Sciagura nucleare, i dirigenti confessano

Sciagura nucleare, i dirigenti confessano «Per la lavorazione dell'uranio da 4 anni gli operai utilizzavano secchi invece dei contenitori protetti» Sciagura nucleare, i dirigenti confessano «Violavamo le norme di sicurezza» Marina Leonardini TOKYO A Tokaimura ora che il peggio sembra essere passato, si comincia a far luce sulle responsabilità dell'incidente che giovedì scorso ha provocato il maggiore disastro nucleare della storia giapponese. La «Jco», la società controllata dal gruppo Sumitomo Metal Mining che gestisce l'impianto dove giovedì si è scatenato un processo di fissione a catena, riportato sotto controllo solo dopo una ventina di ore, ha ammesso che alcune norme di sicurezza venivano violate almeno da quattro anni. L'azienda aveva infatti dato istruzione agli operai di servirsi di una specie di secchi di acciaio inossidabile, invece dei contenitori adeguatamente protetti, almeno per una parte della lavorazione dell'uranio. Anzi, da due anni questa procedura era stata inserita anche nel manuale distribuito ai nuovi assunti. L'inchiesta formale contro i vertici della JCO è partita ieri con l'invio nell'impianto di Tokaimura della polizia giapponese e con l'ispezione, da parte dei responsabili dell'Agenzia giapponese per la Scienza e la Tecnologia, della sede centrale di Tokyo. Kazuo Sato, presidente della Commissione per la Sicurezza Nucleare ha intanto confermato l'intenzione di far luce sulle responsabilità anche tra i vertici del governo. E dai primi risultati delle indagini emerge tra l'altro che alla JCO non esisteva nessun piano per affrontare reazioni a catena incontrollale e che, in un documento del 1983 che la JCO presentò all'Agenzia per la Scienza e la Tecnologia, non vi e era traccia di misure d'emergenza in caso di incidente nucleare, mentre presentava soluzioni ad altri eventi quali l'incendio e il terremoto. Non solo: anche la Commissione per la Sicurezza Nucleare aveva avallato il progetto nel 1989 considerando le misure di sicurezza «appropriate». Il pericolo radioattivo era considerato «improbabile» perché date le condizioni di utilizzo dell'impianto, che prevedevano basse quantità di uranio, veniva ritenuto impossibile l'innesto di una reazione a catena. Il Governo infine, dando il nulla osta nel 1993 alla costruzione dell'impianto da parte della JCO, non ha mai richiesto una revisione di tali misure. A ricostruire la credibilità della JCO non aiutano di certo le dichiarazioni del governatore di Ibaraki, Masaru Hashimoto, che esplicitamente lancia un attacco alla professionalità dei dirigenti della compa¬ gnia: «Sono troppo stupidi per lavorare nell'industria nucleare» commenta. Lentamente a Tokaimura ritorna la normalità grazie all'assicurazione da parte dol governo giapjione.se, per voce del capo dell'esecutivo Nonaka, che il livello di radioattività è tornato entro i limili di guardia. Ma la rabbia da parte degli abitanti, rientrati nelle loro abitazioni, Il presidente della Jco (a sin.) si inchina al capo dell'Agenzia per la Scienza è forte e, mentre dal governo viene ribadita la sicurezza del cibo e dei prodotti ittici della zona, il mercato giapponese rifiuta di acquistare le merci che giungono dalla prefettura di Ibaraki. E a rendere più amara l'esperien za vissuta dalla cittadina, vengono alla luce anche le notizie sulle carenze infrastnitturali. Sebbene la prefettura di Ibaraki sia zona a rischio, quello di Tokaimura non ò che uno dei 4 impianti presenti nella zona, non è mai stata equipaggiata per affrontare un incidente di questo tipo. Nei centri di raccolta non erano presenti né tute né kit di sopravvivenza che risultavano invece stipati negli uffici governativi della città. Si mantengono critiche intanto le condizioni di due dei tre operai accusati di aver causato l'incidente nell'impianto, esposti a una quanti tà di radiazioni 17.000 volte maggiore di quella annualmente consentita. Uno di loro è stalo trasferito nell'ospedale dell'Università di Tokyo per essere sottoposto a trasfusione di sangue mentre si i|xilizza un probabile trapianto di midollo osseo. Nell'impianto giapponese non esistevano piani per affrontare reazioni a catena incontrollate <<< Hv

Persone citate: Kazuo Sato, Marina Leonardini, Masaru Hashimoto

Luoghi citati: Tokaimura, Tokyo