«Non datemi del nazista o mi offendo »

«Non datemi del nazista o mi offendo » " ■— :. ~..—...~~,.,......-rrr~~~.. ....... ,...„™-......... ^T,...-,.....-r....,..- UN AMMINISTRATORE CON LA PISTOLA IN TASCA «Non datemi del nazista o mi offendo » Ma contro gli avversari invocava igas usati nei lager il personaggio Carlo Bastasti! COME ogni anno anche nel '95 arrivarono sull'Ulrichsberg in Carinzia decine di veterani di guerra di un tipo particolare: portavano con sè bandiere nere e fasce sul braccio bon la scritta «Reichsfuehrer SS». Veterani della milizia nazista che rievocavano i tempi passati. Fu in quell'occasione che Joerg Haider, leader del partito dei «Freiheitlichen» si rivolse a loro chiamandosi «uomini di dignità, coerenti alle proprie idee contro ogni ostacolo», grazie ai quali l'Europa, così disse, era potuta rimanere libera. Haider dovette poi pentirsi di ciò che aveva detto e anche oggi contesta di essere un nostalgico nazista. L'accusa gli pare un'offesa personale e attribuisce le sue frasi solo al rispetto filiale per gli anziani. Per uno in particolare: suo padre, uno dei primi membri del partito nazista austriaco quando questo era ancora illegale e autore nel '34 del tentativo di Putsch a Vienna ispirato da Hitler. Haider si sente legato alla storia della sua famiglia che rispecchia quella di una fetta ampia benché nascosta dell'Austria. L'ambiente in cui Haider nacque 49 anni fa era quello dei protestanti sottomessi e cacciati dalle zone cattoliche e raccoltisi attorno all'Oberoesterreich e alla Carinzia, il terreno sociale che diede poi alimento al partito nazista e che tuttora viene chiamato «terzo settore» per distinguerlo da quelli cattolico e socialdemocratico. Nel '45 la pur morbida denazificazione dell'Austria produsse in quelle regioni nuovo risentimento contro la democrazia austriaca, tramandato alle nuove generazioni. Per Haider il linguaggio dai toni nazisti che nel '91 gli fece invocare l'uso del Zyklon B (il gas dei campi di concentramento) contro gli avversari politici, fa parte di un humus culturale che ostinatamente sostiene essersi affrancato dal ricordo hitleriano. Il disprezzo per i riti della democrazia e per gli stranieri, rafforzatosi storicamente dall'odio per gli sloveni, è però rimasto intatto. Dopo aver studiato a Vienna, entrando nelle corporazioni studentesche (Sylvania), Haider cominciò la sua carriera politica a 25 anni vincendo un concorso di retorica con un'orazione che fu pubblicata da un giornale sotto il titolo «L'Austria resta tedesca». Pochi mesi dopo era già diventato segretario dell'Fpoe in Carinzia. Fu l'86 però l'anno decisivo quando con un colpo di mano estromise il leader del partito Norbert Steger al congresso di Innsbruck. In quell'anno Haider fece raddoppiare i voti dell'Fpoe alle elezioni (dal 4,83% al 9,73). Nello stesso anno uno zio acquisito sudtirolese, Wilhelm Webhofer, gli intestò in regalo un'intera valle, il Baerental, facendo del nipote il quinto maggiore proprietario terriero della Carinzia. La valle era appartenuta fino al '39 a un'ebrea italiana che era dovu¬ ta scappare e che aveva liquidato come poteva una prorietà che oggi ha un valore stimato tra i 20 e i 40 miliardi di lire. Il benessere economico rese Haider ancora più sicuro di sè. Cominciò a curare nei dettagli la sua immagine di vincente esaltata dai giornali popolari con l'abbronzatura perenne, il gel sui capelli, la Porsche nera e combinò la sua ossessione per la politica con la cura per il corpo: «Solo in un corpo sano, la mente è sana». La pistola che tiene in tasca aggiunge un tono minaccioso al lavoro della palestra che espone in foto nude sulle copertine delle riviste. Il contrasto col bizantinismo del¬ le coalizioni di Vienna, i giochi di potere dei partii i tradizionali, l'aspetto molle dei loro leader, non poteva essere più duro. Solo l'ex cancelliere Franz Vranitzky nel '95 frenò momentaneamente l'ascesa di Haider con una schietta campagna al motto di «o io o lui», ma fu l'unico momento di pausa. Perfino gli scandali che hanno colpito il suo partito non riescono a intaccare il fascino di Haider sugli austriaci. La sua sicurezza nasce da un narcisismo evidente. Al tempo stesso il bisogno di essere «amato da tutti» lo porta a combinare durezza e flessibilità, a cambiare tattica, abito e perfino accento, rapidamente e a dire ciò che la gente vuole sentirsi dire. Il tutto col tono sadico dell'uomo del destino con cui maltratta i collaboratori e umilia gli avversari. Negli ultimi anni l'animale politico si è addomesticalo. Il suo obiettivo è diventare ciò che fu Franz Josef Strauss per la Baviera: il padre della patria e al tempo stesso un contropotere permanente, diretto nel suo caso contro Vienna e Bruxelles, beneficiando sia del potere sia dello spirito di protesta. Ha avvicinato le imprese facendosi consigliare da un gruppo di esperti economici «indipendenti» e blandendo i giornalisti. Si è lutto accettare nei salotti buoni di Vienna. Fa anticamera nelle organizzazioni ebraiche in America, salvo scoprire la sua foto nel museo dell'Olocausto di New York come esempio del pericolo populista di destra. Legittimato dal proprio stesso successo Haider può vantare ora anche l'esperienza di efficiente amministrazione in Carinzia. La strallo per la trasformazione in uno «Strauss austriaco» è ancora possibili;, ma le garanzie costituzionali elle in Germania fermano la strada agli Haider a Vienna non sono mai esìstite. LE CIIV EDACI £ELERDI ti L'allargamento dell'Unione europea ad Est? E'una dichiarazione di guerra all'Austria j sj fi fi La democrazia austriaca del dopoguerra è stata un aborto. Occorre una riforma totale !| t| ■ fi / medici stranieri che vogliono lavorare nel nostro Paese sono soltanto degli stregoni negri j p fi fi La politica del lavoro di Vienna è sbagliata, mentre era giusta quella delTerzo Reichym Qui sopra Joerg Haider al voto con la moglie Claudia Nelle foto piccole a sinistra il cancelliere Klima e il suo vice Schuessel