Legato e soffocato, morte misteriosa di un ragazzo

Legato e soffocato, morte misteriosa di un ragazzo Rapallo: il giovane, appassionato di arti marziali e canottaggio, trovato sul tappeto di casa Legato e soffocato, morte misteriosa di un ragazzo Caviglie e polsi bloccati con la cintura del kimono Vincenzo lessandoli inviato a RAPALLO Una morte e troppi indizi, una tragedia e un rompicapo. Come dire, un libro dalle pagine confuse, illeggibili, sulle quali la polizia cerca un filo logico, un lampo che rischiari, insomma un qualcosa che aiuti a capire. Perché per ora si sa soltanto che un giovanotto di 27 anni, Paolo Devoto, è stato trovato cadavere in casa sua, dov'era solo, forse, e nessuno pare aver visto niente. Ma una morte singolare, irrituale, perché lui aveva caviglie e polsi stretti da un legaccio, ma non una cosa qualsiasi, la cintura del kimono indossata per l'aikido. E aveva pure una k-way di quelle chiuse fino al collo, infilata a rovescio con il cappuccio a coprire il volto e, magari, impedire la respirazione. Dire che la polizia brancola nel buio sarebbe banale e pure ingeneroso, ma di certo si trova nel cuore di un labirinto capace di far perdere l'orientamento a un Hercule Poirol carico di anni e di esperienza. Così, forse è per questo che il vicequestore Carla Melloni, 38 anni, dirigente del commissariato, allarga le braccia e dice: «Stiamo sentendo, interrogando, valutando. Certo, questa cosa che fosse legato mani e piedi è strana, ma è prematuro scendere in particolari precisi, si corre il rischio di essere fraintesi». Per questo si comincia da dove si comincia ogni volta che ci si imbatte in un mistero, e tutto pare illogico: si ricostruisce la vita, il passato del ragazzo, e ne vien fuori un profilo talmente perfetto da non lasciare appigli, spunti, possibilità. E tutto così diventa ancora più difficile. «Una persona deliziosa, ce l'hanno raccontato così», dice la dottoressa Melloni. Tutti lo raccontano così, gli amici del canoa club di Rapallo, quelli della pallanuoto e quelli della palestra per arti marziali. Poi la polizia aggiunge un particolare che ha sempre un sapore sgradevole perché sembra un qualcosa di ammiccante, anche quando non lo ò: era incensurato. Sportivo, uno di quelli che preferiva partecipare piuttosto che assistere. Prima i pomeriggi e le serate in piscina, poi era passato alla canoa. Viveva in una palazzina Anni 30 in salita Sant'Agostino 24, sulle colline alle spalle della ferrovia, un posto tranquillo e silenzioso. Stava con il padre Giorgio, che lavora in una finanziaria a Genova, la madre Laura e la sorella Silvia, ventiquattrenne, impiegata in uno studio dentistico. Insomma, un'esistenza quieta e anonima, con i giorni tutti uguali ma ai quali, del resto, non chiedi nulla di diverso. Geometra, impiegato in uno studio della cittadina, la parte emozionante delle sue giornate la viveva proprio quando andava in palestra o al circolo del remo, dov'era uno importante, perché faceva da cassiere, da tesoriere e da segretario. All'orizzonte, nessuna ragazza, in questo momento, per lo meno, perché in passato qualche amica l'aveva avuta «e molto carina». Lo hanno trovato domenica alle 19,10, i genitori, usciti di casa nel primo pomeriggio. Erano fuori tutti e lui era rimasto solo. E ora si cerca di chiarire se abbia ricevuto una visita, qualcuno. Perché le ipotesi investigative sono almeno tre: omicidio, suicidio, un gioco estremo finito in tragedia. Gli indizi, quelle gambe e quelle braccia legate, la casa in ordine non sembrano portare all'omicidio; motivi per togliersi la vita non sembra ne avesse, al contrario, a lutti pareva sereno, soddisfatto, se non felice; sull'idea che abbia voluto mettere alla prova se slesso le possibilità paiono più concrete, anche se tocca al medico legale rispondere agli interrogativi decisivi. Ma sul corpo non sarebbero stati trovati segni di violenza il che, se non altro, potrebbe voler dire che nessuno l'ha legato con la forza e lo ha costretto a infilare la testa ir. quel giubbotto azzurro-bianco-rosso. «Per il momento non siamo in grado di dir niente sull'ipotesi di un gioco pericoloso», ammette la poliziòtta Melloni. Che aggiunge: «Anche i punti che potrebbero apparire scabrosi in realtà potrebbero non esserlo, vanno capiti». Tutto va capito in questa storia che pare una non storia. Per esempio, perche uno a 27 anni e morto e in quella maniera. Uno che Caterina Fenelli, ricorda di aver conosciuto «fin da quando era piccolo. Com'era? Un bravissimo ragazzo, ecco, com'era. Appassionato di arti marziali, tutto li». Lei domenica è rimasta in casa, che è di fronte alla palazzina dei Devoto. «Non ho visto nessuno né udito qualcosa». Quello che racconta la signora Fenelli non serve a molto per fare passi avanti nell'inchiesta e la polizia ha interrogato fino a ieri sera gli amici, quelli vecchi della piscina, quelli della palestra e quelli del club della canoa, li tutti hanno ripetuto: «Era bravissimo, educato, una perla di ragazzo». Oliando Andrea Terren, tito¬ lare del ristorante Bansin ha scorto una telecamera puntata su di lui, e stato rapido a spostarsi perche venisse inquadrata l'insegna del suo locale: «Bravissimo, sì, e non aveva amicizie strane. Aveva lavorato anni per metter su il circolo della canoa...». Ma davvero è possibile legarsi da soli in quella maniera? Alla polizia di Genova qualcuno ha fatto una prova e dice di esserci riuscito a bloccarsi polsi e caviglie. Ecco, l'unica cosa che non è al suo posto, in questo mosaico troppo perfetto ma incomprensibile, è il kimono. «Non l'abbiamo ancora trovato», dice il vicequestore. Ma, forse, è ancora in fondo ad un cassetto. E la verità, dov'è? 11 volto era coperto dal cappuccio di un k-way, sul corpo non ci sono segni di violenza. Gli agenti seguono la pista del delitto e del gioco pericoloso Gli amici: «Era bravissimo ed educato» La vittima, Paolo Devoto, 27 anni A lato, la casa dove viveva e dove è stato trovato morto

Persone citate: Andrea Terren, Carla Melloni, Caterina Fenelli, Fenelli, Melloni, Paolo Devoto

Luoghi citati: Genova, Rapallo