Il premier stretto d'assedio

Il premier stretto d'assedio Il premier stretto d'assedio Ma con Mancino una cordiale telefonata Maria Teresa Meli ROMA Raccontano che in questi ultimissimi giorni a Palazzo Chigi si viva un clima da castello assediato. Le grandi manovre al centro della maggioranza ingenerano infatti sospetti e timori. E non si tratta di .sindrome di accerchiamento, giacché qualcosa sta succedendo davvero. Nell'area moderata della coalizione è già partita la ricerca del clone di Prodi. Ossia di quel personaggio - non politico e dall'immagine se non nuova (pianto meno non troppo sfruttala (quindi, non un D'Antoni, per intendersi) clic possa guidare lo schieramento alle prossime elezioni. li' un'impresa difficile, però adesso che alla segreteria del Ppi c'è Pierluigi Castagnetti, buon amico dei Democratici, lo è un po' di meno. Ma la vera complessità di quest'operazione e un'altra: com'è possibile arrivare alla fino della legislatura con D'Alema presidente del Consiglio e poi dirgli: «Pregosi accomodi»? Non fi possibili;, appunto. E questa impossibilità fa prendere (piota all'eventualità di una crisi di governo. Perciò D'Alema vorrebbe giocar d'anticipo con il rimpastofsebbene pubblicamente lo neghi). E' convinto che il passaggio chiave sia quello delle elezioni regionali: se dovessero andar male, i «cent risii» avrebbero il protesto per metterlo da parte. Por questo motivo il premier continua a dire ai suoi che ([nelle consultazioni «bisogna vincerle assolutamente», (luell'appuntamcnlo elettorale e divenuto il vero assillo di D'Alema, il (piale punta a vincere la partita con il Polo sulle presi- denze regionali (perciò continua fare «pressing» su qualche ministro perché si candidi). Se poi i consensi ottenuti dal centro sinistra non dovessero essere brillanti, poco male, l'importante è che vi sia una «sostanziale tenuta». Qualche punto in più o in meno non fa la differenza, quella la danno i candidati vincenti. Proprio in vista delle elezioni è stato affidato a Gianni Cuperlo un malloppo di provvedimenti varati dal governo, che il nuovo «uomo immagine» di Palazzo Chigi dovrà trovare il modo di pubblicizzare, affinché il Paese sappia che l'esecutivo ha lavorato e ha lavorato bene. Qualcosa di simile all'operazione portala avanti da Berlusconi (e allora contestatissima dalla ( luercia) con gli spot che illustravano le mirabilie fatte dal Gabinetto de) Cavaliere. D'Alema - e con lui i suoi - ò convinto che, impostate in questo modo, le regionali potrebbero andar bene, rafforzando il capo del governo. Dunque, la partila che si sta giocando all'interno della maggioranza è assai complessa. In questo momento il premier punta a togliere qualsiasi pretesto agli «alleati» del centro. Con Nicola Mancino, il chiarimento c'è stalogià ieri mattina, llpresidente del Senato ha telefonato a D'Alema e gli ha spiegato il senso delle parole da lui pronunciate al congresso del Ppi. L'armistizio è stato siglato. E Walter Veltroni - che gioca fianco a fianco con il capo del governo - ha fatto il resto, incontrando Mancino e rilasciando, al termine di quel colloquio, dichiarazioni rassicuranti. «11 rischio di una crisi - ha spiegato - non esiste». Solo Luciano Violante ha criticato indirettamente il collega di palazzo Madama, osservando che «chi ha responsabilità istituzionali deve riunire, "fare coesione", e non creare divisioni». Veltroni ha avuto un chiarimento telefonico anche con Clemente Mastella. Già, perché pure il leader dell'Udeur mostra segni di impazienza, tant'è vero che dopo una lunga riunione dell'ufficio politico del suo movimento, ha deciso di avviare degli incontri con D'Alema e le nitro forze politiche e di chiedere udienza a Ciampi. Dopodiché l'Udeur «valuterà se permangono le condizioni per rimanere nel governo e nella maggioranza». Non che Mastella intenda silurare D'Alema. Il ragionamento che fa, sommai, è un altro. Questo: «Io non posso restare l'unico che fa da stampella all'esecutivo». Da politico di lungo corso (piale è, Mastella ha capito che la situazione della maggioranza e dell'esecutivo è alquanto precaria e ha pensato bene di prendere le distanze. Ma quello che veramente preoccupa D'Alema è la novità del Ppi. Il partito popolare è saldamente nelle mani di Marini (che deve ancora prendersi la rivincita della partita per il Quirinale) e di Castagnetti, il quale si esprime così: «E' evidente che con la presidenza D'Alema si è spezzato l'equilibrio realizzato nel '96 e che aveva consentito all'Ulivo di vincere. E i diessini si sono portati dietro dalla loro tradizione la tentazione di esercitare un'egemonia». Già, il Ppi è pronto a dar battaglia (e potrebbe farlo presto, già al Senato sulla riforma Berlinguer, per esempio). Quindi, sono forse le novità popolari, unite al fatto che i Democratici non hanno mai occultato con troppa prudenza le loro intenzioni, oìtie alle ovvie ragioni di opportunità politica, a suggerire a Massimo D'Alema la prudente frase pronunciata ieri a «Porta a Porta»: «Non ò automatico che il candidato del centro sinistra sia io». Violante critica il presidente del Senato «Fare coesione non divisioni» I popolari sono pronti a dare battaglia e anche l'Udeur dà segni d'impazienza Pierluigi Castagnetti neo-segretario del Partito popolare A destra: Clemente Mastella segretario dell'Udeur A ds. i presidenti di Camera e Senato Luciano Violante e Nicola Mancino

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