L'Orchestra Rai verso il 2000 di Leonardo Osella

L'Orchestra Rai verso il 2000 L'Orchestra Rai verso il 2000 TRA i direttori d'orchestra più brillanti, si distingue certamente il francese Georges Prètre. A 75 anni il suo gesto si è ammorbidito, anche se rimane assai vivo ed efficace. Toccherà proprio a lui inaugurare alrAuditorium del Lingotto la stagione 1999-2000 dei Concerti Rai e naturalmente il pubblico aspetta con ansia l'appuntamento: le due date previste sono mercoledì 6 ottobre alle 21 e giovedì 7 alle 20,30. Abbandonata da tempo la vecchia usanza di dare il via alla stagione con Beethoven (ma ogni tanto lo si fa ancora), per quest'anno l'autore che romperà il ghiaccio sarà Johannes Brahms: un avvio volutamente gioioso, all'insegna del ritmo e del colore, con una bella smazzata di «Danze Ungheresi», cinque perla precisione, trascritte naturalmente per orchestra dalla originale versione per pianoforte a quattro mani. La musica di stampo ungherese fu ima costante nella produzione di Brahms, poiché le prime esperienze in questo senso risalgono agli anni della gioventù, quando il compositore creò un sodalizio artistico con il violinista Eduard Hoffmann Remènyi. Costui amava proporre al pubblico le tipiche danze degli zingari - czàrdàs, kalàkàs, friskas - riscuotendo un caloroso successo e in Brahms trovò un compagno ideale. Così nel corso degli anni il musicista amburghese fece opportunamente tesoro di quei ricordi e di altre analoghe esperienze acqui- site. Ne scaturì un «corpus» di ventuno brani raccolti appunto come «Danze ungheresi», che quindi in parte furono orchestrate dallo stesso Brahms. Quelle scelte da Prètre sono la 1, 3,4, 6 e 21, di cui forniamo alcune notizie attinte dall'analisi che ne ha fatto Claude Rostand. La n. 1 è un Allegro in sol minore e deriva dalla «Czàrdàs sacra» di Sàrkozy e ha un andamento abbastanza libero. La n. 3 è presa dalla danza nuziale «Tolnai Lakadalmas» ed evoca a tratti le sonorità del cymbalon, come pure la n. 4 in fa diesis minore, che in più, a detta dello stesso Brahms, intende «simulare battiti di mani, schiocchi di frusta, vortici di danza, fischi, grida, effetti vocali tra il parlato e il cantato». E' stata attinta invece da «Rozsa Bokor» (Il roseto) la sesta, in re bemolle. Infine, la ventunesima e ultima della serie gioca tutto sulla brillantezza. Di tutt'altro genere è la pagina che il direttore francese presenterà nella seconda parte delle due serate. Si tratta della «Sinfonia n. 1 in re maggiore» di Gustav Mahler, tramandataci con il sottotitolo «Il Titano», dall'omonimo romanzo di Jean Paul. Tra evocazioni di una natura primordiale e parodie in chiave funerea di canzoncine infantili, immagini di danze paesane e catastrofismi improvvisi, Mahler propone un quadro assai composito e avvincente che mette a seria prova l'orchestra. Leonardo Osella L'Orchestra Rai verso il 2000