Sgarbi: farò recitare Andreotti

Sgarbi: farò recitare Andreotti IL CRITICO PROMETTE DI RIVOLUZIONARE IL TEATRO CON CARMELO BENE, PROVOCAZIONI E FORMULE TV Sgarbi: farò recitare Andreotti Nominato a sorpresa direttore del festival di Asti ASTI Vittorio Sgarbi e stalo nominato direttore del Festival di Asli. Nel prossimo giugno, hi ventitreesima edizione della rassegna tradizionalmente dedicata alla nuova drammaturgia sarà mirata dal critico d'arti; nonché parlamentare italiano ed europeo nelle liste ilei Forza Italia. La nomina di Sgarbi e avvenuta per iniziativa del sindaco forzista di Asti, Luigi Florio, Due settimane fa, una telefonata di sondaggio; poi, quasi immediala, Iti risposta, v. l'altra sera il più teatrale dei nostri politici veniva presentato alla città. Sgarbi dirigerà AsliTeatro 2000 con un budget tli 700 milioni e quasi certamente ripeterà l'esperienza l'anno successivo. Oltre non sombra possibile, poiché, ha buttato lì il neo direttore, dovrà fare «il ministro itila Cultura del governo Berlusconi». Dichiara subito di non chiedere nulla per sé: lavorerà per il semplice gusto di lavorare e per il gusto, enormemente più forte, di provocare. Olire a ciò promette di tiare consigli sulla ristrutturazione del centro storico di Asti: «Sani necessario un intervento iper-filologico e lasciare lutto come ci e slitto tramandato». personaggio Osvaldo Guerrieri ni. colpo di teatro è assoluto. I Protagonisti, dui: uomini dolila stessa bandiera: uno, la vittima, è Vittorio Sgarbi; l'altro, il carnefice, è il sindaco di Asti: ruoli fissi nel repertorio delle crudeltà e delle delizie, ma con insopprimibile possibilità di scambio. E' bastata una telefonata, e Sgitrbi si è ritrovato direttore di un festival che ò stato fra i più importanti d'Italia. Dice, mentre sta per decollare filici volta di Strasburgo: «Non me l'aspettavo». Se non so l'aspettava lui, figuriamoci gli altri. Certo che Sgarbi, per il pragmatico Luigi l'Iorio, deve incarnare la figura mistica del salvatore, l'unico personaggio in grado di rovesciare sorti non più magnifiche né, tanto meno, progressive. Il Festival doveva sentirselo come una spina conficcata in gola: tre direttori in tre anni, senza intravedere mai uno spiraglio, una lama di luce, anzi contemplando il nero-notte dei bilanci che saltavano, magari per colpa della solita compagnia d'avanguardia che piaceva tanto a mezza dozzina di critici, ma che gli astigiani si ostinavano ad ignorare. E allora, si ò dotto Florio, o si chiude AsliTeatro o gli si dà una sterzata da shock. Ha provato a immaginarsi il festival che avrebbe voluto vedere e l'ha offerto a un amico, a un alleato, a un uomo di grande intelligenza, ricco del cosiddetto carisma e scardinato- re di schemi: Sgarbi. Il quale, con la bella voce quasi soffocata e distorta da frastuoni indecifrabili, confessa che la proposta gli ha subito suggerito il sentimento di «una sfida facile da accettare». Facile perché? Perché niente è più semplice di un festival teatrale? «No, perché io sono un personaggio "naturaliter" teatrale». La frase è più chiara di quanto non sembri. Con queste parole, Sgarbi fa intendere immediatamente che al centro del festival metterà se stesso, «naturali- ter». Il motivo? «C'è un teatro del mondo in cui non sappiamo più se il teatro è quello recitato dagli attori oppure no». Un attore formidabile, aggiunge, è Andreotti in quanto Andreotti. Ma altrettanto formidabili sono Bossi e Pannella. Nella loro attività, non loro offrirsi alla pubblica opinione, mostrano «la finzione del teatro applicata alla vita». Conclude con tono quasi scientifico: «Anch'io appartengo a questa categoria, anch'io mi colloco a metà tra verità e finzione». Insomma è la consacrazione estetica delle metamorfosi mass-mediologiche. «L'esempio più alto è fornito da Maurizio Costanzo, che ha la sublime capacità di inventare personaggi (anch'io sono stato inventato da lui) e di trasformare la televisione in teatro. Sicché mi è facile dire che il teatro è stato rigenerato dalla televisione e dalla politica. Ma riconosco che un'affermazione del genere può essere spiazzante per chi si occupa di teatro». Benissimo. Ma come si applica questo principio ad Asti? «Devo fare un'operazione chirurgica. Se dico che la musica lirica contemporanea non esiste, non dico una bestemmia. La stessa cosa può valere per il teatro, che vive la sua lenta agonia. Certo ci sono le sale, ci sono gli attori, ma agiscono in un ghetto. Se dico a uno che abita nel centro storico di Genova o alla periferia di Milano di andare a teatro, quello non capisce di che cosa gli sto parlando». Se questa è la realtà, qual è la sua cura? «Quando l'altra sera sono arrivato a Asti, si è creato subito un clima teatrale. La gente mi guardava, mi si avvici nava, e questo era teatro, per il semplice fatto che la televisio ne ha creato un collegamento tra teatro del mondo e vita» Quindi, ad Asti, proporrà il teatro in chiave televisiva. «Così come potrebbero farlo Beppe Grillo, Chiambretti, persino Di Pietro, che sono tutti fenomeni teatrali. Inviterò Andreotti, che per anni ha recitato la parte del mafioso senza esserlo. Chiamerò Carmelo Bene». Anche se costerà quasi la metà del budget? «E' un amico. Questo ò uno dei mille problemi che si porran no. Di sicuro si fa meno fatica a prendere un uomo-tv». E lei? Danno per sicura una sua esibi zione. «Mi sono dato tre possibilità. O rifare il ben noto "Sgarbi contro tutti", o interpretare il recital alfieriano "Vittorio e Vit torio", o leggere un testo di Ian Collins su un ebreo durante l'ultima guerra: un monologo che non farà rimpiangere Kan tor». «Proporrò la finzione della scena applicata alla vita. Gli attori tradizionali ormai vivono in un ghetto. Il modello supremo è Maurizio Costanzo. Anch'io reciterò: probabilmente Vittorio Alfieri» Qui accanto Giulio Andreotti e Carmelo Bene. Nella foto grande Vittorio Sgarbi e in basso a sinistra il sindaco di Asti Luigi Florio