GÙNTER E CHRISTA ORFANI DEL MURO

GÙNTER E CHRISTA ORFANI DEL MURO NUOVA PROVOCAZIONE DEL NOBEL GÙNTER E CHRISTA ORFANI DEL MURO Alessandra Orsi MENTRE la Germania si compiace di aver trovato finalmente un simbolo nazionale da esportare come vessillo della neonata Berliner Republik, lui, Gùnter Grass, anziché assistere quieto all'unanimità che lo circonda, imbocca nuovamente la strada della polemica e torna a provocare. «Avrei volentieri diviso il premio con ChristaWolf» ha dichiarato in un'intervista rilasciata al settimanale Focus in edicola quattro giorni dopo il conferimento del premio Nobel. In difesa della più nota scrittrice della Ddr, che aveva ammesso di aver collaborato per un periodo con la Stasi, i famigerati servizi segreti orientali, Grass si era già schierato suscitando scandalo e attirando una volta di più le critiche dei media. All'epoca, era il 1991, la posizione di Grass era la diretta conseguenza delle sue critiche a un'unificazione dai tempi troppo accelerati e a suo giudizio unilateralmente guidata dai palazzi di Bonn. Ora invece il premio Nobel ribalta il discorso: il premio andrebbe diviso «perché è grazie alle letterature dei due Stati tedeschi, forzatamente divisi, se non si è giunti a una separazione definitiva. E io ho sempre ragionato pensando a un'unica letteratura». Il riconoscimento internazionale permette a Grass di respingere le riserve che parte dalla critica continua a esprimere nei confronti della produzione successiva alla Trilogia di Danzica - «anche a Goethe venne rimproverato di non aver più eguagliato i vertici dei Dolori del giovane Giinter Grass e Christa Wolf Werther» dichiara senza understaiement nella stessa intervista -, eppure Io scrittore è consapevole e soddisfatto che l'Accademia di Svezia abbia tenuto conto del suo ruolo di intellettuale impegnato. «La mia opera non ò disgiunta dal mio impegno», ha aggiunto. Fedele a questa dichiarazione sposta dunque i riflettori dall'ultimo libro, Il mio secolo, in patria già accusato di presunzione, per toccare un tema che non potrebbe essere più attuale, quello di una non risolta unificazione a dieci anni dalla caduta del Muro di Berlino. Gùnter Grass sa di essere amato dall'Est forse più che all'Ovest, e sa di esserlo oggi più di allora, quando nella sbornia dei festeggiamenti le sue critiche apparvero stonate almeno quanto quelle di un Oskar Lafontaine. Quanto a Christa Wolf, la forma dell'autoassoluzione scelta dall'autrice di Cassandra e Medea resta una pillola amara per quei cittadini orientali che al nome della Stasi associano inevitabilmente paura e coercizione. Come Grass, Christa Wolf ha spesso usato la letteratura per parlare di politica, per poi ammettere che, nella Germania del Muro, la sua era una condizione privilegiata: troppo tardi per ricucire con il «suo» popolo. L'autore del Tamburo di latta, un libro che nella Ddr uscì soio nell'87, sceglie invece di proclamarsi pienamente tedesco con un gesto che non è più il salvataggio in extremis - e un po' eccentrico - di una collega «controversa», ma l'avvertimento a chi vuole metterlo su un piedistallo: non firmerò nemmeno ora una cambiale in bianco su questa Germania. Giinter Grass e Christa Wolf

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Danzica, Ddr, Germania, Svezia