Mediaset, meno film più fiction di Gian Piero Moretti

Mediaset, meno film più fiction Mediaset, meno film più fiction Tra Fenili e Rossi Stuart, saranno prodotte 650 ore Gian Piero Moretti cannes"" Pochi film, ma di qualità, e tanta fiction per le reti Mediaset del Duemila. E' questa la linea annunciata a Cannes, in inargine al Mip Coni, da Roberto Pace, amministratore delegato di Mediatrade che aveva al suo fianco il nuovo partner Jan Mojto, gran capo de! Gnippo Kirch, colosso tedesco del cinema e della tv. Un cambiamento radicale per Mediaset chi! abbandona il molo di gran compratore di prodotto estero per dedicarsi alla produzione. In proprio e con il Gruppo Kirch. Poche cifre pe;r comprendere il cambiamento di rotta, nel '98 ha e:operto il palinsesto con 150 ore di produzione; nel '99 le ore; sono passate; a 340. Per il 2000 e previsto il boom di fiction, movie e soapopera: 650 ore. A Cannes Mediatrade ha presentato ufficialmente il meglio della fiction che vedremo sulle reti del Biscione nel 2000 e nel 2001: «Piccolo mondo antico» con Kim Rossi Stuart (4 puntate da cento minuti); «Casanova», due episodi da 100 minuti sceneggiati da Battiate; la riscoperta, dopo Comencini, del capolavoro di De Amicis, «Cuore!» (ti episodi da 100 minuti); «Roma città aperta», con Sabrina Ferilli, film ispirato all'opera di Roberto Rossellini musicato da Morricone (2 puntate da 100 minuti); 1 «Viceré» anceira con Kim Rossi Stuart, per la regia di Faenza (2 episodi da 100 minuti); «Vajont», la tragedia di quasi 40 anni fa riportata sullo schermo in 2 episodi da 100 minuti; «La Traviata», per la sceneggiatura di Petralia, e infine «La saga dei Rizzo», una storia di emigrazione e di speranza ambientato in Sicilia sul finire! dell'Ottocento con Sofia Loren. «Un grosso sforzo» l'ha definito Pace ribadendo l'esigenza della globalizzazione della tv e e della riscoperta della cultura italiana. Il «matrimonio» Ira Mediaset e Kirch ha permesse) anche.' la realizzazione de «I miserabili» con Depardieu, Malkovich e, per la parte italiana, Nino Manfredi e Asia Argento e di «Dune», grande mini-serie tratta dal capolavoro eli Herbert, ideale seguito del film con Stinge Silvana Mangano per la regia di David Lindi. «Una storia vera, una storia d'amore» l'ha definita Mojto ricordando la collaborazione dell'americana Abc e il costo: 20 milioni di dollari. Sulle reti Mediaset vedremo tanta soapopera prodotta in casa: «Un settore che abbiamo creduto difficile da affrontare, Ora abbiamo formato la squadra con scrittori, storia-ediiors, attori di qualità» ha affermato il leader di Mediatrade, Ed ha aggiunto: «Ora siamo vicini a Beautiful». Prossimamente sugli schermi «Distretto di polizia» e «Maestri si nasce». L'aumento della produzione, hanno as¬ sicurato Pace e Mojto, non cancellerà l'impegno sul fronte cinematografico che resta comunque forte sia a livello di acquisto di pellicole sul mercato americano, sia di finanziamento della produzione di Hollywood. Il palinsesto Mediaset, dei mesi a venire, prevede fra gli altri, «Le parole che non ti ho detto»; «Arma letale 4»; «Terapia e pallottole»; «Matrix», capolavoro sulla realtà virtuale con Keanu Revees con nuovissime tecniche di ripresa; «Entrapment», l'ultimo action-movie con Sean Connery, e «La Mummia», l'archeologo-horror appena apparso sugli schermi cinematografici italiani sul filone della riscoperta dei misteri egiziani. I co-finanziamenti interessano film dai costi di produzione proibitivi (oltre 70 milioni di dollari l'uno). «Stiamo scegliendo su un ventaglio di un centinaio di pellicole» hanno detto Pace e Mojto, indicando i cinque per i quali avrebbero già acquistato i diritti: «Spy glass», «Insaider», con Al Pacino, «Kiping the fait», «Pushin tini» e il western cinese «Shangay noon». Perché tanta fiction e meno cinema? L'ascolto ha avuto un ruolo importante nella svolta Mediaset. Spiega ancora Pace: «L'ultimo "007" su Canale 5 ha ottenuto il 22% di share. Il film in prima serata non è più competitivo, se si considera che fino a qualche anno fa l'agente segreto di Ian Fleming faceva segnare almeno il 38-40 per cento di share».

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