CATTIVE RAGAZZE bulle e pupe di Liliana Madeo

CATTIVE RAGAZZE bulle e pupe In un libro di Liliana Madeo le donne «contro» che hanno sovvertito il costume italiano: la storia di Lara Foletti, femminista storica CATTIVE RAGAZZE bulle e pupe Liliana Madeo Liliana Madeo SRRIVA1 a Trento che era l'anno accademico '66-'67. Trovai lo scompiglio. La città era ostile ai "sociologi" come venivano chiamati, facendone un tutt'uno, professori e studenti: "Tutti comunisti e drogati", d iceva la gente. Non si trovavano alloggi. All'università si incontravano i grandi professori, i rampolli della ricca borghesia, la principessa siciliana, i figli di papà che si divertivano molto a scandalizzare la morigerata popolazione e - travestiti da proletari - andavano davanti alle fabbriche per fare i picchetti, assidui e diligenti come per iin gioco. Si respirava un'aria perenne di festa, e di coni.estazione. Si volevano rivoluzionare i metodi d'insegnamento, i rapporti coi docenti, i modi di studiare e di stare insieme. I sit-in erano infiniti. Si costringevano gli insegnanti a interrompere le lezioni e a discutere i problemi dibattuti nelle assemblee. Nascevano slogan bellissimi che facevano sognare. Si criticava il consumismo considerato uno doi frutti malati del boom. Si rimetteva in discussione tutto, di continuo. (...) «Scelsi l'indirizzo psicoantropologico. Mangiavo alla mensa, grandi piatti di insalata e fonnaggio. Studiavo in biblioteca, per economizzare sui libri. Soffrivo di essere povera, attraversata da mille contraddizioni. Sentivo che l'essere donna mi penalizzava oltre a tutto il resto. Scoprii Simone de Beauvoir e decisi che avrei fatto una tesi che riguardava le donne, una tesi per le donne. Tutto intomo a me prendeva fuoco. C'era il rettore che distribuiva la pillola sulle scale dell'università. C'era il sogno di portare la fantasia al potere. C'erano le ragazze che erano pronte ad andare a letto coi ragazzi perché entello era considerato rivoluzionario, serviva alla causa. C'erano i leader che si dividevano le ragazze con cu., andare, come se fossero una preda, un bottino su cui loro avevano ogni diritto. E lo dicevano apertamente, fra un intervento ispirato e una canzonaccia oscena. Si faceva sesso in abbondanza ma sbrigativamente, alla maniera loro. Il tema della sessualità era un tabù, bollato come discorso di borghesi, retrogrado rispetto alle precedenze da dare alla lotta di classe. A volte reagivi) a volte ingo- iavo. (...) «Lessi sui giornali delle femministe americane, che a Roma nasceva il Movimento di liberazione della donna, che a Milano era uscito il manifesto del Gruppo Demistificazione Autoritarismo (Demau), lessi di Carla Lonzi e dei suoi scritti. Il mondo delle donne si stava muovendo. Qualcosa si incominciava a fare. Entusiasta, mi precipitai a Roma. Incontrai Elvira Banotti, parlai con Carla Lonzi. E tornai a Trento decisa a cercare le donne con cui riflettere. Le "belle", le studentesse che guardavo intimidita, da tempo ormai si incontravano con regolarità. A casa di Elena Medi, la mosca bianca che parlava alle assemblee dove le donne mai prendevano la parola. Incontri quasi clandestini. Di cui si sapeva poco. Di cui i maschi parlavano come del "troiaio". Indispettiti perché non erano ammessi, e perché il mercoledì sera le "belle" non erano disponibili per loro. "Come la mettete con la lotta di classe?" chiedevano con aria minacciosa, quando ti avevano a tiro, certi di essere nel giusto e nel vero, loro, investiti di un potere indiscusso, capaci di indicare la linea da seguire. Mi feci coraggio e andai dalle "belle". (...) «La nostra prima uscita pubblica fu una mostra fotografica sulla condizione della donna, che si apri nel 71, all'interno dell'università. Tutti ci aspettavano al varco. Le compagne con cui avevo lavorato si erano avvicinate con un qualche tremore a territori il cui punto focale si era sempre più spostato rispetto a quelli del movimento studentesco. Forse anche per questo furono tante le immagini di Tupamaros, palestinesi, esponenti del Black Power, quasi che queste ribelli e protagoniste delle grandi lotte in corso nel mondo potessero dare una copertura politica alle foto delle casalinghe, delle donne oppresse non dal padrone o dalla catena di montaggio. Insieme con la mostra presentammo un ciclostilato dal titolo Non c'è rivoluzione senza liberazione della donna, che sanciva la nascita del Cerchio Spezzato, il coordinamento dei gruppi femminili di Trento. Fu la nascita di uno dei movimenti delle donne, per noi un grande momento liberatorio. "Bello! Un bel documento! Sembra scritto da un uomo", fu il commento che usci dalla gola di uno dei leader del Movimento. Era un testo severo, su cui avevamo lavorato a lungo. Portava il segno di quel modo particolare di fare politica che allora nasceva: partendo da sé e confrontando il proprio vissuto con quello delle altre, per ricomporre la nostra identità e sviluppare un progetto collettivo di cambiamento. Incominciava così: "Noi siamo un gruppo di compagne che hanno vissuto l'esperienza del movimento studentesco... esperienza che ci ha posto di fronte la prospettiva di rovesciare un sistema sociale fondato sull'oppressione e sullo sfruttamento. Ma noi ci eravamo illuse che il gruppo politico... fosse un mezzo per porre fine ad una ulteriore e precisa discriminazione che passa all'interno della società capitalistica: l'oppressione dell'uomo sulla