Il rompicapo nella Pieve dell'Anno 1000

Il rompicapo nella Pieve dell'Anno 1000 CAMPIGLIA MARITTIMA NELLA MAREMMA PISANA Il rompicapo nella Pieve dell'Anno 1000 ■WEEKEND . Pino Cacatici Tra le spiagge di Populonia e l'entroterra volterrano, all' inizio della Val di Cornia, lasciandosi alle spalle le pinete costiere si sale verso i 210 metri di Campiglia Marittima, paesino di quella che fino al secolo scorso era chiamata la "Maremma pisana": letteralmente a cavalcioni su un contrafforte del monte Calvi, il centro storico di Campiglia si affaccia per metà sul mare, dalla parte ciella Rocca, e per l'altra metà sui monti, con il quartiere popolare del Poggiarne. Prima di entrarvi dalla Porta a Mare, è d'obbligo una sosta Eer ammirare lo spettacolo dal elvedere di piazza della Vittoria: con il cielo terso si scorge l'intero arcipelago toscano, ma proprio di fronte, situata su un singolare rilievo e al centro di un antico cimitero, la visione della Pieve di San Giovanni cattura lo sguardo prima che si perda nella vastità della piana. La chiesa risale all'anno Mille, tanto che la prima traccia in una bolla papale è del 1075, e, oltre al fascino della tipica sobrietà romanica, offre da ormai dieci secoli il rompicapo dell'iscrizione nella pietra alberese, oggetto di svariate traduzioni e interpretazioni: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. Sorta di scioglilingua palindromo, cioè identico se letto al contrario, potrebbe alla fine essere soltanto uno scongiuro contro gli incendi, che fin da allora minacciavano i boschi della zona. Fondata su un territorio di miniere da cui già gli etruschi estraevano il ferro, Campiglia si è splendidamente conservata attraverso un millennio, da quando Gherardo della Gherardesca ne fece per la prima volta il nome nel 1004, e oggi vanta la straordinaria caratteristica unica nella regione - di non avere neppure un albergo o una pensione... I villeggianti che ne apprezzano la pactosità e i ritmi dimenticati altrove, affittano case o camere presso famiglie locali, divenendo in qualche modo abitanti tra gli abitanti, e la pressoché totale chiusura al traffico le conferiscono un clima impagabile: non è raro, verso il tramonto, vedere un cavallo "parcheggiato" nella piazzetta dove ai tavolini del Bacco si prende l'aperitivo riuscendo a sentire le voci di chiunque, anziché le sgasate di autobus e macchine. Orgogliosa del suo passato che la vide contesa tra pisani e fiorentini, Campiglia organizza ogni anno una girandola di eventi estivi e autunnali, tra sfilate in costume, cene medievali in strada, concerti e rappresentazioni teatrali, raggiungendo il culmine dalla fine di ottobre alla metà di novembre, quando il centro storico è invaso dalla Sagra d'Autunno e della Schiaccia Cam pigi iese, sorta di focaccia dolce che costituiva una robusta iniezione di calorie e grassi per i minatori e la popolazione tutta Uro che bene¬ stante. Tra le varie ricostruzioni storiche in costume, il visitatore può scoprire che la miseria dei "senza terra" - i braccianti della Maremma Bassa -" ha prodotto piatti tipici legati sì a un mondo di risparmio, ma ricco di genialità creativa e, perché no, un pizzico di autoironia, come la "pasta al galletto scappato": si soffrigge un battuto di prezzemolo, cipolla, carota e sedano, si aggiungono successivamente sedano, pomodori, peperoni, basilico, uno spicchio d'aglio, e a seconda del periodo, anche carciofi, zucchine, melanzane, finché si ottiene un ragù vegetale con cui condire la pasta spolverata di pecorino; e il galletto? È scappato, ovviamente, o è rimasto nel pollaio del padrone dei latifondi d'altri tempi... Quando, cioè, in bottega si comprava solo il sale o al massimo un pezzo di stoccafisso per le feste speciali, mentre tutto il resto andava preso nell'orto dietro casa, inventandosi, oltre ai galletti fuggitivi, anche T'acqua cotta " e la "panzanella", a base di pane raffermo resuscitato dall'aceto. A testimonianza di quel recente passato in cui la lotta per la sopravvivenza quotidiana era anche e soprattutto politica, in piazza resiste ancora una lapide in ricordo dell'anarchico e pedagogista spagnolo Francisco Ferrer, fucilato a Barcellona nel 1909, e subito accanto inizia via Pietro Gori, pensatore e poeta - sua è Addio Lugano bella -" che un giorno, al passag¬ gio del corteo del monarca in visita a Portoferraio, si affacciò al balcone e si tolse il cappello; di fronte alle stupefatte inchieste di spiegazioni levatesi da più parti, risposo candidamente: "Un anarchico è innanzi tutto una persona educata", intendendo così che, per lui, il re era soltanto un passante da salutare cortesemente come chiunque altro. Genti di queste terre, appassionate, irruenti, ma immancabilmente gentili. Un mistero tra le spiagge di Populonia e l'entroterra volterrano, all'inizio della Val Cornia 9 Campiglia Marittima

Persone citate: Bacco, Campiglia, Cornia, Francisco Ferrer, Gherardo Della Gherardesca, Mare, Pino Cacatici, Rocca

Luoghi citati: Barcellona, Campiglia Marittima, Lugano, Portoferraio