L'ex procuratore capo: solo una constatazione di Paolo Colonnello

L'ex procuratore capo: solo una constatazione IL PROCURATORE GENgRAlE: AVREI VOLUTO DIRGLI QUALI SONO 1 NOSTRI PROBLEMI L'ex procuratore capo: solo una constatazione «Ma forse la colpa è di chi ha organizzato il cerimoniale» intervista Paolo Colonnello MILANO VORREI sottolineare con una qualche amarezza, con un senso di delusione, la circostanza che coloro che hanno organizzato la visita del Presidente della Repubblica a Milano, durata per ben tre giorni, non abbiano trovato il modo di farlo incontrare con la magistratura». Due frasi del procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli, buttate tra i taccuini voraci dei giornalisti presenti alla festa della Polizia Municipale, scatenano un improvviso scontro tra la massima autorità inquirente milanese e il Quirinale. Uno "scontro" che nel pomeriggio l'ex capo di Mani Pulite non ha alcuna intenzione di mitigare, nonostante la bacchettata risentita che arriva in un comunicato stringato dal Colle. Dottor Borrelli, il Quirinale si è risentito delle sue osservazioni e dato che lei non parla mai a caso, ci si chiede perché lo ha fatto: vi sentite meno "garantiti" dal presidente Ciampi? «Non si tratta di questo e non c'è alcun perché recondito, nessun retropensiero. Anche se chiaramente non ho detto quelle cose tanto per dirle o per una polemica personale. La mia è stata una semplice constatazione: il Presidente è stato dappertutto: nella centrale operativa della polizia, al Corriere della Sera, in Comune, al Don Bosco di Cesano Maderno, ad alcune mostre, al Piccolo Teatro. Insomma ovunque. Peccato però che la magistratura sia stata ignorata». E secondo lei perché? «Davvero non so spiegarmelo, non ne capisco il motivo. Magari ci sarà stata una distrazione, una disattenzione del cerimoniale o di chi organizza queste visite: io non posso pensare che il Presidente deliberatamente ignori la magistratura. Nell'incontro con le autorità cittadine al Piccolo Teatro, i più alti dirigenti del distretto e del circondario di Milano hanno funzionato da comparse, mentre un incontro diretto poteva essere sicuramente utile, non dimentichiamo che il Presidente della Repubblica è anche il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Se ciò fosse successo, al presidente Ciampi avremmo potuto far presente le numerose difficoltà che noi incontriamo a Milano dal punto di vista della copertura degli organici, le difficoltà in cui si dibattono anche gli altri uffici del distretto...». Al Quirinale fanno notare che l'attenzione del Capo dello Stato per la giustizia si esprime nelle sedi istituzionali. Cosa pretendeva, che discutesse con lei dei problemi della giustizia milanese? «Non ho alcuna pretesa. E' chia- ro che il Presidente si interessa dei giudici a livello istituzionale, so bene che è il presidente del Csm, ma se per questo è anche capo delle Forze Armate: significa allora che non può incontrare fuori sede magistrati o militari? Eppure, qui a Milano, ha ricevuto il comandante generale delle forze di proiezione che, nella scala gerarchica dell'esercito, corrisponde al presidente della Corte d'Appello. Io credo che forse un incontro con noi a Milano, ci poteva anche stare». E' vero anche che Ciampi, due giorni prima della sua visita, aveva incontrato il dottor D'Ambrosio, mostrando dunque attenzione proprio ai pm di Milano. Geloso, dottor Borrelli? «Ma per carità, nessuna gelosia. Però l'incontro con D'Ambrosio è avvenuto a Roma, non a Milano. E poi non si tratta di un mio problema personale, né di un delitto di lesa maestà come volgarmente ha insinuato qualcuno: non pretendevo mica che Ciampi venisse a trovarmi nel salotto di casa mia o nel mio ufficio. Qui Ciampi poteva incontrare la massima autorità giudiziaria milanese, che è il presidente della Corte d'Appello, non sono certo io». Sempre il Quirinale sottolinea che normalmente il Presidente nel corso di queste visite non prevede riunioni con i capi degb uffici giudiziari. «Mi sembra che le risposte del Quirinale siano un po' elusive. E poi dire Quirinale è generico, chissà cosa ne pensa il presidente Ciampi per davvero. Comunque sia chiaro che non voglio attribuire a questo mancato incontro chissà quale gravità. E' stata più che altro, diciamo, un'occasione mancata». Però brucia. «Ci siamo rimasti male. Perché negarlo? E se nessuno lo dice, se l'Associazione Nazionale Magistrati ritiene di tacere, beh, lo dico io». Dottore, rimpiange il rap¬ porto, secondo molti "privilegiato", con l'ex presidente Scalfaro? «Con Scalfaro il rapporto era particolare ma per motivi esclusivamente personali: era amico di mio padre e credo di averlo inermintto la prima volta quando ancora ero studente all'università. Da procuratore l'ho visto sempre e solo in momenti istituzionali» E allora perché tutto questo desiderio di incontrare Ciampi? «Forse potremmo avere delle cose da dirci. Con Ciampi credo di essermi incontrato solo una voltii quando era ministro. Comunque non si tratta di desiderio personale, lo non faccio hi corte ai potenti non scodinzolo attorno a nessuno. Bilevo soltanto comi! villino le cose».

Luoghi citati: Cesano Maderno, Milano, Roma