«Contro il crimine non siamo allo sbando» di Aldo Cazzullo

«Contro il crimine non siamo allo sbando» Il Presidente in visita nella Milano che si lamenta per l'inefficienza dello «Stato centralizzato» «Contro il crimine non siamo allo sbando» Ciampi: l'immigrazione regolare risorsa per l'Italia Aldo Cazzullo inviato a MILANO «Non siamo allo sbando. Ci sono segnali che vanno nella giusta direzione». Contro la criminalità, per la tranquillità dei cittadini, occorre però fare altri sforzi. «Serve un congiunto operare tra autorità locali e nazionali, e un coordinamento più stretto tra le forze dell'ordine». Al Piccolo Teatro di Milano, Carlo Azeglio Ciampi affronta così il tema della sicurezza. Ripete che l'«immigrazione rappresenta una risorsa per l'Italia», ma aggiunge che «occorre separare i semi di grano dal loglio», distinguere tra chi arriva nel nostro Paese per lavorare e chi per delinquere: «L'immigrazione non è un fenomeno milanese, ina europeo, epocale, che pone dei problemi. Occorre non solo regolare i flussi, ma anche vagliarli». Ricorda il «maestro di libertà» Valiani. Detta la sua ricetta per rilanciare la competitività del Paese: «Modernizzare la pubblica amministrazione», «responsabilizzare» la burocrazia, «accelerare la riforma federalista», «garantire la stabilità politica». E lancia un messaggio di ottimismo: «Se si verificheranno queste condizioni, la vittoria sarà certa. E questa Italia, di cui mi sto innamorando ogni giorno di più, potrà vivere un nuovo Risorgimento». «Se fossi un commerciante milanese e avessi un'emergenza, quale numero dovrei fare, il 112 o il 113? Sarebbe la stessa cosa?». La mattinata di Ciampi è cominciata nella sala operativa della questura, e subito dopo in quella dei carabinieri. Di fronte al computer che segnala la posizione delle pattuglie, il presidente inforca gli occhiali e chiede: «Perché non fate in modo che il video segnali già se la pattuglia è libera ogià impegnata?». «Lo faremo in un futuro molto prossimo», promette la sua guida, il colonnello dei carabinieri Paolo Rossi. Poi, di fronte agli attestati di stima ma anche alle lamentele per l'inefficienza dello Stato del sindaco Gabriele Albcrtini, del presidente della Regione Roberto Formigoni, di quello della Provincia Ombretta Colli, Ciampi replica: «Milano ò grande anche per la capacità di accogliere e integrare uomini venuti da ogni parte e di acquisire da loro spazi di civiltà. Quanti milanesi famosi sono venuti dalla Sicilia o dalla Toscana, uomini che hanno trovato a Milano un habitat ideale?». L'immigrazione non va ostacolata, ma «regolata». «Criminalità vecchia e nuova, droga, problemi sociali che nascono dalla dimensione metropolitana tolgono serenità ai cittadini». La via imboccata, sostiene Ciampi, è quella giusta. Ma bisogna fare di più per mettere le forze dell'ordine in condizione di agire, e per «assicurare il rispetto della legalità». Il presidente; in un discorso insolitamente lungo, ha ricordato le prime tappe del suo viaggio in Italia, «dalla mia Livorno a Torino», e in Europa, dalla Germania, Paese dei suoi studi, alla Finlandia. E' tornato sul concetto che gli è caro di «pace europea», da portare, «grazie anche alla nostra grande alleata, l'America», nei Balcani, nei Paesi dell'Est e sulla sponda meridionale del Mediterraneo. E ha invitato industriali e amministratori a fare la loro parte «affinché gli italiani siano i più bravi in Europa». «L'Euro ci offre una grande occasione, ma ci chiude la tradizionale via di fuga delle svalutazioni. Dobbiamo consolidare i risultati raggiunti, come l'abbattimento dell'inflazione e il risanamento dei conti pubblici, e andare oltre. Abbiamo le potenzialità per crescere. Occorre lavorare su due direttrici, il capitale umano e gli investimenti. In entrambi i campi si tratta di innovare». Più tardi, ai rettori delle cinque università milanesi e ai rappresentati del sindacato, Ciampi preciserà che cosa intende per modernizzazione: «Più investimenti nella ricerca, raccordo tra università e impresa, per frenare la fuga di cervelli all'estero». E soprattutto rifor¬ me: della pubblica amministrazione e delle istituzioni. L'obiettivo è «una struttura federalista, che applichi il principio di sussidiarietà e accorci i tempi della burocrazia e dei lavori pubblici», e «una nuova stabilità di governo, che consenta il dialogo tra cittadino e istituzioni». Le parole chiave, che ricorrono più volte nella giornata milanese di Ciampi, sono «fantasia», «coraggio», «determinazione», «tenacia», «unità». «Solo un'Italia unita, socialmente coesa, economicamente forte può contare di più, può far sì che il sogno di un nuovo Risorgimento si avveri», conclude il Presidente, la voce incrinata dall'emozione. Ma cinque minuti dopo si ferma a chiacchierare con un gruppo di studenti della Bocconi: «Come vanno gli esami?». E al consigliere comunale leghista in camicia verde, Matteo Salvini, che rifiuta di stringergli la destra («Lei, dottor Ciampi, non mi rappresenta»), fa ciao con la mano: «La saluto cordialmente». «Ma bisogna fare di più permettere le forze dell'ordine in condizione di agire» «Mi sto innamorando ogni giorno di più dell'Italia che può vivere un nuovo Risorgimento» J Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con Indro Montanelli ieri all'Università Bocconi