Ulivo e Quercia, la ricetta di Veltroni

Ulivo e Quercia, la ricetta di Veltroni Nella mozione congressuale la condanna del comunismo. Ma la sinistra diesse non ci sta Ulivo e Quercia, la ricetta di Veltroni «Soltanto insieme i due alberi potranno crescere» Autocritico: «Siamo noi, spesso, i peggiori avversari di noi stessi». Allarmato: «Si è allentata la tensione, qualcosa si è incrinato nel rapporto col Paese». Ambizioso: «Perseguiamo l'obiettivo di una moderna, buona e piena occupazione». Profetico: «E' l'Ulivo il futuro dell'Italia». Perfino un po' intimista: «Vogliamo un mondo solidale, perché nessuno si senta solo...». Walter Veltroni ha condensato in 27 cartelle, suddivise a loro volta in cinque grandi capitoli, le ragioni per cui si candida a rifare il segretario dei Ds. In calce a questo documento Iche verrà presentato come mozione al congresso di gennaio) spiccano 135 firme di ministri, dirigenti di partito, esponenti sindacali, parlamentari e intellettuali. Manca la sottoscrizione di Massimo D'Alema, il quale ò d'accordo con le tesi veltroniane, però preferisce aderirvi da semplice iscritto, nei dibattiti di sezione: un modo per non sembrare «assopigliatutto» perfino dentro il partito. E manca anche il nome di Luciano Violante che, come ha spiegato ieri in una lettera al segretario, condivide e apprezza la mozione, ma non ritiene corretto firmarla nella sua veste istituzionale di presidente della Camera. Inutile cercare, tra le righe del documento, svolte epocali: quello che Veltroni intende fare, se dal congresso sarà confermato leader di Botteghe Oscure, è lo sviluppo di quanto sta già facendo. Solo che gli obiettivi, in qualche caso, diventano più nitidi, certe priorità appaiono meglio scolpite. I legami con il passato, ad esempio, vengono liquidati in modo definitivo. Veltroni non è mai stato comunista, e dunque evita di lanciarsi in abiure; ma fa ugualmente un certo effetto sentirgli mettere sullo stesso piano Vietnam e Afghanistan, «le persecuzioni del nazismo» e «gli orrori dello stalinismo», il «genocidio degli Ebrei» e «i gulag» sovietici. 0 citare lan Palach e «la tragedia del comuni¬ smo». Altra stella polare che brilla, nella mozione, più splendente che inai: l'Ulivo. Veltroni invita «tutti a fare un passo indietro» onde consentire «un incontro permanente tra le diverse tradizioni e culture del riformismo italiano». E dunque, ecco la proposta di simbolo unico alle elezioni politiche, di gruppi parlamentari comuni, di un coordinamento stabile tra gli eletti a tutti i livelli, infine di uno «statuto comune che stabilisca le regole chiare e trasparenti per la scelta delle candidature di coalizione». Ma siccome Veltroni si candida a guidare i Ds, e non l'Ulivo, ecco che nella mozione viene esaltato anche il ruolo del partito. La formula veltroniana è: un grande Ulivo in cui viva una grande sinistra. Far crescere i diesse non è, secondo lui, in con¬ traddizione con una crescila del- I l'Ulivo. L'«errore esiziale» consiste, semmai, nel mettere le due i crescite in conflitto tra loro. E i cautamente, con linguaggio ovattato, com'è nel suo stile, Veltroni affaccia l'ipotesi di nuove aggregazioni a sinistra. «Non intendiamo far proposte di fusione a nessuno», mette le mani avanti, per poi aggiungere: «Ha senso pensare che coloro che sono stati, sono e si sentono tra loro più vicini, possano lavorare, nella casa comune dei riformisti, insieme, uniti». A chi è rivolta la profferta? Verrebbe da pensare a Democratici e Verdi, ma Veltroni si limita a evocare lo scenario, senza approfondirlo. 11 resto della mozione spazia sui problemi dell'Italia e del mondo, indugia su povertà e diritti umani, rirapitola la posizione del partito su riforma del welfare e pensioni, teorizza una «flessibilità regolata» e un «mercato regolato» (significativa la firma di Cofferati: dimostra che le tesi di Veltroni piacciono in Cgill. Mozione ecumenica, la sua? La stragrande maggioranza del partito hi appoggia, con la sola eccezione della sinistra, che smentisce corte voci di marcia indietro e resta orientata a presentare una propria mozione. A ben vedere, pero, anche tra i supporter di Veltroni non mancano i sottili distinguo, sub specie di «adesioni motivate». L'ala riformista di Turci, Morando e Salvati sente il bisogno di spiegare in un proprio documento le ragioni per cui sosterrà il segretario: segno che quelle indicate nella mozione non bastano. Lo slesso farà la Sinistra repubblicana di Giorgio Bogi. Walter Veltroni, segretario dei Ds. con il presidente del Consiglio Massimo D'Alema

Luoghi citati: Afghanistan, Italia, Vietnam