Il prof. Cossiga spiega il «caso Tortora»

Il prof. Cossiga spiega il «caso Tortora» L'EX CAPO DELLO STATO E LA GIUSTIZIA ITALIANA Il prof. Cossiga spiega il «caso Tortora» Lezione di garantismo agli studenti di un liceo romano retroscena Pierluigi Ballista ROMA Lm APPLAUSO scrosciante ™ non se l'aspettava. Anzi, I prima di entrari! nel liceo romano «Giulio Cesare» por assistere alla proiezione di «Un uomo perbene», il film di Maurizio /.accani che narra la persecuzione giudiziaria di Enzo Tortora, Francesco Cossiga addirittura preannuncia, sottovoce, quale potrebbe (isserò la sua reazione so fosso accolto da contestazioni da parte degli studenti: «Mi toglierei la giacca, mi arrotolerei le manichi! della camicia, e andrei a parlare in mezzo a loro». Non ce n'è stato bisogno. Gli studenti del liceo che negli anni roventi era considerato la roccaforte dei «fasci» romani sono apparsi davvero ben disposti nei confronti dell'ex Capò dello Stato. Rispetto ai loro fratelli maggiori coltivano una passione politica più gelida. E so sono venuti qui, e soprattutto per la curiosità di sapere qualcosa a proposito del «caso Tortora», di un caso che ha ferocemente diviso l'opinione pubblica e che e diventato un clamoroso caso politico quando i radicali di Marco l'annoila ne fecero una bandiera della loro battaglia garantista ma che scoppio (piando gli attuali studenti del «Giulio Cesare» erano appena nati. Vogliono saperne di più. E applaudono con calore Cossiga. Applaudono ospitalmente il regista. Applaudono con compunzione la professoressa che ha organizzato l'evento. Battono fragorosamente' le mani (piando compare il nomo dell'attore che nel film recita la parte dell'avvocato Raffaele Della Valle, (ionie inai? Semplice: si tratta di un ex alunno del liceo. Uno di loro. A «loro», terminata la proiezione di «Un uomo perbene», si rivolgo l'ex presidenti! della Repubblica Francesco Cossiga che resta molto turbato quando una studentessa ha sostenuto che lei, da un Paese incivile e violento dove può capitare un «caso Tortora» vorrebbe al più presto «andare via». Cossiga spiega che non b un bene che un giovane progetti la fuga dal proprio Paese. Per spiegarlo meglio, e trovandosi in un'aula scolastica, è come se scegliessc di distribuire i suoi argomenti secondo un ciclo di brevi lozioni. Non prima di aver ricordato che da presidente della Repubblica «pretesi che Enzo Tortora, in qualità di capo del gruppo parlamentare radicale, fosso presente alle consultazioni da ini! avviato al Quirinali! e che, pur condannato in primo grado, varcasse la soglia del palazzo del Capo dello Stato senza le manette ai polsi». Un ricordo che introduce la prima lozione di storia patria: «L'Italia no ha passato di tutti i colori e non si è mai ribellata all'idea pericolosa di una Giustizia che si vuole con la maiuscola, senza avvedersi che con troppo maiuscole si proparano le forche e i plotoni d'esecuzione. Questo è un Paese che alle sue origini massacrava i meridionali ribolli chiamandoli banditi, poi ha avuto il fascismo, poi una democrazia spaccata in due». E' molto difficile, spiega insomma Cossi- ga, che in un Paese con questa storia possa attecchire la «cultura della libertà» e la difesa dei princìpi garantisti dello Stato di diritto. Lezioni di diritto applicato al «pentitismo». Spiega Cossiga: «il caso di Balduccio Di Maggio che confessa di aver commesso un assassinio quando già era un "pentito" è clamoroso. C'è un signore che ha un ruolo cruciale perché su di lui si regge l'accusa nel processo Andreotti a Palermo e che confessa di aver ucciso mentre era finanziato e protetto dallo Stato». Lezioni di sarcasmo amaro: «Facciamo così: presenterò un disegno di legge in cui si stabilisca qual è il numero esatto degli omicidi che i pentiti preferiti dai pubblici ministeri possono commettere. Fino a tre sì, dopo tre no, non si è più pentiti. Decidiamolo, ma poi atteniamoci alla decisione». Lezioni di diritto. «I magistrati dell'accusa di Napoli sul caso Tortora si erano appassionati all'idea che Tortora dovesse esse- re colpevole e perciò anche le cose più ovvie venivano piegate e stravolte». Però, spiega Cossiga, «non agirono per passione politica. Il che dimostra ancora di più il pericolo di una giustizia violenta che trae legittimità da cattive leggi, a cominciare da quelle che ammettono ancora una pericolosa confusione tra il ruolo di chi accusa e il ruolo di chi giudica». Lezioni di storia applicata alla politica: «A proposito di Gladio Rossa, lasciatevelo dire da uno che è stato accusato di aver partecipato alla Gladio Bianca: se riapriamo la polemica sulla storia che si è conclusa con la caduta del Muro di Berlino non la finiamo più». Lezioni di diritto applicato alla politica: «Questo è un Paese che nel nome dell'emergenza criminalità accetta che si metta in discussione il giudizio di Cassazione e si proponga l'arresto dopo il primo grado di giudizio: per molto meno è scoppiata la rivoluzione francese. E questa storia del braccialetto elettronico! E' una vergogna ma nessuno lo dice. Tra un po' proporranno gli elettrodi al cervello. Il tatuaggio, no, quello l'hanno già inventato i nazisti». Gli studenti applaudono, ma debolmente. La lezione di garantismo è finita. I pentiti? Penso a un disegno di legge in cui si stabilisca il numero esatto degli omicidi permessi ai preferiti dai pm «L'Italia ne ha passate di tutti i colori e non si è mai ribellata all'idea pericolosa di una Giustizia con la maiuscola, senza avvedersi che così si preparano forche e plotoni d'esecuzione» Il braccialetto elettronico? E'una vergogna ma nessuno lo dice. Tra un po'si arriverà agli elettrodi al cervello m L'arresto di Enzo Tortora e la stessa scena nel film «Un uomo perbene» A destra: l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga

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