Mr SONY l'uomo che creò il futuro di Ugo Bertone

Mr SONY l'uomo che creò il futuro La scomparsa di Akio Morita: con i prodotti elettronici di massa lanciò la sfida giapponese agli Usa Mr SONY l'uomo che creò il futuro Ugo Bertone rst IE voi americani non L ' volete che il Giappone ti ^ vi compri, non metteteti il vi in vendita». Quando, \J_ 1 alla fine degli anni Ottanta, Akio Morita, fondatore e padrone quasi assoluto di Sony, sibilò questo ultimatum al New York Times, gli Usa ebbero davvero paura. Morita, morto l'altra notte in un ospedale di Tokyo a 78 anni, rappresentava la punta di diamante dell'avanzata nipponica verso Ovest: nelle sue mani era appena finita la Columbia Pictures mentre i suoi dirigenti cominciavano a strappare alla concorrenza, a partire dalla Warner Brothers, gli uomini-chiave a snon di dollari. Ma, soprattutto, Morita era l'uomo che aveva saputo trasformare in oggetti di consumo di massa i prototipi di laboratorio: dalla radio a transistor al videoregistratore, sfornato dai suoi laboratori nel 1971, fino al walkman, sviluppato su sua richiesta contro il oarere di esperti di marketing e di laboratorio, nel 1979. Sembrava l'avvio della grande invasione, o meglio dell'occupazione graduale dell'America migliore, paventata da un autore di thriller del calibro di Michael Crichton in Sol levante. Già allora, del resto, bastava una visita al grattacielo Sony nel cuore di Ginza, quartiere di Tokyo stile Manhattan, per capire che l'azienda di Morita stava costruendo il futuro tra schermi ultrapiatti, videoregistratori ad alta fedeltà, walkman, il grande successo proprio di Morita, sempre più fedeli, più maneggevoli e, soprattutto, più a buon mercato. Tuttavia, proprio mentre gli Stati Uniti suonavano l'allarme nei confronti del nuovo «pericolo giallo», Akio Morita-san rimase vittima di un grave attacco cerebrale, da cui non si riprese più. Correva l'anno 1993, il primo della grande depressione della potenza economica giapponese. Un caso? Probabilmente si, perché il malessere del Giappone già si era manifestato appieno, e l'America aveva già alzato i suoi scudi contro Morita, l'ex amico che aveva osato scrivere un libro dal titolo eloquente: /( coraggio di dire no, rivolto proprio agb Usa. Ma nessuno poteva cancellare la grandezza di Akio, classe 1921, il fisico laureato all'università di Osaka pochi giorni prima che la fiotta dell'imperatore osasse sfidare il gigante yankee. Nel '46, tra le macerie di Tokyo annientata dai bombardamenti americani, fu lui a fondare, assieme a Ibuka, una sorta di piccolo genio dell'elettronica, la Tokyo Telecommunications Engineering, una società con venti dipendenti. Solo dodici anni dopo, nel 1958, Morita convinse i soci che era il caso di cambiare il nome: meglio qualcosa di più universale, capace di ispirare ottimismo ai consumatori. Perché non Sony, stretto parente del latino Sonus? Non era una bizzarria qualsiasi, quella del nome. Agli occhi di Morita-san, era la prima tappa di un'espansione a Occidente. I consumatori degli anni Sessanta, per la verità, percepivano i prodotti «mado in Japan» come una sorta di sottoprodotto a bassa qualità (e basso prezzo). Mister Sony, affascinato dall'America fin da quando, da bambino, smontava e rimontava il fonografo di casa (la sua era una famiglia di ricchi mercanti di té, in attività da 400 anni) li léce ricredere. Il suo primo viaggio negli Usa risale al 1954, quando poteva spendere, secondo il budget aziendale, solo 30 dollari al giorno. Ma nei 1960 chiede la quotazione a Wall Street. Una rivoluzione. Akio Morita è stato da allora. per tre decenni, il simbolo del Giappone che cambia. Per la prima volta, grazie a Sony, l'impero del Sol Levante ha sfidato a 360 gradi la supremazia americana modificando, in profondità, il modello giapponese. Morita seppe farsi rispettare dalle «Business Schocjls» di oltre Oceano, al punto che Time lo promosse, unico non americano, tra i primi venti manager del secolo. Ma il fondatore