imprare molte cose sul presente e sul passato: sempre che se siamo riusciti a tenere a freno la fascinazione della concorrenza di cui sopra. Ed a preferire, per esempio, il grande esercito di terracotta di Xian ai brutti anatroccoli imbozzolati. In Cina, sulle orme del mercante veneziano c'era anche Alberto Angela. Il quale sarà anche il figlio di Piero, qualche «aiutino», come dicono in tv, l'avrà avuto. Però adesso è bravo di suo (oltre ad aver fatto le scuole da paleoantropologo). Racconta, spiega, divulga, anche nel «Passaggio a Nord Ovest». Ieri, fino a tarda serata, si è aspettato invano che venissero dati i numeri. I numeri dell'Auditel. «Causa problemi tecnici i dati non sono disponibili», dichiarava il televideo, e le agenzie tacevano. Come avranno fatto, i poveri addetti ai lavori, a passare una giornata senza punti di riferimento? Che cosa sarebbero i programmi senza il parametro della quantità? Sarebbero, per l'appunto, programmi, da seguire e valutare in quanto tali. Proprio come fa il pubblico vero. Che usa gli ascolti soltanto per dubitarne. cou^

Persone citate: Alberto Angela, Amanda Lear, Cina Alessandra, Giuliano Montaldo, Greci, Marco Balestri, Piero Angela, Xian

Luoghi citati: Cina, Italia