Impastato, eroe senza mito di Fulvia Caprara

Impastato, eroe senza mito Marco Tullio Giordana gira a Palermo «Cento passi», un film sulla storia del giovane assassinato nel 78 Impastato, eroe senza mito //figlio del mafioso ucciso dalla mafia Fulvia Caprara inviala a l'Ali RMO Una nuvola di polvere. Una Giardinetta che si ferma in mezzo al coitile, due ragazzini che ne escono correndo, con la madre che li insegue tentando di rimetterò in ordine i loro vestiti. E poi un padre, che si scusa per il rilardo tenendo in mano un gran pacco. K una tavolala di parenti clic osservano il quadretto divertili. K' la prima scena del primo giorno di riprese de «I cento passi», il film in cui Marco Tullio Giordana ricostruisce il drammatico perennili di vita tli Poppino Impastato, giornalista di «Radio Aut» e militante di Democrazia Proletaria ucciso nel maggio del '78 o ritrovato cadavere sui biliari della stazione di Cinisi, in provincia di Palermo, nello stesso giorno in cui a Roma veniva recuperato il corpo di Aldo Moro. Una coincidenza che contribuì a far passare inosservata la tragedia, «fio accettato di girare questo film Spiega il regista perche la storia di Impastato rappresenta, per la Sicilia e per tutta l'Italia, un esempio perfettamente imitabile di eroismo privo di mitologia. Più ci saranno persone come lui e pili sarà difficile colpirle». A Cinisi, pero, in quegli anni oscuri per tutto il Paese, nessuno aveva, come impastato, il coraggio di andarsene in giro ad accusale il boss malioso 'l'ano Badalamenti, chiamandolo «Tano seduto» e denunciando i suoi traffici senza peli sulla lincila. l\ tutto questo senza nessun «rispetto» per un padre ma fioso che aveva buttalo il figlio sedicenne1 l'unii di casa, ina che, quando gli avvertimenti di morte si fecero concreti, non esito a spiii('ei si fin negli Stati Uniti, per incontra re i cugini di Cosa Nostra e chiedere protezione per quel disgnizial.issi ino figlio. «Non sono un regista di quelli con l'etichetta dell'impegno civile dice Giordana - e la mia curiosità verso la storia è di natura prima di tutto poetica». Ma non solo: per l'autore di «Maledetti vi amerò» e di «Pasolini: un delitto italiano», raccontare la vicenda di Impastalo vuol dire anche «chiudere una trilogia» dedicai a a un decennio cruciale, quello «de! terrorismo e del compromesso storico, ma an¬ che quello che ha preparato il crollo dei muri e, con Tangentopoli, di un'intera classe politica». Un periodo, confessa l'autore, «per cui non ho nessuna nostalgia, nonostante coincida con la mia giovinezza, che ho sempre considerato con pessimismo radicale, ma che oggi forse vedo in modo diverso, perchè nelle sofferenze e nelle sconfitte c'è una lezione utile per [lassare all'offensiva. Questo ii anche un film su tutto quello di buono e hello che hanno fatto i ragazzi del '68: Impastato è stato il prodotto pio alto, più limpido e piii necessario di quel modo di affrontare la realtà». Scritlo da Claudio Fava insieme con il regista e con Monica Zapelli il film, prodotto da Fabrizio Mosca, sarà girato in otto settimane (più una per la trasferta americana, in cui si racconta il viaggio del padri; del protagonista!, tra Cinisi e Bale¬ strate, a una quarantina di chilometri da Palermo, in un paesaggio sospeso tra ulivi e mare, tra montagne aspre e antiche aziende agricole come quella del «Raglio Fico» che ieri ha fatto da sfondo al primo ciak. La pellicola, che forse avrà una parte, quella ambientata negli anni '60, in bianco e nero, dovrebbe essere pronta per la prossima primavera. Superati i timori legati alla sua lontananza dalla cultura siciliana («ho capito che se si mantiene uno sguardo laico e insieme partecipe non c'è bisogno di essere nati in un posto per poterlo raccontare») Giordana dirige un cast di straordinari attori siciliani, privo di nomi famosi, ma ricco di conoscenze dirette, di esperienze teatrali e, come dice il regista, di «regale allegria». Così a Luigi Lo Cascio è affidato il ruolo del protagonista; a Luigi Burruanoquello di suo [ladre; a Toni Sperandeo, eattivo in tanti film e fiction di mafia, quello di Tano Badalamenti. Lucia Sardo, che ha lavorato spesso con Aurelio Grimaldi, ha la parte, assolutamente cruciale, della madre del motto, Felicia, oggi iì4enne, enormemente contenta che si faccia questo film perchè così «la storia di Peppino diventa patrimonio di tutti». L'incontro con la signora Impastato è stato per il regista fondamentale: «F' lei la chiave di tutto: una donna che aveva sposato un mafioso, ma che non aveva mai accolto a casa gli amici del marito; una donna che ha difeso suo figlio fino all'ultimo e, dopo la sua morte, non si è piegata alle regole, ma ha avuto la forza di opporsi, di fare una cosa che non avrebbero fatto non solo tanti siciliani, ma anche tanti cittadini italiani». Sul set, dove si muovono comparse scelte tutte in zona, mamma Felicia non verrà, mentre è presente, già dal primo giorno, con tutta la sua comprensibile emozione, il fratello di Poppino, Giovanni: «Sto vivendo questo film come un importante momento della lotta per dare credibilità alla figura di mio fratello, nella convinzione che il cinema possa dare un contributo valido alla ricerca della verità». Al suo fianco c'è anche Umberto Santino, presidente del Centro «Giuseppe Impastato», alla cui opera di informazione si deve la memoria del giornalista ucciso. «Senza peli sulla lingua, denunciava in radio i traffici di Tano Badalamenti La sua tragedia, purtroppo, è passata inosservata perché il delitto è coinciso con il ritrovamento del corpo di Moro» denunciava Badalamenti po, è passata to è coinciso rpo di Moro» Qui accanto il regista Marco Tullio Giordana che sta girando a Palermo. In basso Gaetano Badalamenti: il giovane Poppino Impastato denunciava la sua consorteria dai microfoni di Radio Aut

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