Scandalo aiuti, 5 indagati di Fulvio Milone

Scandalo aiuti, 5 indagati Caserta, sotto inchiesta dieci ditte. Sequestrato un vagone ferroviario pieno di abiti usati Scandalo aiuti, 5 indagati Sono i camionisti che scaricano la merce Fulvio Milone CASERTA Cinque camionisti sotto inchiesta e dieci aziende specializzate nella raccolta e nel riciclaggio di abiti usati sottoposte a controlli dei carabinieri. Sono questi, per ora, i risultati dell'inchiesta avviata dalla magistratura di Santa Maria Capua Vetere dopo la scoperta di tonnellate di indumenti raccolti dalle Caritas diocesane e abbandonati in una discarica abusiva a Casal di Principe, nel Casertano. Sotto indagine sono finiti cinque conducenti dei tir che avrebbero scaricato il materiale la scorsa settimana. 1 reati ipotizzati sono la violazione della legge Ronchi per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti. Perchè hanno abbandonato circa cento tonnellate di «stracci» come fossero rifiuti tossici? I carabinieri stanno tentando di dare una risposta a questa e a molte altre domande, mentre in Campania si sta allungando l'elenco dei depositi di abiti usati sottoposti a sequestro per ordine del sostituto procuratore Donato Coglie, titolare dell'inchiesta. Dopo i capannoni individuati a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli, e in provincia di Caserta, ieri è toccato a un vagone ferroviario sequestrato a Maddaloni: all'interno c'era un carico di indu¬ menti usati contenuti in buste della Caritas e di altre associazioni benefiche europee. Poco prima della scoperta, in un'area nei pressi del campo sportivo, la polizia aveva individuato un altro cumulo di stracci abbandonati. Sono complessivamente dieci le ditte che si occupano della raccolta e del riciclaggio degli indumenti finite nel mirino degli inquirenti. Le aziende acquistano gli abiti dalle organizzazioni umanitarie che impiegano i proventi in opere benefiche. Uno dei più importanti centri di raccolta del materiale venduto si trova a Prato. Da lì gli abiti vengono smistati soprattutto al sud, nelle Provincie di Caserta e Napoli. Ma l'attenzione degli investigatori è concentrata in primo luogo sui meccanismi della raccolta: una delle ipotesi è che parte degli indumenti finiti nel mercato degli abiti usati e del riciclaggio dei tessuti siano stati consegnati dai cittadini a truffatori che si sono spacciati per rappresentanti delle organizzazioni benefiche. Ipotesi a parte, sembra ormai escluso qualsiasi coinvolgimento della Caritas in questa vicenda. «Da anni non facciamo raccolta di vestiti e materiali usati da destinare ad aiuti umanitari - ha ribadito il direttore della Caritas diocesana di Roma, Guerino Di Torà -. Si fa invece raccolta di abiti usati da destinare a impianti di riciclaggio, i cui proventi sono poi utilizzati per scopi umanitari. Ma in questo caso a gestire la raccolta sono altri soggetti, come le cooperative». Neanche i responsabili delle ditte specializzate nella raccolta e nel riciclaggio degli stracci accettano criminalizzazioni. Ieri duecento fra operai e rappresentanti delle duecento aziende del settore hanno partecipato a una manifestazione di protesta dopo il sequestro di sci capannoni pieni di abiti usati. «Siamo del tutto estranei a questa vicenda - ha spiegato il titolare di uno dei depositi, Andrea Di Bartolomeo -. Il sequestro ha di fatto bloccato il mercato più importante della provincia di Napoli, quello di Ercolano, paralizzando l'attività di duecento ditte». I provvedimenti della magistratura, hanno detto i manifestanti, stanno provocando danni per centinaia di milioni al giorno e mandando sul lastrico duemila operai. «Chiediamo di poter continuare nel nostro lavoro, anche sotto il controllo di polizia e carabinieri», dice Di Bartolomeo. Due immagini dei vagoni di treni carichi di abiti usati sequestrati dalla magistratura

Persone citate: Andrea Di Bartolomeo, Di Bartolomeo, Donato Coglie