LA SPIAGGIA DI GULLIVER di Paolo Passarini

LA SPIAGGIA DI GULLIVER IA MOTA «OMAHA LA SPIAGGIA DI GULLIVER Paolo Passarini NEL corso della visita compiuta ieri a Milano, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha parlato molto, usando toni marcatamente ottimistici sullo stato del paese e delle sue prospettive, talmente ottimistici da sembrare volutamente forzati, come crucili di chi, per opportunità, sceglie di esortare piuttosto che rimproverare. A questo approccio di Ciampi, che Antonio Gramsci avrebbe potuto chiamare «ottimismo della volontà», ha fatto da contrappunto, nel corso del fine settimana, un altrettanto marcato pessùiiismo manifestato dagli industriali riuniti a Capri, che hanno espresso giudizi di una durezza quasi definitiva sul governo, decidendo poi di creargli anche un problema con la rimessa in discussione dei livelli di contrattazione concordati otto mesi fa con i sindacati. Si voglia o no chiamare quest'ultimo approccio «pessimismo dell'intelligenza» (per simmetria di citazione gramsciana), esso non sembra, in realtà, discendere da un'analisi molto diversa della situazione rispetto a quella che determina l'ottimismo del presidente. I due punti di osservazione sono ovviamente molto distanti tra loro: gli industriali, in quanto categoria, hanno legittimamente a cuore il loro interesse di gruppo, mentre Ciampi ha a cuore l'interesse del Paese. Tuttavia, combinando questi umori con altre vicende di questi giorni, come il congresso dei Popolari, se ne conclude che, per molti, questo governo sia ormai una specie di «anatra zoppa», che potrà anche sopravvivere ma mai più correre. RASH0M0M. Ciascuno, come si diceva, vede quello che più gli interessa. La grande preoccupazione di Ciampi - è noto - è quella di mantenere l'Italia agganciata al carro europeo e possibilmente ben salda in serpa. Non è affatto, per lui, un arido problema di parametri econòmici, ma, più in generale, della costruzione di un paese con alti standard di efficienza e modernizzazione. Quando dice «ce la possiamo fare» (concetti simili sono stati espressi ieri da Luciano Violante) vuole dire: «Attenti, stiamo rischiando di non farcela» (non farcela a rilanciare l'occupazione, a fare le riforme, a mobilitare il Paese). Gli industriali, a loro volta, pensano che questo governo non possa più dare loro nulla dal punto di vista di: rilancio, sgravi fiscali, contrattazione, riforme. E si sganciano. GULLIVER. Per Massimo D'Alema tutto questo è aggravato da una contraddizione. Se Ciampi ritiene che la debolezza di questo governo stia soprattutto nel non saper fornire obiettivi mobilitanti ai cittaduii (cioè una debolezza di leadership], la maggioranza di centrosinistra si sta squagliando perché, nella paura di un'imminente sconfitta che punirebbe tutti, gli alleati di D'Alema temono che il premier faccia troppo, faccia cioè l'«asso pigliatutto», come gli ha rimproverato il presidente del Senato Nicola Mancino. Così, nel tentativo difficile ma giustificabile di stagliarsi come «leader», D'Alema è come Gulliver legato aDa spiaggia dai mille e mille lacci dei lillipuziani. paopass@tin.it

Luoghi citati: Capri, Italia, Milano