Il Colle è seccato e reagisce gelido
Il Colle è seccato e reagisce gelido Il Colle è seccato e reagisce gelido «Forse qualcuno a Milano è stato male informato» retroscena Aldo Cantillo ROMA SONO le 13,03 quando Carlo Azeglio Ciampi legge il primo attacco rivoltogli dall'inizio del settennato. Non c'è bisogno che qualcuno lo avverta che Francesco Saverio Borrelli l'ha appena criticato per non aver «incontrato la magistratura», pur essendosi «trattenuto» a Milano «per ben tre giorni». Il testo dell'agenzia Ansa lo scorge di persona, sul video installato nel suo studio al Quirinale. E subito convoca alcuni membri dello staff. Il Presidente è sorpreso. Ma come, è il suo ragionamento, due settimane fa in questa stanza era seduto Gerardo D'Ambrosio, che di Borrelli è il successore alla guida della procura di Milano. E al centro della conversazione ci sono stati proprio i temi dalla dilatazione dei tempi della giustizia alla carenza degli organici - di cui, secondo l'ex capo del pool di Mani pulite, i magistrati milanesi avrebbero voluto parlare con Ciampi. Il Presidente freddo con i magistrati? L'interessato è quasi incredulo. Non è un magistrato, e di punta, quel Pietro Grasso, ricevuto al Cauri- naie subilo dopo la nomina a procuratore capo di Palenno? E, pochi giorni prima, non era salito al Colle lo stesso Caselli? Se Borrelli non è stato ricevuto, è perché non l'ha chiesto. Ma non è proprio lui, Borrelli, la persona a cui Ciampi stringe la mano al Piccolo di Milano, lunedì mattina, in una foto che ha fatto il giro delle redazioni dei giornali italiani? Pare che Ciampi non abbia apprezzato neppure la sottigliezza di Borrelli, che non critica direttamente lui ma «coloro che hanno organizzato il viaggio». Come se il Capo dello Stato si lasciasse portare in giro «n'importe où», e non decidesse personalmente i suoi itinerari. Ciampi considera anzi la sua visita a Milano un successo. Ha apprezzato i toni con cui Albertini e Formigoni hanno impostato il confronto su sicurezza e federalismo. Ha reagito con un sorriso alle provocazioni leghiste - il consigliere che gli nega la mano, l'altro che gli regala la bandiera padana -. Ora queste critiche sono per lui un'amara sorpresa. Anche perché le considera ingiustificate. Il Quirinale non intende dare enfasi all'episodio, in serata ipotizza che Borrelli sia stato male informato, rinuncia a repliche formali (o a contatti diretti con l'interessato). Ma resta l'argomento: protocollo e prassi non prevedono che il Capo dello Stato visiti i palazzi di giustizia delle città dove si reca. Fece un'eccezione, una sola, Oscar Luigi Scalfaro, a Palermo, in una circostanza eccezionale, dopo l'assassinio di Borsellino. Andare nei vari palazzi di giustizia, nella visione del Presidente, rappresenterebbe un esempio di insensibilità costituzionale, uno scavalcamento del Csm, una violazione dell'autonomia della magistratura giurisdizionale. Toghe locali sono invece sempre invitate al discorso del Presidente in prefettura (o, come a Milano, in un teatro). Lunedì, al Piccolo, i magistrati milanesi hanno fatto da «comparse», come accusa l'ex capo della procura? Al Quirinale si porta come prova il protocollo: prima del Capo dello Stato prendono la parola le autorità elette dal popolo - sinda- co, presidente della Regione, presi- dente della Provincia -; alla fine, gli altri invitati hanno modo di salutar lo di persona (come ha fatto Borrel li). Rispetto alla prassi, poi, gli incon tri con i politici si sono diradati. Numerosi, invece, quelli con i magistrati. Ieri sul Colle sono andati a rileggersi la lista delle udienze del Presidente: 22 giugno, Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, primo presidente uscente della Corte di Cassazione; 21 luglio, Andrea Vela, suo successoti'; 5 luglio, Caselli ; 16 luglio, Rosario Priore; 20 luglio, Vincenzo Nicosia; 2 agosto, Grasso; 22 settembre, D'Ambrosio. Più tre incontri con il vicepresidente del Csm Verde (20 maggio, 29 luglio, 1 settembre), un'udienza di un'ora e mezzo, il 28 giugno, con la giunta dell'Associazione magistrati, guidata da Antonio Martone, un faccia a faccia con la presidente della commissione Giustizia della Camera, Anna Finocchiaro, e un appuntamento già fissato con il suo omologo al Senato, Pinto. Dopo Maastricht, per il Presidente la priorità è la giustizia. A meno che Borrelli non intendesse interpretare la mancata visita a Palazzo di Giustizia come una scelta di campo nel braccio di ferro tra politica e magistratura, e in particolare tra il pool di Mani pulite e Silvio Berlusconi. Un'«arrièrc pensée» che lo stesso Borrelli nega, e che in ogni caso al Quirinale non viene presa in considerazione. Perché sul Colle Berlusconi viene considerato per quel che è: il capo dell'opposizione. L'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro visitò il Palazzo di giustizia di Palermo
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