Veltroni al Ppi: rilanciamo lo spirito dell'Ulivo di Guido Tiberga

Veltroni al Ppi: rilanciamo lo spirito dell'Ulivo Di Pietro rispolvera la proposta delle primarie mentre Mastella non parla più di «crisi» Veltroni al Ppi: rilanciamo lo spirito dell'Ulivo «Siamo diversi ma possiamo stare insieme con pari dignità» Guido Tiberga ROMA Archiviato il congresso delle faide interne e della comune «ribellione» alla Quercia, Gianluigi Castagnetti vive la sua prima giornata da segretario tra saluti formali e reali preoccupazioni. L'attacco di Nicola Mancino al «D'Alema pigliatutto» non poteva che lasciare tracce evidenti, dentro e fuori la maggioranza. «E' un allarme da non trascurare», sentenziano da fronti opposti e con obiettivi diversi uomini come Maurizio Gasparri, che vuole liquidare la Jervolino «commissariata da D'Alema», e Antonio Di Pietro, cui non sembra vero di trovare una sponda importante nella sua fronda al capo del governo. Castagnetti guarda e aspetta. Incassa l'omaggio di Walter Veltroni, che non a caso fa riferimento «allo spirito dell'Ulivo» e «all'azione di governo riformista e di cambiamento incominciata tre anni e mezzo fa». E' da li, insiste Veltroni, che bisogna ripartire «tutti insieme e con pari dignità», «nel rispetto e nella valorizzazione delle peculiari identità di ciascuno». La Sinistra riassicura la nuova faccia dei popolari, ma i vicini del Centro non muovono un passo: ancora sabato mattina, al convegno di Capri con i piccoli industriali, Enrico Letta e Willer Bordon - pungolati da Bruno Vespa - si scambiavano convenevoli poco rassicuranti. Il ministro, pur di illustrare i vantaggi della «formula Margherita, che ha vinto a Trento dove l'elettorato non è propriamente di sinistra», ricorreva a scenari apocalittici per la maggioranza: «Sono sicuro che se si votasse domani noi saremmo sconfitti». La provocazione di Letta non basta: «Noi non siamo disponibili a nessuna aggregazione parziale che non sia il partito Democratico», è la replica secca e senza appigli di Bordon. Di Pietro, da Torino, sembra offrire una chance a Castagnetti: «Se il suo programma è ricostruire una gamba di centro per rifare la Balena bianca non ci interessa. Se la proposta è lanciare con noi un moderno partito democratico e riformista ci troverà sulla sua strada». Un'apertura meno che apparente: di partito unico, il nuovo leader del Ppi non vuole sentire parlare: «Ma con i Democratici - propone - potremmo anche fare un pezzo di strada insieme...». Le regionali del 26 marzo prossimo. Ecco la prima cartina tornasole della segreteria Castagnetti: i popolari pensano in concreto a una «margherita» del Centro, ma l'Asinelio continua a scuotere la testa. «La politica non è matematica - computa Bordon -. Un partito del 4 per cento e un partito dell'8, messi uno sull'altro, non fanno un partito del 12...». Di Pietro, in viaggio verso i «Fenomeni» di Chiambretti, è ancora più esplicito: «Alle Regionali dobbiamo arrivare a una lista unica, unita su un candidato che rappresenti l'intera coalizione». Poi una doppia battuta fatta apposta per scompaginare i piani di tutti: lista unica si, ma non per compiacere i desideri del premier. «Noi non possiamo consentire, per un mero calcolo aritmetico del neodemocristiano D'Alema, di sederci allo stesso tavolo del neocomunista Mastella». Una lista con qualche pregiudiziale - conferma Di Pietro - ma comunque unica: senza troppe speranze per chi vuole un centro «troppo» antagonista alla sinistra: «Non si può fare una lista unica se si lavora per costruire secondi, terzi e quarti poli all'interno della coalizione», taglia corto l'ex pm, rivolto a chi - come il cossighiano Sanza - insiste sull'idea della federazione di Centro «per condizionare meglio D'Alema». Su un argomento, tuttavia, l'ex pm e la nuova leaderhip dei popolari sono sullo stesso piano: l'altolà al premier e alla sua voglia di «pigliare tutto». Di Pietro rispolvera la vecchia carta delle primarie per ricordare a tutti che l'idea di un D'Alema candidato alla successione di se stesso è soltanto una delle ipotesi possibile. E nep¬ pure la più scontata: «Il nostro candidato sarà colui che, sulla base di una valutazione politica, esprimerà la coalizione e non questo o quel partito». Castagnetti e D'Alema, ieri pomeriggio, hanno avuto un lungo colloquio telefonico. All'insegna della distensione e del riconoscimento delle rispettive identità. «11 presidente del Consiglio - conferma una nota di Palazzo Chigi - ha sottolineato il nolo essenziale del Ppi nell'azione riformatrice del governo, per il rilancio della coesione politica e della strategia della coalizione». Un invito a raffreddare le polveri, dopo là sfuriata di Mancino e le intemperanze di Mastella. Il leader dcll'Udeur, che sabato era tornato a pronunciare la parola «crisi», ora si augura che con l'avvento di Castagnetti «si possa ripartire per dare alla coalizione di governo una capacità di presa elettorale, determinando un feeling con l'opinione pubblica che oggi sembra abbastanza logorato». Niente più minacce, quindi: ma oggi l'ufficio politico dei mastelliani si riunisce per una «verifica».

Luoghi citati: Capri, Roma, Torino, Trento