dell'azienda diventata un'immagine della tecnologia nipponica, era roso dalla brama di conoscere e di sfidare la sorte che è tipica dei pionieri delle grandi industrie (scopri lo sci e le immersioni subacquee dopo i 50 anni, l'ictus del '93 lo colpì mentre, a 72 anni, giocava a tennis). Non era certo succubo della cultura «macie in Usa». Il suo cuore, semmai, batteva per la grande musica, quella dei suoi grandi umici Zubin Mohta e Herbert von Karajan. Quando si trattò di scegliere il suo successore, del resto, Morita puntò su Norio Ohga, un artista che aveva abbandonato la carriera in Sony per seguire, a Berlino, l'amato Karajan. Ed è stato proprio Ohga a lanciare l'allarme, con grave scandalo dell'«establishment)) di Tokyo, contro la crisi giapponese della line degli anni Novanta: «Ci state portando - ha detto puntando il dito contro il governo - ad una crisi più grave del '29. Bisogna consumare di più, avere più rispetto per la qualità della vita. Ci vogliono case grandi il doppio, poi ragioneremo di sviluppo». Una sorta di scandalo nel conformistico mondo nipponico, ma una operazione che la società giapponese, così chiusa, ha deciso di accettare se proviene dalla Sony fondata da Morita, una specie di Adriano Olivetti locale che ha aperto le porte dell'azienda alla creatività e al marketing con largo anticipo rispetto alle altre grandi imprese di Tokyo. Un uomo che si è preso il lusso di sfidare gli Usa, spiegando loro le ragioni del ritardo delle loro corporations nell'elettronica di consumo ma, soprattutto, dimostrando che gli americani potevano essere affrontati e battuti sul terreno del marketing, a partire da uno sterminato mercato interno. Lui, cultore raffinatissimo delle sonate di Beethoven, capace di abbandonare un meeting per un concerto al festival di Bayreuth, aveva capito che l'egemonia Usti andava combattuta sugli scheimi dei teen-agers. Non è un caso che, ancor oggi, Sony sia vissuta come la più «occidentale» delle grandi aziende di Tokyo e Morita e i suoi successori appaiono eccentrici ai giapponesi. Ma attenzione: nel 1996, in occasione del primo mezzo secolo di vita dell'impresa, i 20 mila Sony-san (gli uomini di Sony) hanno festeggiato a Tokyo Disney land, impugnando la bandierina aziendale. L'impero del walkman e pronto a colpire. Nel nome di Akio Morita, «eroe» della riscossa anti-yankee, quel gigante a stelle e strisce cui bisogna «saper dire no». Due dei prodotti Sony che hanno trasforla nostra vita: qui sopra la radio a transa sinistra il walkman stereo. L'azienda giapponesmessi sul mercato rispettivamente nel 1955 e nel 19realtà la prima «radiolina» al mondo venne progettun'azienda americana, la Regency, che precedette di qualchela Sony ma non riuscì a commercializzare il suo pro n. esso gli a one Due dei prodotti Sony che hanno trasformato la nostra vita: qui sopra la radio a transistor, a sinistra il walkman stereo. L'azienda giapponese li ha messi sul mercato rispettivamente nel 1955 e nel 1979. In realtà la prima «radiolina» al mondo venne progettata da un'azienda americana, la Regency, che precedette di qualche mese la Sony, ma non riuscì a commercializzare il suo prodotto Il primo videoregistratore, con sistema Betatnnx. usci dai laboratori della Sony nel 1975. Morita però non volle concedere ad altre compagnie la licenza di fabbricazione. Questa scelta è stata giudicata un errore strategico, perché costrinse le grandi aziende del mercato elettronico a orientarsi sul sistema concorrente VHS. favorendone la diffusione. Nella foto sopra il fondatore della Sony Akio Morita, (mono l'altra notte a 78 anni), mostra uno dei primi compact disc, prodotti dalla Sony nell'82 con la Philips. In breve il ed decreto la mone del disco di vinile. Successivamente generò il compact disc informatico e interattivo La Playstation. il grande successo della Sony negli Anni 90, che ha conquistato milioni di adolescenti e di adulti in tutto il mondo (un milione e mezzo di persone solo in Italia)