Putin: riprendiamo la metà della Cecenia di Anna Zafesova

Putin: riprendiamo la metà della Cecenia Putin: riprendiamo la metà della Cecenia Anna Zafesova MOSCA Mentre in Cecenia continua una guerra non dichiarata, il premier Vladimir Putin finalmente ha deciso di spiegare cosa la Russia ha intenzione di fare della sua repubblica ribelle. Alla quale Mosca non ba ormai intenzione di concedere nemmeno un briciolo di autonomia: la Cecenia «era e rimane parte della Federazione Russa». Secondo il premier, in Cecenia tutto si sta svolgendo secondo i piani: le truppe russe hanno formato una «zona di sicurezza» cingendo in un cordone la repubblica e invadendo una parte del suo territorio. I militari hanno occupato circa un terzo della repubblica, lungo la linea del fiume Terek. Una posizione che, ha commentato Putin con un certo imbarazzo, è stata scelta perchè «militarmente comoda». A quanto pare, per il momento Mosca non ha intenzione di continuare l'avanzata. Putin ba annunciato invece di fatto una scissione della Cecenia: la parte nord, invasa dalle truppe russe, tornerà sotto la mano di Mosca. Tutte le strutture di potere cece- no vorranno smantellato o sostituite da quelle russo. Verranno costruite scuole, ospedali, ricomincerà il versamento dello pensioni, arriveranno la luce e il gas, chiusi da qualche giorno al territorio rimasto in mano ai ribelli. Una sorta di «altra Cecenia» modello dove, secondo il piano del governo, verranno portati anche le decine di migliaia di profughi da Grozny, e che dovrà servire da invito per la popolazione dall'altra parte del Terek. Putin infatti ha fatto capire che l'offensiva militare non continuerà: «Non abbiamo intenzione di risolvere i problemi politici con strumenti militari». Inclusa l'indipendenza della Cecenia: lo status futuro della repubblica verrà deciso «soltanto da un negoziato». Non è chiaro con chi avverrà questa trattativa: il ministro della Giustizia Jurij Chaika ieri ha affermato che in Cecenia di fatto non esistono organismi di potere leggittimi, incluso il presidente Aslan Maskhadov. Grozny nel frattempo si prepara a fronteggiare un'invasione su larga scala: la presidenza ha proclamato ieri la legge marziale, mentre ogni bombardamento russo aumenta il numero di coloro che vorrebbero prendere lo armi in mano. Le truppe russe infatti si sono già scontrate con una forte resistenza. Ufficialmente le perdite sono ridottissime: Putin ha parlato di 2 morti e 22 feriti nel corso di tutta l'operazione per la formazione del «cordone sanitario». Ma si tratta di un'evidente falsificazione: testimoni sul posto parlano di almeno 10 soldati uccisi in un solo scontro. E per i russi non si tratterà soltanto di guerriglia partigiana: ieri i ceceni hanno abbattuto - a quanto pare, con un missile «Stinger» due aerei russi, un caccia e un bombardiere. Per Putin, ('«erede» di Boris Eltsin alle prossime elezioni presidenziali, quella della Cecenia sembra una carta forte da giocare. Negli ultimi giorni, dopo che il premier ha promesso di usare contro i «terroristi» il pugno di ferro, la sua popolarità è cresciuta a vista d'occhio. Ma un'operazione di terra su larga scala spaventa l'opinione pubblica: nelle guarnigioni russo si sono già verificati decine di casi di «rapimento» dei soldati da parte dei propri genitori, che preferiscono vedere i loro figli disertori piuttosto che morti. Cresce anche l'ondata dei profughi, accettati ormai solo in Inguscezia: il resto della Russia ha chiuso le frontiere por chiunque abbia scritto noi documenti «ceceno». Una situazione che sta già sollevando l'inquietudine delle organizzazioni internazionali. Putin però ieri ha ammonito contro qualsiasi ingerenza: «Si tratta di un conflitto intorno». Il premier ha anche, aggiunto che il termine «catastrofe umanitaria» nei confronti di 100 mila profughi viene usato per fare pressione sulla Russia. L'opinione pubblica è dalla sua parte: solo il 10 por cento dei russi è pronto ad accogliere profughi e il 60 per cento degli interrogati chiede di proseguire i bombardamenti della repubblica «terrorista». dnobiumescBesrgpbsrfc Un soldato russo offre dei dolci a un piccolo rifugiato nel villaggio di Oktyabrsky, vicino al confine ceceno