TIMORE DELLA NORMALITÀ di Luigi La Spina
TIMORE DELLA NORMALITÀ TIMORE DELLA NORMALITÀ Luigi La Spina QUANDO in politica si parla di procedure, non si parla mai di forme, ma di sostanza. E l'attacco di Borrelli al Capo dello Stato, il primo che significativamente mette fine alla lunga luna di miele del neoinquilino del Quirinale con tutti i settori del Paese, segnala un fatto importante, anzi parecchi. Certo la prassi quirinalizia non prevede visite alle sedi giudiziarie; Ciampi non le ha fatte né a Torino, né a Napoli, né a Bari. Ma ciò vuol dire che la magistratura di Milano, per lui, non fa eccezione. E questa non è una novità di poco conto. Il presidente della Repubblica, proprio per il ruolo anche di capo del Csm, è attento al rispetto delle sedi istituzionali di discussione, né, evidentemente, con strappi irrituali, vuole segnalare stati di emergenza e di allarme. Anzi, tutta la sua azione è tesa, all'opposto, ad alimentare un clima di fiducia e di coesione nazionale. La reazione del procuratore generale di Milano, all'apparenza così sproporzionata, si spiega solo come segnale di grande difficoltà. C'è, innanzi tutto, un problema personale: il rapporto tra Borrelli e Ciampi non è quello, del tutto privilegiato, che correva tra il magistrato milanese e Scalfaro. Ma c'è anche un problema politico: il neopresidente della Repubblica non ha contrasti profondi con il capo dell'opposizione come quelli che il suo predecessore aveva con Berlusconi. Anzi, il centro-destra è stato determinante per la sua elezione al primo scrutinio. E questo insospettisce Borrelli e acuisce il senso di isolamento che probabilmente prova. La normalità istituzionale tra poteri dello Stato che Ciampi persegue allarma il procuratore generale di Milano che cerca di «tirare per la giacchetta» il Presidente. Borrelli ha sbagliato, ma se fossimo nei panni dei leader dell'opposizione aspetteremmo ad esultare con toni trionfalistici. Al Quirinale le critiche dispiacciono, ma forse ancor più infastidiscono gli abbracci troppo soffocanti.
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