donna. Questa illusione è stata smentita... Non c'è uguaglianza fra disuguali. Noi siamo 'la donna del tal compagno', quelle di cui non si conoscerà mai la voce, limitate al punto di arrivare a crederci inferiori. L'analisi delle assemblee ci ha portato a vedere una élite di leader, una serie di quadri intermedi maschili e una massa amorfa composta dal resto maschile e da tutte le donne. Spesso la donna, oltre ad assorbire le contraddizioni del compagno e a dare il suo contributo nell'unico modo in cui esso è accettato ( volantinatrice, dattilografa, o - quando il caso è più felice - consigliera privata) si vede costretta anche a mantenerlo sul piano economico per permettergli di fare politica, perché, fra i due, lui si ritiene l'unico in grado di farla..."». Da quel momento la storia di Lara Foletti si mescola con la storia del femminismo italiano. cattolica Adriana Valerio, docente di cristianesimo a Napoli, che rivendica i diritti ecclesiali della donna contro il maschilismo ancora imperante nella gerarchia. E c'è, più scandalosa che mai, Anna Donati, la giovane ecologista romagnola già fondatrice dei Verdi, designata lo scorso anno da Ciampi nel Consiglio di amministrazione delle Ferrovie, che sconvolge gli altri dirigenti perche pretende di vedere le carte prima di firmarle. Sono le piti pericolose, queste ragazze, come emerge dal libro in prossima uscita presso la Tartaruga, Donne cattive: dove la Madeo ricostruisce, attraverso 14 spaccati di cronaca, mezzo secolo della nostra storia. I suoi non appaiono come personaggi chiave della vita pubblica. La loro vicenda si consuma in buona parte sotto la superfìcie, mentre in primo piano si impongono le combines dei politici e i concorsi delle Miss, le concentrazioni industriali e le sfilate delle top model. Ma sono loro che corrodono le incrostazioni del sistema, fino a sgretolarne gli antichi assetti. Quando emergono alla luce, gli uomini si accorgono - a volte con sbigottimento - che queste scavatrici del sottosuolo hanno cambiato la società Sono le figure che interessano di più alla scrittrice. Quelle che fanno più paura ai paladini del feudalesimo maschilista. Nelle arcaiche bastiglie si può anche accettare una Pupetta Maresca, la popolana che diventa pistolera per vendicare il marito, boss della camorra napoletana eliminato dai rivali. In fondo, e un delitto elle rientra nei canoni di una società dell'onore; e la Madeo, già autrice di un bel saggio sulle Donne di mafia, conosce bene il fenomeni). Non e accettabile Franca Viola, la ragazza di Alcamo ostinata nel rifiutare il matrimonio riparatore con l'uomo che le ha fatto violenza. Perché rompe quei canoni, sconvolge gli equilibri. La parola «cattivo" viene dal medievali' captivus diaboli, catturato dal diavolo: come sembrano le sparatrici disinvolte, le arrampicai rita senza scrupoli. Ma le vere cattive sono le altre, che riportano la parola .die origini: quando captivus, senza speri Reazioni, voleva dire prigioniero. La sua condizione, anziché la cattiveria, era la cattività. Per liberarsene, le donne del movimento accendono roghi Idi reggipetti), proclamano che le streghe son tornate. Nell'immaginario, cercano un po' di diavolo anche loro. L'autrice non impone contiti sioni, che lascia scattare dalla pietra dura dei fatti. Li racconta, da cronista di qualità, non dimenticando il fondale anche politico su cui si svolgono. Ma lascia capire che dietro ogni diavolo c'è un angelo precipitato. E pazienza se, in certi crocevia della storia, all'angelo del focolare si deve sostituire quello del fuoco. «All'Università di Trento i leader si dividevano le studentesse come prede lo ingoiavo, a volte reagivo» «Le sere incili ci riunivamo i maschi erano indispettiti di non poter disporre delle "belle". Ci chiedevano minacciosi: Xon la lotta di classe come la mettiamo'"» M1911 il nostro primo volantino, ino dei capi del Movimento lo lesse: "Bello, pare scritto da un uomo"" Uscirà fra qualche giorno per le edizioni La Tartaruga Donne coltive, il libro di Liliana Madeo che racconta i cambiamenti dell'identità femminile in Italia attraverso una senti di storie esemplari di donne «contro^. Nel brano che arrapiamo la protagonista si racconta in prima persona. E Lara Foletti. tra le fon.Jatrici del movimento femminista ; taliano, nata poverissima vicino a Cornacchie che a più di 30 anni corona il suo sogno: la laurea. Liliana Madeo ' 18 - *J J3 Pupetta Maresca aveva sposato Pascalone e' Nola, un camorrista di Castellammare di Stabia che fu ucciso da Totonno e' Pomigliano. boss di un clan rivale: 11 giorni dopo lei cercò l'assassino e lo uccise in mezzo ai suoi uomini. Era il 4 ottobre 1955 Tamara Baroni, bella e rampante ragazza di Parma, era l'amante dell'industriale Pier Luigi Bormioli: nel 1969 fu accusata di aver tentato di far uccidere la moglie di lui, marchesa Maria Stefania Balduino Serra. La verità non si è mai saputa Franca Viola aveva 18 anni e viveva a Alcamo, in Sicilia. Nel 1965 fu rapita da Filippo Melodia, piccolo mafioso che la voleva sposare: quando venne liberata, con grande scandalo del mondo siciliano rifiuto, prima donna nell'isola, il matrimonio riparatore Anna Donati, tra i fondatori dei Verdi, fu deputato nell'87. quindi assessore all'Ambiente di Bologna. Scaricata dalla giunta di sinistra, nel '98 e chiamata da Ciampi nel consiglio di amministrazione delle Fs. prima donna nella stanza dei bottoni di un grande ente statale