I Ds sfidano il governo sull'Università di Raffaello Masci

I Ds sfidano il governo sull'Università Nel regolamento dell'autonomia il criterio di scelta è la facoltà «omogenea» agli studi precedenti I Ds sfidano il governo sull'Università «Negli atenei nessuno sbarramento alle iscrizioni» Raffaello Masci HOMA «Non si dica che i Ds sono contro il decreto del governo sull'autonomia universitaria», proclama Fabrizio Bracco, responsabile Università del partito, di fronte ai cronisti, nel coreo dell'assemblea Ds dedicata alla questione. Ma di fatto le divergenze tra (pianto è scritto nello «schema di regolamento in materia di autonomia degli atenei», che il governo ha inviato per il «parere» alle commissioni, e le osservazioni che dei Ds (contenute nel comunicato diffuso dalla sinistra giovanile), appaiono in tutta la loro evidenza. Lo schema di regolamento attribuito al ministro Zecchino, votato dall'intero Consiglio dei ministri, intende introdurre un criterio di selezione nelle iscrizioni: alle varie facoltà ci si iscrive solo se si ha alle spalle una scuola superiore «omogenea». Il documento Ds vuole invece l'abolizione di qualunque filtro e introduce l'«autovalutazione», in base alla quale - per esempio - uno Studente del professionale decide autonomamente se è pronto o no, dopo un corso orientativo, per affrontare gli studi archeologici. Sintetizzate cosi le due posizioni farebbero dire che i Ds sono il Sessantotto e Zecchino la Reazione. In realtà le cose sono più articolate. L'articolo 6 dello schema di regolamento - che dovrebbe essere varalo entro il mese - dice che la matricola deve avere alle spalle una scuola in linea con il coreo cui si iscrive oppure deve dimostrare di aver acquisito le competenze necessarie. Comunque lo «deve dimostrare». E questo per ovviare alla massa di disorientati che passano allegramente dalle tecnologie applicate agli studi umanistici e per evitare cìie su 100 studenti 60 non arrivino mai alla laurea e 30 ci arrivino ma con 4 anni di ritardo (e con costi enormi per la collettività). Per i Ds, ogni idea di selezione è da respingere. Vinicio Peluffo, segretario della sinistra giovanile, ri¬ tiene «condivisibile la preoccupazione del ministro di garantire a tutti gli studenti il diritto al successo, ovvero la certezza di un livello formativo idoneo» visto anche l'alto tasso di abbandoni, ma questo criterio «non può pesare unicamente sugli studenti, liberando il sistema formativo dalle sue responsabilità». Insomma - dice la sinistra giovanile - se non si fa orientamento, se uno studente sbaglia il proprio indirizzo di studi oppure vuole a un certo punto cambiarlo, non può trovarsi di fronte a sbarramenti come quelli che il ministro Zecchino vuole innalzare. E allora ecco le richieste di modifica: fare orientamento nelle scuole già dal quarto anno delle superiori e virare gli studi dell'ultimo anno in direzione della facoltà che si vuole frequentare, continuare la preparazione «propedeutica» nel «semestre zero» dell'Università e alla fine accettare «l'autovalutazione» dello studente. Dunque, il preside di una scuola tecnica, se una studentessa è deside- rosa di passare agli studi filosofici, «deve» organizzarle un corso adeguato. Se poi la studentessa, dopo questo corso e dopo il successivo «percorso propedeutico» all'Università, non sarà ancora in grado di giostrarsi nella materia, pazienza. Potrà iscriversi se lo vorrà. Ma allora perché fare tanti corsi se poi vige comunque l'autovalutazione? Pietro Polena ha concluso i lavori dicendo che «non ci si deve basare sul concetto di sbarramento all'accesso ma su quello di canalizzazione», e il sottosegretario all Università Luciano Guerzoni ha assicurato che «il governo non ha mai pensato a uno sbarramento, ma solo a una canalizzazione per armonizzare il sistema». La pace dunque si farà: sulla «canalizzazione». II ministro dell'Università Ortensio Zecchino

Persone citate: Luciano Guerzoni, Ortensio Zecchino, Vinicio Peluffo